Oggi si vive nella certezza del dubbio. È il modo più semplice per discettare e convincere se stessi che alla fine ognuno è titolare di una propria verità e di un Dio fai date, ormai in voga ovunque. Non a caso chi costruisce un Dio per se stesso, non certo si fa scrupoli nel giustificare ogni violenza sull’altro che non la pensi allo stesso modo. La cronaca di oggi è sotto gli occhi di tutti, ma anche in passato, compresi i cattolici, ci si è fatto scudo della religione per commettere barbarie e conquistare un potere temporale. Ma questo è l’uomo! Cristo non appartiene a questi uomini, siano essi potenti uomini religiosi o laici del più alto rango nei vari campi dell’umano. Sono loro che hanno preferito altro! Il vangelo è storia, non è un racconto per bambini. La sua potenza non è materiale; è soprattutto sapienziale e di infinito amore per il prossimo, specie se debole, dimenticato, scartato. La venuta del Messia, che il profeta Isaia sette secoli prima dalla sua nascita ha descritto nella sua gloria infinita, è la bussola per i cristiani che dovrebbero continuare la sua missione. È evidente che non tutti i credenti nel vangelo vivono di riflesso la Parola nella realtà, nella Chiesa e fuori la Chiesa. Un flash su questa triste oggettività l’abbiamo visto anche in queste sere nella fiction di Rai Uno sull’avv. Ambrosoli e una parte del sistema bancario italiano e internazionale, compreso lo Ior. Molti poi sono convinti che non c’è un Dio nell’universo, altrimenti non ci sarebbero disuguaglianze a nessun livello. Cristo stesso, messo in croce, ricevendo la disuguaglianza più grande che possa mai esistere non smise di credere nel Padre nemmeno per un istante. Il problema sta negli uomini. Ogni essere umano, nel mantenimento dell’equilibrio naturale del contesto in cui vive, non avrebbe impedimenti a vivere con dignità la sua esistenza. Un qualsiasi problema avanza quando qualcuno, per malvagità, ingiustizia, prepotenza, decide di interrompere la serenità dell’altro, che sia alimentare, sanitaria, culturale, professionale, sociale, politica, economica, come in questa crisi attuale, ecc.
Le ingiustizie prolificano non perché non esista Dio o perché ci sia un Dio distratto, ma solo perché c’è un uomo che non ha mai completamente fatto suo il Verbo del vangelo, che è per tutti, ma che a nessuno si può imporre. La strada è lunga e difficile, non scordiamoci che lo stesso Cristo non è stato accettato dal potere religioso del suo tempo. Per qualsiasi potere fine a se stesso, sia esso religioso, istituzionale, finanziario, relazionale, dell’informazione, persino della scienza, ogni regola non prodotta dallo stesso, diventa inaccettabile e irricevibile. I risultati sono sotto i nostri occhi. La povertà aumenta; la violenza è senza limiti; la fame imperversa tra popoli dimenticati e senza diritto al pane quotidiano; i giovani, inquadrati in un modo di plastica, rischiano di avere rubata ogni speranza; la libertà senza alcuna regola è divenuta di riflesso la chiave di lettura, per superare le mille insoddisfazioni del nostro tempo. Tutte queste cose non succedono perché non c’è Dio, ma si fanno strada in quanto c’è un uomo senza Dio. Il grido di Papa Francesco su questi temi è oggi più forte e diretto e ogni suo passo, anche se strumentalizzato e utilizzato in modo distorto da tanti nuovi farisei, sta inaugurando una nuova stagione della convivenza umana. È di questi giorni la sigla su un patto per combattere l’orrore della nuova schiavitù tra gli uomini in un mondo che, a parole, si presenta come il difensore della dignità di ogni essere vivente. Ad impegnarsi in questa ardua ma non impossibile missione sono stati i rappresentanti di tutte le religioni del mondo, i quali,”accolti” da Papa Francesco, hanno firmato una Dichiarazione comune in cui hanno messo nero su bianco la propria volontà di combattere, senza sosta, un crimine così orrendo. Questa è la strada vincente: dialogo e cooperazione per il bene dell’umanità intera.
L’uomo deve scendere dal suo piedistallo, tra l’altro oggi un po’ ammuffito, per riconquistare il valore della fede e dell’umiltà come ricchezza del fare. Nello stesso tempo è necessario che lo stesso si predisponga ad aprire il suo cuore alla conversione, non per limitare i suoi passi, se mai per farli crescere e superare il grave ostacolo della debolezza umana. La salvezza non è per tutti, qualsiasi cosa si faccia. Anche per i credenti necessita perciò un bagno di vera consapevolezza del vangelo, per superare questa falsa asserzione presente nel mondo cattolico. Scrive, a proposito, Mons. di Bruno: “Ma questa è grande menzogna, è falsa testimonianza, è inganno perpetrato ai danni dei nostri fratelli. Esponiamo il mondo alla perdizione eterna testimoniando il falso contro Dio, contro Cristo Gesù, contro lo Spirito Santo e la nostra coscienza dorme tranquilla. Con questa nostra falsa testimonianza noi scoraggiamo il giusto, incoraggiamo l’empio. Priviamo di forza chi vuole essere fedele e diamo energia infinita a chi vuole vivere nella cattiveria e nel male. Ad ogni empio e malvagio noi già gli abbiamo assicurato il regno dei cieli con la nostra falsa testimonianza sul Vangelo”. In Matteo leggiamo, in modo chiaro, come Gesù sia sicuro sulla fine di coloro che avranno o meno misericordia per il prossimo emarginato: “In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me. E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna”. Dio però perdona chiunque si penta di un qualsiasi peccato. Lo fa non per sanare un momento tenebroso dell’animo, ma per innalzare ognuno dalla polvere del proprio peccato e farlo entrare nella pienezza della sua verità. Il mio maestro spirituale afferma che la misericordia è vero atto di Dio tutto finalizzato alla creazione del nuovo uomo. L’uomo può così ritornare ad essere vero uomo, ridiventando quell’essere umano fatto ad immagine e somiglianza del suo Creatore. Alla fine, comunque, è sempre l’uomo che sceglie la strada del suo cammino. La certezza in Dio lo ricompone e lo salva.
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