Ascolto, internazionalità, pluralismo e una maggiore presenza delle donne. Papa Francesco incontra stamane i membri della Commissione Teologica Internazionale, in occasione della sessione Plenaria, e offre loro gli spunti per proseguire al meglio il lavoro.
Un lavoro portato avanti ormai da 50 anni, quando, poco tempo dopo il Concilio Vaticano II, – ricorda il Pontefice – il Sinodo dei Vescovi propose la creazione di un organismo che potesse far avvalere più direttamente la Santa Sede della riflessione di teologi provenienti da varie parti del mondo.
Se i 27 documenti finora pubblicati sono testimonianza di questo impegno e punto di riferimento per il dibattito teologico, la Commissione è chiamata ora a fare un salto in avanti, dice il Papa. Rimane la missione principale, ovvero “servire la Chiesa”; questo però “presuppone non solo competenze intellettuali”, ma anche “disposizioni spirituali”.
In particolare, tra queste, Bergoglio richiama l’attenzione sull’importanza dell’ascolto. Perché – spiega – “il teologo è innanzitutto un credente che ascolta la Parola del Dio vivente e l’accoglie nel cuore e nella mente”. E, allo stesso tempo, egli “deve mettersi umilmente in ascolto di ciò che lo Spirito dice alle Chiese, attraverso le diverse manifestazioni della fede vissuta del popolo di Dio”.
Infatti – e lo ricorda anche il recente documento della Commissione su Il sensus fideinella vita della Chiesa – il teologo, insieme a tutto il popolo cristiano, “apre gli occhi e gli orecchi ai segni dei tempi”.
In questa luce, Papa Francesco rileva “la maggiore presenza delle donne” nel campo della teologia. Esse sono un po’ “come le fragole sulla torta”, dice a braccio. E citando la sua Evangelii Gaudium, ricorda che “la Chiesa riconosce l’indispensabile apporto della donna nella società, con una sensibilità, un’intuizione e certe capacità peculiari che sono solitamente più proprie delle donne che degli uomini”. In virtù del loro “genio femminile”, allora, le donne teologhe “offrono nuovi apporti alla riflessione teologica”, perché possono rilevare “certi aspetti inesplorati dell’insondabile mistero di Cristo”.
Il Papa richiama poi un’altra caratteristica della Commissione: il suo carattere internazionale, “che riflette la cattolicità della Chiesa”. Attenzione però – avverte – perché “la diversità dei punti di vista deve arricchire la cattolicità”, ma “senza nuocere all’unità”. Essa – prosegue – nasce dal comune riferimento dei teologi “ad una sola fede in Cristo” e si nutre “della diversità dei doni dello Spirito Santo”.
A partire da questo fondamento, e “in un sano pluralismo”, dunque, gli approcci teologici sviluppatisi in diversi contesti culturali e con differenti metodi, non possono “ignorarsi a vicenda” ma “arricchirsi e correggersi reciprocamente”. L’auspicio del Santo Padre è quindi che il lavoro della Commissione sia testimonianza di tale crescita e anche testimonianza dello Spirito Santo perché “è Lui a fare l’unità”.
L’icona di tutto questo – afferma poi il Pontefice – è la Vergine Immacolata, “maestra dell’autentica teologia”, che da “testimone privilegiata dei grandi eventi della storia della salvezza, custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore”. “Sotto la guida dello Spirito Santo e con tutte le risorse del suo genio femminile, Ella non ha smesso di entrare sempre più in tutta la verità”. E, giorno dopo giorno, è progredita “nell’intelligenza della fede, grazie anche al lavoro paziente dei teologi e delle teologhe”.
Quindi a Lei e alla sua materna preghiera, Francesco affida tutti i teologi della Commissione affinché “la nostra carità cresca sempre più in conoscenza e in pieno discernimento”. Perciò conclude l’udienza chiedendo ai presenti di pregare insieme un’Ave Maria.