La festa di Santa Barbara, patrona della Marina Militare, costituisce un’occasione per coltivare una “memoria” non soltanto “storica” o “culturale” ma soprattutto “trascendente” e “fatta di quei valori che la Santità ispira e accompagna a realizzare”, poiché “paradossalmente, al futuro proprio chi è più capace di memoria, perché l’albero che ha radici più profonde è più fecondo, è più capace di far germogliare nuovi frutti”.
Lo ha detto monsignor Santo Marcianò, Ordinario Militare per l’Italia, durante l’omelia pronunciata in occasione della festa patronale, la cui liturgia è stata celebrata stamattina nella Basilica di San Giovanni in Laterano.
Rivolto ai marinai presenti, il presule ha sottolineato i loro “sacrifici” e il loro “prezioso servizio” svolto “per la Nazione Italiana e per l’Europa, che nel mare vede non tanto un confine da difendere, nelle diverse situazioni di guerra”, cui i militari partecipano come “operatori di pace”, quanto “una porta da tenere aperta su un mondo sempre più globalizzato ma che sempre più rischia la «globalizzazione dell’indifferenza»”.
Il rischio è quello della perdita della “dignità trascendente”, che incanala l’uomo lungo una “via di disumanizzazione” – come ha ricordato papa Francesco nella sua recente visita al Parlamento Europeo – mentre “la logica economica o l’assolutizzazione del potere diventano imperanti, esigono sempre di più, producono vittime innocenti e scarti della società, e portano a una «rovina» dell’umano”, ha detto l’Ordinario Militare.
L’“antidoto a tale rovina” è il perdere la propria vita per salvarla, come afferma Gesù (cfr. Mt 16,25). A questo proposito monsignor Marcianò ha ricordato le tante vite umane “salvate dall’Operazione italiana Mare Nostrum, da poco sostituita con i presidi Europei”.
Da parte sua, “l’Europa ha bisogno della Marina italiana, perché offra servizi e, al contempo, insegni uno stile di rispetto e accoglienza”, evitando che il Mediterraneo si trasformi in un “grande cimitero”, come aveva ammonito a suo tempo il Papa.
In questo senso, la vita dei militari, ha proseguito Marcianò, è assimilabile a quella dei “giusti”, che secondo le Scritture (cfr. Sap 3,1-19), “vivono nella prospettiva dell’eternità” e “dei quali ogni gesto, dal semplice atto di amore al sacrificio estremo della vita, rimane per l’eternità”.
I giusti sono “coloro che sanno «perdere» la vita perché sanno che la vita è eterna, perché «la loro speranza è piena di immortalità»”.
“Mi piace pensare – ha proseguito l’Ordinario – che questa è anche la vostra prospettiva, cari militari della Marina; quella di una vita persa perché donata; una vita non chiusa, ripiegata su se stessa, ma aperta – se posso osare un’immagine – come il mare al quale siete inviati, che si affaccia sul meraviglioso creato da custodire e sui bisogni concreti dell’umanità da soccorrere”.
L’opera dei militari della Marina, ha ricordato il presule, si concretizza anche nelle “missioni di pace”, funzionali, tra le altre cose, a diffondere la “preziosità della cultura e identità europea”, indispensabile, come ha sottolineato il Papa a Strasburgo, per rigettare il “fondamentalismo religioso” e il “terrorismo internazionale”.
L’opera svolta dai rappresentanti della Marina italiana “non è sempre pienamente compresa, “a livello di opinione pubblica e talora anche a livello istituzionale”, tuttavia è qualcosa per cui “non vi ringraziamo abbastanza”, ha detto monsignor Marcianò rivolto ai militari.
La missione dei marinai italiani “può causare qualche sofferenza”, nella quale però “si radica il mistero della croce che ci unisce a Gesù, ci assicura che stiamo seguendo Lui, ogni giorno, nelle fatiche e nelle sfide del quotidiano compimento del dovere: «Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua»”.
Il mare, ha detto in conclusione l’Ordinario Militare, “fa paura ma si deve attraversare per raggiungere l’uomo che ha bisogno dell’aiuto del fratello e, attraverso esso, dell’aiuto di Dio. E si può attraversare solo se, come dice il Salmo (Sal 30), ci si affida alle mani del Signore”.