La questione è quella di sempre: la tua vita è costruita sulla sabbia o sulla roccia? Un interrogativo cruciale, proposto dal Vangelo di Matteo della liturgia di oggi, che offre lo spunto a Papa Francesco per la sua riflessione nella Messa mattutina a Santa Marta.
Al Papa – si sa – piace parlare per fatti concreti e, nella sua omelia, non si sofferma tanto su spiegazioni ‘teoriche’ del monito di Gesù, quanto su tutti quegli esempi, visibili e lampanti, di cristiani che hanno innalzato le fondamenta della propria esistenza sulla polvere e di altri su basi solide.
I primi sono tutti quei “cristiani di apparenza” che il Pontefice bacchetta spesso: coloro, cioè, che a parole si professano veri seguaci di Cristo, ma poi non mettono in pratica la parola di Dio e “crollano alle prime tentazioni”. “Cristiani truccati”, li definisce Bergoglio, il cui trucco “appena arriva un po’ di pioggia va via”. “Non basta appartenere a una famiglia molto cattolica o a un’associazione o essere un benefattore, se poi non si segue la volontà di Dio”, afferma infatti.
Nella seconda categoria, invece, il Papa pone i “Santi”. Non quelli “canonizzati” – precisa – bensì i tanti uomini, donne, genitori, sacerdoti, malati che ogni giorno, nel loro piccolo, “mettono in pratica l’amore di Gesù”, forti dell’aver costruito la casa sulla roccia che è Cristo.
Sono “tanti”, afferma il Santo Padre: “Pensiamo ai più piccoli, eh? Agli ammalati che offrono le loro sofferenze per la Chiesa, per gli altri. Pensiamo a tanti anziani soli, che pregano e offrono. Pensiamo a tante mamme e padri di famiglia che portano avanti con tanta fatica la loro famiglia, l’educazione dei figli, il lavoro quotidiano, i problemi, ma sempre con la speranza in Gesù, che non si pavoneggiano, ma fanno quello che possono”.
Ma pensiamo anche “a tanti preti che non si fanno vedere ma che lavorano nelle loro parrocchie con tanto amore: la catechesi ai bambini, la cura degli anziani, degli ammalati, la preparazione ai novelli sposi… E tutti giorni lo stesso, lo stesso, lo stesso. Non si annoiano perché nel loro fondamento c’è la roccia”.
Tutti questi sono “santi della vita quotidiana!”, esclama Francesco, persone semplici, umili, che donano “speranza” alla Chiesa intera.
Una Chiesa dove allora non c’è solo ‘sporcizia’ come insinuano alcuni, ma anche tanta “santità”. Solo che questa, spiega il Papa, rimane “nascosta”, viene realizzata lontano dai riflettori da questi “cristiani che rimangono in Cristo”. Pure loro sono “peccatori, eh?”, dice il Pontefice, “tutti lo siamo”. “Anche alcune volte qualcuno di questi cristiani fa qualche peccato grave”; la differenza è che poi “si pentono, chiedono perdono”. “E questo è grande: la capacità di chiedere perdono, di non confondere peccato con virtù, di sapere bene dove è la virtù e dove è il peccato”.
In questo senso si può dire che “sono fondati sulla roccia”: essi “seguono il cammino di Gesù, seguono Lui”. E da Lui riceveranno la ricompensa. Mentre “i superbi, i vanitosi, i cristiani di apparenza – avverte Francesco – saranno abbattuti, umiliati. I poveri saranno quelli che trionferanno, i poveri di spirito, quelli che davanti a Dio si sentono niente, gli umili, e portano avanti la salvezza mettendo in pratica la Parola del Signore”.
Che allora questo sia di monito per tutti, perché – evidenzia Bergoglio – “oggi ci siamo, domani non ci saremo”. E citando San Bernardo aggiunge: “Pensa, uomo, cosa sarà di te: pasto dei vermi”; “ci mangeranno i vermi, a tutti” e “se non abbiamo questa roccia, finiremo calpestati”:
Dunque, “in questo tempo di preparazione al Natale”, esorta il Santo Padre, “chiediamo al Signore di essere fondati saldi nella roccia che è Lui, la nostra speranza è Lui. Noi siamo tutti peccatori, siamo deboli ma se mettiamo la speranza in Lui potremo andare avanti”. “Questa è la gioia di un cristiano”, conclude, sapere cioè “che in Lui c’è la speranza, c’è il perdono, c’è la pace, c’è la gioia. E non mettere la nostra speranza in cose che oggi sono e domani non saranno”.