Il sentimento di Dio nella poetica di Alberto Frattini

L’inserto monografico di oggi è dedicato a un grande autore del ‘900, che vinse il Premio Camposampiero nel 1977

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Il 26 novembre scorso abbiamo pubblicato su Zenit un articolo dedicato al Premio di poesia religiosa Camposampiero, giunto quest’anno alla sua XXII edizione.

L’inserto monografico odierno è dedicato a un grande autore del ‘900, Alberto Frattini (1922-2007), che vinse il Premio Camposampiero nel 1977 con una silloge poetica intitolata Caro atomo. E appunto con una poesia tratta da questa silloge apriamo il nostro breve percorso lungo gli itinerari creativi che hanno caratterizzato l’opera di Frattini. La poesia s’intitola Anche se non puoi salpare.

ANCHE SE NON PUOI SALPARE

di Alberto Frattini

Anche se non puoi salpare

in un mare di nebbia,

anche se l’eterno moto

non è incomprensibile stasi,

anche se il pensiero

della fine di tutto

fa del nonsenso l’unico

senso possibile: mettiti

dalla parte della ragione

non superba, accetta l’assurdo

come il prezzo di tante meraviglie,

ascolta dalla segreta saggezza

d’ogni cellula in cui consisti

il sì alla vita, all’esistere,

questa strana

sfida alle ombre voraci del nulla.

*

Abbiamo voluto introdurre la figura del poeta attraverso un componimento che mette in luce il nucleo profondo della sua ispirazione. Un componimento che rivela, già ad una prima lettura, la potente e originale sintesi espressiva di Alberto Frattini, delineando alcuni fondamentali aspetti della sua poetica: la sfida dell’esistenza (“questa strana / sfida alle ombre voraci del nulla”) vista dal punto di vista della modernità; gli interrogativi di sempre posti dall’homo sapiens del XX secolo.

Una cifra esistenziale e stilistica che non è sfuggita all’attenzione della critica più attenta. Ecco un piccolo florilegio di giudizi letterari: “Una poesia penetrante, spaziante, capace di cogliere rapporti multipli, lontani, reconditi” (Guido Sommavilla); “Le sue parole vivono di necessità interiore, profondamente radicate ai problemi dell’uomo nell’età tecnologica, alla nostra giornata affannosa e contraddittoria” (Mario Petrucciani); “Una linea quasi agostiniana, che dalla rozzezza e brutalità del mondo contemporaneo intende decantare ciò che resta, identificare e decifrare l’essenziale” (Luciano Cherchi).

Nato a Firenze il 29 marzo 1922, Alberto Frattini conseguì la libera docenza di Storia della letteratura e tenne lezioni e conferenze in varie Università in Italia e all’estero. Collaborò con alcuni dei principali quotidiani italiani, dal Messaggero all’Osservatore Romano, e fu per molti anni corrispondente per l’Italia del “Centre international d’études poétiques” di Bruxelles. Ma soprattutto fu un intellettuale entusiasta pronto a gettarsi nel fuoco della passione artistica. E appunto in collaborazione con la rivista letteraria Il fuoco promosse, nel 1954 e nel 1956, il primo e il secondo convegno della giovane poesia italiana, per poi fondare nel 1961 il “Centro Studi di poesia italiana e straniera”, presieduto dal grande critico Francesco Flora.

Tra le principali opere di Frattini (tradotte in varie lingue: dal francese al tedesco, dal greco allo spagnolo, dall’ungherese al russo) possiamo citare le raccolte poetiche Giorni e sogni (1950); Fioraia bambina (1953); Speranza e destino (1954); Come acqua alpina (1956); Salute nel miraggio (1965); Tra il nulla e l’amore (1969); Caro atomo (1977).

Dalla raccolta Salute nel miraggio, proponiamo la poesia Quando un atollo scompare.

QUANDO UN ATOLLO SCOMPARE

di Alberto Frattini

Quando un atollo scompare

in una nuvola bianca

e più nulla poi ne sa il mare

(ma piagata sarà la carne

di pescatori lontani, stupiti su placide giunche)

ben poco mi sento regale

nella mia specie. Le cose

che tocco, testimoni

silenziose del mio transito, ostili

potenze camuffate in gradevoli forme?

I sensi, sconfitti nel vergine quadro

di un reinventato universo?

Tre dimensioni non bastano,

tempo e spazio già si divorano,

i missili cercano prede.

Qualcuno mi dice che siamo appena

una muffa di questo verde-azzurro globo,

perniciosa alquanto se incide

trasfora distrugge: un’antica

dottissima muffa

illusa di penetrare il mistero.

Ma io non mi sento regale

se annunciano ancora esplosioni

– in aria, sotterra, sott’acqua –

razzi multipli, bombe “pulite”,

nuovi giochi tremendi con l’atomo.

Nella goccia di fango e nelle miriadi di soli

l’Eterno ha il suo cuore e chiede ascolto.

*

Una componente essenziale dell’opera di Frattini è quella che, a partire dal microcosmo soggettivo – fatto d’attesa, dolore, angoscia, speranza –, assurge ai toni della sensibilità religiosa. A tale proposito, ci piace citare il giudizio di padre Guido Sommavilla (1920-2007), critico letterario e teologo gesuita, che scriveva a proposito del poeta: “È deciso nel sentimento di Dio e dell’Eterno, benché con un accento preponderante sull’immanenza. Più che un rapporto adorante con un Tu divino, la sua religione è un vasto, eroico sentimento del Tutto come un immenso mistero, davanti al quale ha rilievo la persona morale dell’uomo”. Un’analisi approfondita e puntuale che trova riscontro nella poesia che segue – intitolata Fino alla fine dei tempi – ambientata idealmente a Loppiano, la “cittadella permanente” del Movimento dei Focolari che fu fondata da Chiara Lubich nel 1964.

FINO ALLA FINE DEI TEMPI

di Alberto Frattini

Arduo groviglio, terra,

mi sei di domande aperte,

di meraviglie e di orrori.

Ma ho visto a Loppiano altri occhi,

limpidi accenti ho ascoltato:

città nuova, città di Dio

germogliava nei vostri canti.

Illusi, delusi, reietti,

offesi, sprezzati, ingannati,

per voi l’Attesa si compia.

In umiltà potessi

liberare questi opachi segni

in fiotto d’acqua sorgiva.

Ho riascoltato l’invito

d’Emmaus spezzando alla vostra

mensa il pane del Padre.

Non altro il vaso può accogliere

se grazia lo colma: e di gioia

trabocca l’Annunzio, dai bui

ipogei ai liberi venti.

Per lo scandalo del Calvario

anche la morte potrà

fiorire in lume d’aurora,

come sul volto di Cristo

nel sudario della Veronica.

Fino alla fine dei tempi

chiodi e lancia dovrà patire

e noi per sempre morire

e risorgere nella sua Speranza.

Riconoscerci nell’Uomo battuto,

irriso, trafitto di spine;

essere senza più fine

trasparente unità dell’Amore.

Ora al silenzio non resta

che un pianto o un sogno di stelle

redente nel Sangue del Giusto.

Fraterne, al di là del terrore,

armi di luce risplendono.

*

Per concludere, vale la pena ricordare che Alberto Frattini lasciò tra le sue carte un memoriale incompiuto che lui stesso aveva intitolato Foresta di giorni. Un memoriale pubblicato in volume nel 2009. “Sono documenti di prima mano – scrive il curatore Gianni Oliva – che passano in rassegna molti aspetti della cultura italiana del secondo dopoguerra, tra istintiva vocazione alla poesia e rigorosa dedizione agli studi, tra docenza universitaria e critica militante. Accanto alla reiterata attenzione per il tanto amato Leopardi, Frattini crede soprattutto nelle prospettive dei giovani poeti, di quelli animati dal vero fuoco interiore, a cui egli avrebbe senza dubbio affidato la salvezza del mondo…”.

***

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Massimo Nardi

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