Riportiamo di seguito la catechesi tenuta questa mattina da papa Francesco durante la tradizionale Udienza Generale del mercoledì, svoltasi in piazza San Pietro.

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I doni dello Spirito Santo: 6. La Pietà

Cari fratelli e sorelle, buongiorno.

Oggi vogliamo soffermarci su un dono dello Spirito Santo che tante volte viene frainteso o considerato in modo superficiale, e invece tocca nel cuore la nostra identità e la nostra vita cristiana: si tratta del dono della pietà.

Bisogna chiarire subito che questo dono non si identifica con l’avere compassione di qualcuno, avere pietà del prossimo, ma indica la nostra appartenenza a Dio e il nostro legame profondo con Lui, un legame che dà senso a tutta la nostra vita e che ci mantiene saldi, in comunione con Lui, anche nei momenti più difficili e travagliati.

1. Questo legame col Signore non va inteso come un dovere o un’imposizione. È un legame che viene da dentro. Si tratta di una relazione vissuta col cuore: è la nostra amicizia con Dio, donataci da Gesù, un’amicizia che cambia la nostra vita e ci riempie di entusiasmo, di gioia. Per questo, il dono della pietà suscita in noi innanzitutto la gratitudine e la lode. È questo infatti il motivo e il senso più autentico del nostro culto e della nostra adorazione. Quando lo Spirito Santo ci fa percepire la presenza del Signore e tutto il suo amore per noi, ci riscalda il cuore e ci muove quasi naturalmente alla preghiera e alla celebrazione. Pietà, dunque, è sinonimo di autentico spirito religioso, di confidenza filiale con Dio, di quella capacità di pregarlo con amore e semplicità che è propria delle persone umili di cuore.

2. Se il dono della pietà ci fa crescere nella relazione e nella comunione con Dio e ci porta a vivere come suoi figli, nello stesso tempo ci aiuta a riversare questo amore anche sugli altri e a riconoscerli come fratelli. E allora sì che saremo mossi da sentimenti di pietà – non di pietismo! – nei confronti di chi ci sta accanto e di coloro che incontriamo ogni giorno. Perché dico non di pietismo? Perché alcuni pensano che avere pietà è chiudere gli occhi, fare una faccia da immaginetta, far finta di essere come un santo. In piemontese noi diciamo: fare la “mugna quacia”. Questo non è il dono della pietà. Il dono della pietà significa essere davvero capaci di gioire con chi è nella gioia, di piangere con chi piange, di stare vicini a chi è solo o angosciato, di correggere chi è nell’errore, di consolare chi è afflitto, di accogliere e soccorrere chi è nel bisogno. C'è un rapporto molto stretto fra il dono della pietà e la mitezza. Il dono della pietà che ci dà lo Spirito Santo ci fa miti, ci fa tranquilli, pazienti, in pace con Dio, al servizio degli altri con mitezza.

Cari amici, nella Lettera ai Romani l’apostolo Paolo afferma: «Tutti quelli che sono guidati dallo Spirito di Dio, questi sono figli di Dio. E voi non avete ricevuto uno spirito da schiavi per ricadere nella paura, ma avete ricevuto lo Spirito che rende figli adottivi, per mezzo del quale gridiamo: “Abbà! Padre!”» (Rm 8,14-15). Chiediamo al Signore che il dono del suo Spirito possa vincere il nostro timore, le nostre incertezze, anche il nostro spirito inquieto, impaziente, e possa renderci testimoni gioiosi di Dio e del suo amore, adorando il Signore in verità e anche nel servizio del prossimo con mitezza e col sorriso che sempre lo Spirito Santo ci dà nella gioia. Che lo Spirito Santo dia a tutti noi questo dono di pietà.

[Dopo la catechesi, il Papa ha salutato i fedeli. Ai pellegrini italiani ha detto:]

Rivolgo il mio cordiale benvenuto ai fedeli di lingua italiana. Accolgo i pellegrini della Diocesi di Como, guidati dal Vescovo Mons. Coletti, e quelli di Bergamo, venuti a rendere grazie a Dio per san Giovanni XXIII. Saluto le Suore Medee di San Giovanni Battista e Santa Caterina da Siena, e le Ministre degli infermi di San Camillo, qui convenute in occasione dei rispettivi Capitoli generali; come pure i sacerdoti dell’Istituto Secolare del Sacro Cuore. Saluto i numerosi gruppi parrocchiali, in particolare i fedeli di Paderno Dugnano e di Canepina. Saluto i militari, i giovani atleti del Pellegrinaggio Macerata-Loreto con la “fiaccola della pace”, accompagnati dai Vescovi Giuliodori e Vecerrica, e il gruppo “Piccolo Girasole”, di Pieve di Soligo. A tutti auguro che questo incontro susciti un rinnovato impegno per la pace e la fraternità.

Un pensiero speciale rivolgo ai giovani, ai malati e agli sposi novelli. Ci stiamo preparando alla solennità della Pentecoste: cari giovani, vi invito a dare spazio all’iniziativa dello Spirito di Dio nella vostra vita; cari malati, lo Spirito Santo vi conceda in abbondanza i doni della fortezza e della pietà; e voi, cari sposi novelli, particolarmente i partecipanti al Convegno promosso dal Movimento dei Focolari, invocatelo spesso nella vostra vita coniugale.

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