Nuovi morti nel Mar Mediterraneo. Quando interverrà l'Europa?

Mons. Montenegro: “Fino a quando l’Europa sarà un grande salvadanaio non possiamo aspettarci che l’uomo abbia l’attenzione che merita”

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Le acque del Mediterraneo continuano a seppellire vite umane: circa 30 persone sono state trovate senza vita nel Canale di Sicilia, a bordo di un’imbarcazione carica di 590 migranti, soccorsa nella notte dalla nave Grecale dell’operazione Mare Nostrum. Stipati in una parte angusta del barcone, i rifugiati sono morti molto probabilmente per asfissia.

“Questa ennesima tragedia mostra chiaramente quale sia la realtà dei viaggi a cui chi fugge da guerre e persecuzioni è costretto a sottoporsi”, commenta padre Giovanni La Manna, presidente del Centro Astalli, sul sito ufficiale. 

“Non si muore solo per le avverse condizioni del mare, ma anche per il sovraffollamento di imbarcazioni sempre più fatiscenti, in cui trafficanti senza scrupoli imbarcano a caro prezzo centinaia di persone. Un’esperienza che lascia il segno anche nei sopravvissuti, a volte persino più dei traumi subìti nel proprio Paese prima della partenza”.

Il Centro Astalli ribadisce l’urgenza di istituire canali umanitari sicuri per chi cerca asilo in Europa. “Il Consiglio Europeo della settimana scorsa è stata l’ennesima occasione sprecata”, afferma padre La Manna. “L’operazione Mare Nostrum è uno sforzo doveroso, ma rappresenta solo un primo passo. La vera sfida è trovare alternative protette e legali per mettere in salvo le vittime innocenti di guerre e persecuzioni”.

“Se in tempi rapidissimi – prosegue – l’Unione Europea non troverà una risposta efficace a questa emergenza umanitaria, dimostrerà di essersi ridotta a un’assemblea di Stati preoccupati di guardare solo ai singoli immediati interessi nazionali, incapaci di avere una visione comune al di là delle proprie frontiere. Di aver rinunciato, cioè, a quei valori che sono alla base della sua costituzione”.

Tuttavia la gestione del lavoro per far fronte a queste tragedia non è un compito facile. Lo conferma alla Radio Vaticana, mons. Francesco Montenegro, presidente della Commissione Cei per le Migrazioni, che dice: “Io sono stato al Consiglio europeo; ho parlato con il presidente del Consiglio europeo, ho parlato con alcuni commissari. Loro dicono che perché l’Europa si muova devono essere in 28 a pensarla alla stessa maniera. E loro stessi mi hanno detto: ‘Comprende che, per arrivare ad un pensiero comune di 28, i tempi saranno lunghi e lunghissimi'”.

“Io non credo che in sei mesi si riuscirà a trovare una soluzione – afferma il presule – se fosse così, lo possiamo mettere nella categoria dei miracoli. Io spero che l’Italia riesca ad ottenere qualcosa di più e a far muovere un po’ di più questo marchingegno. Il peccato originale dell’Europa è che non è costruita attorno agli uomini, è costruita attorno all’economia e alla finanza”.

La denuncia di mons. Montenegro si fa quindi più aspra: “Fino a quando l’Europa sarà un grande salvadanaio non possiamo aspettarci che l’uomo abbia l’attenzione che si merita; saranno i soldi, se ci sono o non ci sono, che permetteranno determinate azioni o determinati movimenti da parte di tutte le Nazioni”.

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ZENIT Staff

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