Ancora brutte notizie dalla Nigeria, ancora violenze di Boko Haram, ancora perdite di vite innocenti. Sono circa 30 i decessi registrati nel bilancio provvisorio dell’attacco di sospetti terroristi islamici contro alcune chiese nello Stato nord-orientale nigeriano di Borno.
Teatro della tragedia è stato questa volta il villaggio di Kwada, ad appena 5 km da Chibook, dove il 14 aprile scorso i terroristi di Boko Haram hanno rapito oltre 200 giovani studentesse, ancora nelle loro mani.
“Gli aggressori sono arrivati nelle chiese con bombe e pistole”, riferiscono fonti locali, confermando che almeno 30 cadaveri sono stati recuperati a Kwada. I morti potrebbero essere molti di più considerando che ancora non è finito il lavoro di recupero dei corpi delle persone uccise, come informa un componente di un gruppo di vigilanti che si occupa di contrastare gli attacchi degli estremisti islamici.
Dopo aver sparato contro gli abitanti e dato alle fiamme case e chiese, i militari della setta islamista si sono spostati nel vicino villaggio di Kautikari. Anche lì hanno sparato e incendiato altre abitazioni, ma ancora non si hanno notizie del bilancio delle vittime.
“La mente umana non può capire quello che succede. Non c’è una ragione per quello che fanno, ma continuano a farlo”, dichiara a Fides mons. Doeme a p. Patrick, vescovo di Maiduguri, nella cui diocesi rientra l’area colpita.
Gli fa eco padre Patrick Tor Alumuku, direttore delle Comunicazioni Sociali dell’Arcidiocesi di Abuja, il quale riferisce all’agenziadi essere sfuggito all’attentato del 25 giugno che ha colpito un centro commerciale della città, causando decine di morti. “Proprio quel giorno, a quell’ora – dice il sacerdote – avevo un appuntamento nella piazza del centro commerciale, dove di solito parcheggio la mia auto nel punto dove è esplosa la bomba. Grazie a Dio l’appuntamento è saltato per un altro impegno. La Provvidenza mi ha salvato”.