Sono stato invitato a Ischia da due miei amici che stanno portando alle loro comunità cristiane la vera novità del vangelo.
Durante il viaggio di andata rileggo la lettera dell’invito. Le loro belle rassicurazioni mi rincuorano: vedrai che andrà bene e avrai un bell’ascolto perché con te arriva una “voce nuova”.
E’ andata veramente bene. Non solo una voce nuova ha attirato l’attenzione, ma anche un “modo nuovo”, basato sull’esperienza, ha suscitato sorprendente interesse ed entusiasmo.
Sono invitato per lo stesso scopo anche l’anno seguente. Per l’aria di novità che hai portato, tutti ti aspettano; sei invitato “a furor di popolo” dagli adulti, dai giovani e dai bambini.
Ma prima di tornare a Ischia metto le mani avanti: scrivo una lettera alla comunità che mi aspetta: “Sono certo che la novità attira. Ma in questa mia seconda venuta la mia voce non è nuova, il mio metodo esperienziale è ormai noto.
Sento che posso venire se porto e trovo nell’isola la “vera novità”: non aspettate chi sa parlare del vangelo, ma la gioia del vangelo vissuto. Questa novità è sempre sorprendente e vera perché irripetibile. Mi stanca la voce che mi presenta il pane, mi annoia la persona che mi rielenca magistralmente le ricche vitamine del pane.
La vera novità in chi parla e in chi ascolta è “vibrare la gioia di chi ha cominciato a mangiare quel pane”: non è più l’incontro tra una voce e un orecchio, ma la fusione di due vite che incontrandosi si amano e si donano.
Ciao da p. Andrea
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