Cristiano Gentili stava lavorando in Africa quando scoprì l’esistenza di decine di migliaia di Africani che nascono albini e che purtroppo subiscono una vita di discriminazione.
Osservando come queste persone siano perseguitate e letteralmente cacciate dagli sciamani africani, Cristiano Gentili prese la decisione di aiutarli.
Gentili ha scritto un libro intitolato Ombra bianca, usando la narrativa per attirare l’attenzione sulla condizione di queste persone.
Gentili ha cercato l’appoggio di migliaia di persone da diversi paesi e da diversi ambiti di competenza. Tuttavia l’unico che gli ha risposto è stato Papa Francesco.
Ora la sua iniziativa, che è stata lanciata mercoledì scorso, ha attirato l’attenzione internazionale.
Prima dell’incontro con il Papa e prima di cominciare la campagna di sensibilizzazione a difesa degli albini africani, Gentili ha concesso un’intervista a ZENIT.
Potrebbe raccontarci la sua storia e spiegare come e perché ha deciso di combattere per questa causa?
Sono stato funzionario per un’organizzazione internazionale per più di dieci anni. Ho scoperto la terribile realtà degli albini africani quando mi affidarono un incarico nel Darfur, in Sudan. Resomi conto di tutto ciò, mi presi un anno sabbatico dal mio lavoro e viaggiai molto lungo tutta la Tanzania con attivisti dei diritti umani per aumentare le mie conoscenze. Attraversammo zone rurali e altre aree della Tanzania per scoprire la realtà di queste persone. Noi volevamo vedere quali fossero le loro condizioni di vita. Dopodiché pensai a quale potesse essere il modo migliore per far conoscere al cosiddetto ‘mondo civilizzato’ questa malattia.
Stiamo parlando di decine di migliaia di persone che soffrono di albinismo in Africa. Il tasso di malattia in questo continente è fra i più alti al mondo. Per divulgare questa realtà al maggior numero di persone decisi di scrivere un libro chiamato Ombra Bianca: è un romanzo, ma si ispira a persone vere e a storie vere.
Dopo aver finito questo romanzo, ho scritto più di 4000 lettere alle persone più importanti per ottenere del sostegno, ma nessuno mi ha risposto, eccetto il Papa.
Potrebbe descriverci la malattia dell’albinismo?
Io la chiamo ‘l’ultima degli ultimi’ dato che le persone afflitte sono discriminate dal giorno in cui sono nate fino al giorno in cui muoiono, perché sono bianchi in Africa e perché sono considerati come fantasmi e spiriti. Gli albini sono discriminati dalle loro famiglie: ad alcuni non viene nemmeno dato un nome di battesimo perché non sono considerati degni di appartenere ad un clan. Soprattutto in periferia gli albini crescono in un ambiente che è discriminatorio in ogni modo possibile.
Inoltre, gli albini sono letteralmente cacciati dagli sciamani africani. Questi ultimi credono che gli albini portino buona fortuna, dunque sono convinti che con i loro arti possono scoprire oro, catturare più pesci, vincere le elezioni e così via. Gli sciamani pensano anche che avere un rapporto sessuale con una donna albina possa curare dall’AIDS.
Quindi gli albini sono cacciati, discriminati, perseguitati. In aggiunta a ciò, provate a pensare che cosa significhi essere bianco, senza melanina nella pelle ed essere esposti al sole equatoriale. Purtroppo il loro killer silenzioso è il cancro della pelle. Gli albini non raggiungono aspettative di vita molto alte.
Finora ci sarebbe molto da parlare, parlare, parlare e produrre documentari ma nulla è stato fatto. Bisogna fare qualcosa. Quindi ho cercato di coinvolgere il Papa nell’iniziativa e ho ricevuto il suo pieno appoggio. Ora vorrei coinvolgere molte più persone.
Come ha fatto a contattare il Papa e quali erano le sue aspettative?
Io ho scritto una lettera a Papa Francesco, Stato della Città del Vaticano. Lui l’ha ricevuta, poi sono stato contattato telefonicamente. Non ho parlato con lui di persona, ma con un suo assistente che gli è molto vicino e mi ha invitato ad un simposio internazionale sull’Africa che si è poi tenuto presso la Pontificia Accademia delle Scienze in Vaticano il 29 novembre del 2013. Ero un relatore fra tanti rappresentati autorevoli come cardinali e funzionari d ministeri italiani. In mezzo a quei rappresentanti ero come una mosca, non contavo molto, ma mi sono rivolto agli invitati parlando del mio romanzo e dell’assurda realtà dell’albinismo. Siccome la mia attività lavorativa si svolgeva all’estero al momento della conferenza, sono stato ospitato a Casa Santa Marta dove il Papa alloggiava per tre notti e quattro giorni.
Ci può spiegare più a fondo la sua esperienza a Santa Marta?
È stato incredibile perché ho avuto la possibilità di incontrare il Papa alla mensa ed ero vicino a tutte le persone che sono intorno al Papa. Era un ambiente molto piacevole. Sono stato colpito positivamente da quella esperienza.
Dopo che il Papa le ha chiesto di parlare alla conferenza che cosa è successo?
Quando è finita la conferenza, il Papa mi ha invitato per un incontro privato con lui. Nel corso di questo colloquio gli ho spiegato il problema dell’albinismo. Tuttavia egli già sapeva molto bene ciò che stava succedendo in Africa ed era molto sensibile e premuroso verso gli albini africani. Poi ho raccontato al Papa che, con un compagnia e con l’aiuto di giovani informatici, abbiamo creato un’app chiamata audio book sociale, la prima finora mai sviluppata.
Perché è stata fatta questa scelta?
Un audio-book è un libro letto da una persona in modo che altri possano ascoltare. Con questa applicazione, simbolicamente, si potrebbe dare una voce a tutti quelli che non hanno una voce per parlare per se stessi.
Siete invitati a leggere una frase del mio romanzo. Ombra Bianca è composto da circa 2000 frasi e probabilmente centinaia di migliaia di parole. Molte persone possono registrarsi sul sito, registrarsi per l’app con i loro indirizzi e-mail. Poi possono leggere una frase o un passaggio del libro e possono prestare la loro voce per le persone afflitte. È molto commovente vedere che, persone di tutto il mondo, avendo letto simbolicamente le frasi per creare un primo audio book sociale e per interessarsi alla causa, queste persone prestano le loro voci per quegli albini che non ce l’hanno. L’iniziativa è stata lanciata mercoledì, ma il Papa ha voluto essere il primo a partecipare.
Come ha partecipato il Papa?
Il Papa ha letto alcuni passaggi del mio libro. Egli ha prestato la sua voce per le frasi di un mio personaggio, il quale mi è servito come una sorta di metafora per il ruolo della Chiesa Cattolica in Africa: un ruolo iniziato bene, ma che poi si è perso un po’. Quel personaggio ha creato speranza.
Il nome del personaggio è Padre Francesco. È stato chiamato così prima che Papa Francesco fosse eletto papa. Nel libro lui rappresenta la speranza per la Chiesa in Africa. Quali sono le probabilità che papa Francesco leggesse le frasi di Padre Francesco, nominato così prima che Bergoglio divenisse Papa? È incredibile che il personaggio di Padre Francesco sia nato e sia stato scritto prima che qualcuno sapesse che ci sarebbe stato un Papa Francesco.
Perché questa iniziativa è la prima nel suo genere?
Attualmente il libro è cartaceo ma presto sarà disponibile in formato audio. È il primo social-audio in assoluto. Con il lancio di questa iniziativa in cui tutte le persone possono prestare la loro voce leggendo un frase del libro in italiano, anche se sei straniero è necessario leggerlo in italiano. Questo crea l’audio book sociale. La prima lettura vocale è quella di Papa Francesco che legge le parole di Padre Francesco come una metafora di speranza.
Coloro che sono interessati a conoscere e a sostenere la causa, in che modo possono farlo?
Merc
oledì prossimo incontrerò il Papa e l’audio-book sociale sarà lanciato. Il sito www.ombrabianca.com fornisce molte informazioni ed é disponibile in cinque lingue: italiano, francese, spagnolo, inglese e portoghese. Anche se l’audio book sociale deve essere letto in italiano, c’é uno strumento di traduzione multi-lingua disponibile, in modo che tutte le persone possano capire nelle loro lingue.
È anche molto importante la petizione in sei lingue (in Cinese pure) sul sito www.change.org. La petizione può essere raggiunta tramite il sito di Ombra bianca: sulla sinistra c’è un link per questa petizione in cui chiediamo aiuto per gli albini. Il titolo della petizione è molto essenziale: Aiutate gli africani albini. Sul sito c’è anche un link che illustra come si può fare una donazione, per esempio attraverso Medici con l’Africa (CUAMM) e altre ONG.
Può spiegarci ciò che ha suscitato il suo interesse riguardo gli albini?
Ero curioso perché questo fenomeno è così assurdo. È molto paradossale ed è un’idea difficile a cui credere. Essere bianchi ed essere discriminati in Africa sembra una cosa da pazzi dato che normalmente i bianchi non subiscono il razzismo per il colore della pelle. Ad ogni modo, siamo in una società piena di pregiudizi.
Io ho voluto fare qualcosa perché non è poi una questione così enorme. Non è come dire “voglio porre fine al conflitto israelo-palestinese” che è troppo enorme per me per essere risolto. Tuttavia, con questa iniziativa, noi possiamo fare qualcosa. Stiamo parlando di decine di migliaia di persone, una cifra alta, ma non poi così tanto rispetto ad altre questioni. Il pregiudizio inoltre dev’essere sradicato e noi dobbiamo lavorarci sopra. Considerati tutti questi fattori, ho sentito che potevo fare qualcosa. Dovevo fare qualcosa e l’ho fatto.
C’è qualche altra speranza che desidera condividere riguardo questa iniziativa?
Vi prego di sostenere la causa. Sarebbe bello dimostrare che in questo ‘mondo civilizzato’, ci sono persone che si prendono cura di chi soffre. Gli albini africani hanno bisogno di sapere che la maggioranza della popolazione non li vede come spiriti, fantasmi, animali come sono considerati qui in Africa.
Anche spendendo qualche secondo per prestarli la voce leggendo alcune frasi, seguendo l’esempio del Papa, si può essere d’aiuto o anche firmando la petizione si può dimostrare il proprio attaccamento verso di loro. Ciò facendo, tutti insieme vedremmo i risultati che possono essere raggiunti. Speriamo di attirare l’attenzione dei leader mondiali e dei leader religiosi sulla realtà degli albini; esseri umani, questi ultimi, che sono stati dimenticati o condannati.
[Traduzione dall’inglese a cura di Alessandro Mancini Caterini]