"Cittadini onorari" del Cielo

Il Cuore trafitto di Cristo eleva l’umanità nella Gloria

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Nella prima lettera di San Giovanni ricorre spesso il termine “amore”. È una parola fin troppo usata, ai giorni nostri -e largamente abusata- tanto da provocare pericolosi equivoci, qualche fastidio e qualche comprensibile rifiuto. Eppure, in quel testo del Nuovo Testamento, pur ripetuta numerose volte, quella espressione non disturba affatto: anzi, attrae e coinvolge, ancor più, il lettore nella “rete” della carità. Dio è Amore, è costitutivamente Amore, è la sorgente stessa dell’Amore, “coniugato” in una infinita gamma e varietà di note e di accenti, l’uno più bello dell’altro, tutti preziosi frammenti di un mosaico che solo in Cielo contempleremo nella sua incomparabile bellezza e nel suo eterno splendore.   

Noi -pur con i limiti della nostra povera natura, ferita dal peccato- siamo chiamati a partecipare, già fin d’ora, di quel dono ineffabile. Il Vangelo è una grande e perenne scuola di Amore, che ci consente di estendere al nostro prossimo la carità stessa di Cristo. Il mondo è “l’habitat” -naturale e soprannaturale- che ci è offerto, come ambiente ideale per amare Dio -con piena riconoscenza per i suoi doni- e i fratelli, che Lui pone sulla nostra via, come compagni di un viaggio che dura fino al Cielo. La carità è ordinata: parte da chi ci è “prossimo” e si dilata poi fino ai confini della terra, abbracciando ogni creatura umana.

Se vogliamo comprendere più perfettamente l’Amore, non possiamo che riferirci a Colui che è per eccellenza l’Amore. Gesù ci ha introdotti nel mistero stesso che eternamente lo unisce al Padre, nello Spirito: come il Padre ha amato me, così io ho amato voi (Gv 15,12-17). Sarete miei amici: non più schiavi o servi -ci dice- ma amici; anzi, fratelli. La educazione all’Amore è il compito e l’impegno di tutta la vita: la affettività, che “connota” e colora il nostro esistere e il nostro operare, in ogni suo aspetto, trova la sua radice e la sua motivazione in Cielo. Solo Dio ci insegna ad amare, solo in Lui ritroviamo “le istruzioni” che ci consentono di educare il nostro cuore. Tutte le manifestazioni della nostra affettività non nascono da un istinto semplicemente “naturale”, ma trovano proprio in Dio -del quale siamo immagine viva e reale- la loro ragione ultima, le loro radici e il loro movente.

Gesù ci ha mostrato -nella sua Passione- fino a quali abissi si è spinto nel dono di sé. Un prefazio, del Tempo di Pasqua, mirabilmente riassume, in poche incisive espressioni, il percorso dell’Unigenito Figlio di Dio: sacrificato sulla Croce più non muore e con i segni della Passione vive immortale.

Il suo transito sulla terra, la sua breve esistenza nel tempo, gli ha procurato il marchio indelebile delle stigmate: quei segni, provocati dall’odio e dalla cieca violenza dell’uomo, sono portati nel cuore stesso della Trinità, quali insegne di amore e di carità. Se il passaggio in mezzo a noi ha comportato il rischio di ricevere solo disprezzo e incomprensione, al punto da morire crocifisso, maledetto dal Popolo, piagato in tutto il proprio Corpo, ora quelle medesime piaghe divengono fari di speranza e di salvezza. In Lui, nella sua umanità devastata, trova spazio per sempre ogni nostra -piccola o grande- tribolazione. In Lui ogni dolore è redento, ogni ferita risanata, ogni traccia dell’antico contagio purificata. Tutto, in Cristo, è innalzato alle vette sublimi del Cielo. Tutto è riportato alla sua origine e al suo destino. Egli vive eternamente, nel Padre, con lo Spirito, recando in sé il segno dei chiodi, della lancia e dei flagelli, che altro non sono se non il “marchio” della nostra miseria, ma anche la prova definitiva della sua infinita Misericordia per l’uomo.

Il Cuore di Cristo è il parametro dell’Amore. Nel suo Cuore, ardente di carità -per il Padre e per noi- trova rifugio ogni sconforto, trova soluzione ogni dubbio, ritrova la pace chi è tormentato dall’angoscia e dalle pene della vita. Su, in Cielo, nelle stigmate gloriose di Cristo, ha finalmente cittadinanza onoraria la nostra umanità, con il suo fardello di peccati e di contraddizioni.

Contempliamo il Cuore Immacolato di sua Madre, intimamente associata in tutto al mistero del Figlio. Fatima rivela, ancora una volta, al mondo l’indicibile profondità e ampiezza della carità di Maria Santissima. Alle facili “scorciatoie” e ai compromessi del mondo, Ella propone la via impegnativa della Fede e del Vangelo; alle illusioni del tempo presente contrappone le promesse della eterna beatitudine; all’inganno del peccato risponde con la bellezza ineffabile della Grazia.

La Consacrazione al suo Cuore Immacolato è la conferma più autorevole della maestà di ogni nostra giornata, del segreto mistero che accompagna, quasi in filigrana, la nostra quotidianità e la eleva alla inattesa e sorprendente dignità del Cielo. Siamo figli di Dio e lo siamo realmente! Siamo povero fango, è vero: amato, però, e benedetto da Dio.

(Tratto dal Mensile “Maria di Fatima”)         

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Mario Piatti

Padre Mario Piatti, I.C.M.S., è direttore del mensile Maria di Fatima

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