Avevano già sequestrato circa un centinaio di copie della Bibbia, mai restituite nonostante una decisione contraria della procura, ora il Mais, il Consiglio religioso islamico di Selangoravverte che continuerà a requisire testi cristiani che contengono la parola “Allah” e ad eliminarli.
Lo riferisce, in una nota ufficiale ripresa da Asia News, il presidente Datuk Mohamad Adzib Mohd Isa, aggiungendo che il gruppo, organo ufficiale dello Stato di Selangor, ha il diritto di “distruggere” i testi sacri della Bible Society of Malaysia (Bsm) già in proprio possesso. Rivendica inoltre il dovere di contrastare la distribuzione di letteratura cristiana a Selangor, uno dei 13 Stati della Malaysia, e arriva a minacciare l’arresto di quanti continueranno nella diffusione del materiale cristiano “fuorilegge”.
Il presidente Adzib ribadisce poi il rifiuto del Mais del verdetto che impone la restituzione dei testi sacri alla Bsm. Per la magistratura, le Bibbie non rappresentavano un pericolo e il Selangor Islamic Religious Department (Jais) ha sbagliato a sequestrarle. Gli islamisti tuttavia intendono continuare la battaglia legale, fino a che non sarà riconosciuto loro il “diritto” di distruggere le copie della Bibbia.
Nei giorni scorsi il sultano di Selangor ha chiesto ai membri del Jais, che hanno in mano “i testi della discordia”, di rivolgersi al tribunale e chiedere ai giudici se essi vanno restituiti o meno. Alti esponenti della leadership locale – informa ancora Asia News – sottolineano che “non vi sono ancora decisioni ufficiali” in merito alla controversia e si attende il pronunciamento della magistratura prima di procedere. Al contempo viene smentita con forza la voce secondo cui le Bibbie sarebbero già state distrutte.
Gli attacchi contro la minoranza cristiana di quest’anno – sequestro delle Bibbie, attacchi a chiese e profanazione di tombe – sono originati dalla controversa sentenza della Corte di appello, che impedisce al settimanale cattolico HeraldMalaysia di usare la parola “Allah”. All’indomani del verdetto, alcuni funzionari del ministero degli Interni hanno bloccato 2mila copie della rivista dell’arcidiocesi di Kuala Lumpur all’aeroporto di Kota Kinabalu, nello Stato di Sabah. Il sequestro era “giustificato” dalla necessità di verificare se la pubblicazione fosse “conforme” al dispositivo emesso dai magistrati e “non vi fosse un uso illegittimo della parola Allah”.
In Malaysia, nazione di oltre 28 milioni di abitanti in larga maggioranza musulmani (60%), i cristiani sono la terza confessione religiosa (dietro ai buddisti) con un numero di fedeli superiore ai 2,6 milioni; la pubblicazione di un dizionario latino-malese vecchio di 400 anni dimostra come, sin dall’inizio, il termine “Allah” era usato per definire Dio nella Bibbia in lingua locale.