La Thailandia e la Malaysia non hanno fatto abbastanza per rispettare lo standard minimo richiesto nella lotta contro la tratta di esseri umani. Al contrario, in Cina, sono numerosi i passi avanti che sta compiendo Pechino per abolire i campi di lavoro “a scopo rieducativo”. E’ quanto emerge dal rapporto del dipartimento di Stato statunitense, pubblicato ieri.
Secondo gli osservatori – citati dall’agenzia Reuters e da L’Osservatore Romano – tale valutazione potrebbe contribuire a mettere sotto pressione i rapporti diplomatici di Washington con Bangkok e Kuala Lumpur.
Il dossier viene pubblicato ogni anno dal dipartimento di Stato americano, con l’obiettivo di fare il punto della situazione nei vari Paesi del mondo riguardo la tratta e altre forme di sfruttamento.
L’ambasciatore della Thailandia negli Stati Uniti, Vijat Isarabhakdi, si è detto “deluso” da quanto viene dichiarato nel rapporto, sottolineando che esso non dà il giusto riconoscimento ai “vigorosi sforzi” compiuti dal Governo sul fronte del traffico di esseri umani che hanno registrato “progressi senza precedenti”.Nonostante la valutazione negativa – ha precisato il diplomatico -, Bangkok continuerà a lavorare “fianco a fianco” con gli Stati Uniti per combattere questa piaga.
Riguardo alla Malaysia, invece, il dossier dichiara che il Governo di Kuala Lumpur ha allentato notevolmente gli sforzi per combattere la tratta. Lo dimostra il fatto che nel 2013, rispetto al 2012, vi sono state molte meno inchieste e incriminazioni. Tra gli altri Paesi finiti nel mirino di Washington figurano anche la Corea del Nord, la Siria e lo Zimbabwe.