Neanche il caldo soffocante e le nuvole cariche di pioggia rappresentano una minaccia capace di trattenere le tante persone che, negli Stati Uniti, si battono per difendere la famiglia tradizionale. Testimonianza in tal senso è stato ieri, 19 giugno, il lungo corteo che a Capitol Hill, la collina di Washington dove sorge uno dei due rami del Congresso, ha manifestato la convinzione per cui “ogni bambino ha bisogno di una madre e di un padre”.

Convinzione iscritta nel cuore e nelle idee delle migliaia di partecipanti alla seconda Marcia per il Matrimonio di ieri, nonché della estesa “minoranza silenziosa” del Paese nordamericano. Una minoranza che si è espressa chiaramente in più occasioni, per esempio nel novembre 2008, in California, quando il 52,8% degli elettori approvò una proposizione che aggiungeva alla Costituzione della California la definizione di matrimonio come unione tra uomo e donna.

La volontà popolare non servì a nulla. La Corte Suprema, infatti, a seguito di una causa intentata da una coppia omosessuale contro il Governatore della California, che le aveva negato la possibilità di sposarsi, sancì il riconoscimento delle unioni tra persone dello stesso sesso. Una sentenza che lasciò segni profondi nella sensibilità democratica del popolo americano. Non è casuale che la prima edizione della Marcia per il Matrimonio si sia svolta il 26 marzo 2013, proprio nel giorno in cui le toghe si stavano esprimendo sulla questione della coppia omosessuale della California.

“Non accetteremo mai decisioni che ridefiniscono qualcosa di evidentemente ovvio come il fatto che ci vogliono un uomo e una donna per fare un matrimonio”, ha detto ieri Brian Brown, presidente del National Organization for Marriage. “Questo è solo l’inizio - ha proseguito, rivolgendo il proprio sguardo verso il Congresso - saremo qui ogni anno a lottare per la verità”.

Una lotta, quella a cui allude il presidente dell’organizzazione, che deve scontrarsi con un ampio settore della politica americana che promuove un’interpretazione originale del concetto di matrimonio. Il presidente Obama non mancò di elogiare pubblicamente la sentenza della Corte Suprema del marzo 2013, definendola “un passo storico verso la parità nei matrimoni”.

Di pareri differenti, invece, Mike Huckabee, ex Governatore repubblicano dell’Arkansas, e Rick Santorum, ex senatore della Pennsylvania che concorse per la candidatura repubblicana alle presidenziali del 2012. Nel suo discorso alla Marcia di ieri, Huckabee ha ricordato i tempi in cui non erano ancora sorte ideologie radicali capaci di scardinare principi un tempo condivisi trasversalmente.

“C’è stato un passato in cui liberali e conservatori, in America, erano d’accordo sul fatto che il matrimonio è fondamentale per la struttura, la longevità e la stabilità della società”, ha detto Huckabee. Ha poi spiegato che “alcuni di noi non hanno rinunciato a tale nozione” e che “ci sono un sacco di forme diverse di governo, ma se le fondamenta crollano, viene giù ogni cosa intorno ad essa”. E la famiglia “rappresenta queste fondamenta”, spesso minate da un errato concetto di matrimonio, secondo il cattolico Santorum.

L'ex senatore ha spiegato infatti come la definizione di matrimonio come “nozione romantica” sia un inganno, poiché apre la strada ad ogni tipo di unione. Piuttosto, ha affermato, il matrimonio è “un rapporto unico tra un uomo e una donna allo scopo di avere e crescere figli e formare così una famiglia”. Questa unione è l’unica - ha precisato Santorum mutuando il motto della Marcia - che può garantire ai bambini il diritto di “avere una mamma e un papà e una vita stabile” all’interno di un definito nucleo familiare.

Lo Stato di cui era senatore Santorum, la Pennsylvania, è diventato a maggio il 19° Stato in cui i giudici hanno abbattuto il divieto di nozze omosessuali, spianando così la strada al Governo federale a riconoscere questa forma di unione. Sam Roher, presidente di un network di pastori della Pennsylvania, ha ammesso che la questione “non è stata ancora risolta”, poiché la sta analizzando la Corte Suprema. Tuttavia, ha puntualizzato: “Non è la Corte la massima autorità, bensì Dio”.

La Marcia è stata appoggiata dalla Conferenza Episcopale del Nord America. Presenti, tra i manifestanti, l’arcivescovo di San Francisco, mons. Salvatore J. Cordileone, e il vescovo di Buffalo (NY), mons. Richard J. Malone. Appassionato il discorso di mons. Cordileone, che ha detto: “Sì, dobbiamo mostrare amore. L’amore è la risposta. Ma l’amore nella verità. E la verità è che ogni bambino proviene da una madre e da un padre, e deliberatamente privare un bambino di conoscere e di essere amato da sua madre e suo padre è un’ingiustizia vera e propria”. “Questa è la nostra stessa natura; - ha concluso l'arcivescovo - nessuna legge può cambiarla”.