La prima parte dell'intervista all'ex Presidente del Senato, Marcello Pera, è stata pubblicata ieri, giovedì 19 giugno 2014.
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Come valuta i risultati delle elezioni europee di fine maggio dal punto di vista della problematica antropologica? Possiamo realisticamente attenderci che la nuova Commissione europea e il suo Parlamento si occupino di vita, famiglia, educazione secondo la prospettiva propria sia di Joseph Ratzinger che di Marcello Pera?
Sen. Pera: Spero proprio che la Commissione e il Parlamento europeo non si mettano a parlare di questi temi, considerando che cosa uscirebbe da quelle bocche. Non vedo nessuno in Europa che voglia anche minimamente occuparsi di questioni di identità e civiltà. Nessuno che abbia il coraggio di richiamarsi alla tradizione cristiana. E se qualcuno lo fa, cioè la maggioranza dei perbenisti, dialoganti, accomodanti, lo zittiscono definendolo “xenofobo” o “razzista”. L’Europa oggi parla di “parametri” per uscire dalla crisi economica, neanche mette in relazione questa crisi con quella culturale e quella spirituale. Come se un popolo, centinaia di milioni di persone, fosse una variabile da aggiustare, il dato di un bilancio da correggere. Che disastro! E che disastro aumentato, se il nuovo spirito europeo è penetrato anche negli Stati Uniti!
L’ultimo giorno di mandato la Commissione Europea uscente ha rifiutato che la petizione pro-embrione “Uno di noi” (che ha raccolto non meno di 1.800.000 firme in quasi tutti i Paesi UE) sia esaminata dal Parlamento. Come valuta tale decisione?
Sen. Pera: Che cosa posso rispondere? Che se un’analoga petizione pro-matrimonio omosessuale o pro-eutanasia fosse presentata anche con poche firme, passerebbe subito. È già accaduto. D’altro canto, non si tratta di “conquiste di civiltà”, come dicono?
Il mattino seguente la Camera dei deputati italiana, in gran fretta e stravolgendo l’ordine del giorno ha approvato il cosiddetto ‘divorzio-express’. Sia in sede europea che nel Parlamento italiano gli applausi per papa Francesco si sprecano. E tuttavia, quando si tratta di votare in materia antropologica, tanti tra gli stessi che applaudono votano contro i contenuti proposti dallo stesso Papa. Come valuta tale atteggiamento?
Sen. Pera: Posso solo sperare che le grandi folle che si radunano attorno al nuovo Papa non siano le stesse che approvano i parlamenti europei quando parlano di questioni etiche.
C’è chi – tra chi si dichiara cattolico – reputa che la lotta in materia antropologica non si debba fare in Parlamento, ma in parrocchia. Sarebbe più efficace. Lei che ne pensa?
Sen. Pera: Lo sarebbe certamente. Quella battaglia deve essere condotta nelle famiglie, a scuola, nelle piazze, nelle parrocchie, sui pulpiti, sui mezzi di informazione, prima ancora che arrivi nei parlamenti. Perché i parlamenti non sono più composti di élites che possono svolgere funzione educativa. Sono casse di risonanza e di accondiscendenza di ciò che accade fuori. Ratificano, non decidono.
Per finire: è ancora possibile che si manifesti con forza nella società una grande alleanza sui temi antropologici tra chi, credente o non credente, si attiene ai principi fondamentali della dottrina sociale della Chiesa su vita e famiglia? In Francia ad esempio è successo con la ripetuta e massiccia partecipazione di cittadini soprattutto cattolici, ma anche ebrei, musulmani, protestanti, agnostici alla Manif pour tous… anche se Hollande ha scelto sostanzialmente di minimizzare, anzi ignorare de facto tale grande espressione di volontà popolare…
Sen. Pera: No, non lo ritengo possibile, comunque penso che sia poco probabile, almeno in quest’epoca. D’altro canto, la Chiesa medesima mostra di avere problemi con la sua stessa dottrina sociale. Minimizza pur essa. A noi manca oggi uno che scriva il De civitate Dei mentre l’Impero Romano andava a fondo. Ed era l’Impero Romano, non l’Unione Europea! Come vede, è meglio che chiuda qui.
Fonte: Rossoporpora