L’International Catholic Film Festival – Mirabile Dictu è arrivato alla sua V edizione, per la quale non mancheranno le novità. La manifestazione ha selezionato 1600 film candidati da 120 paesi e consegnerà sette premi: miglior film, miglior documentario, miglior cortometraggio, migliore attrice/attore protagonista, migliore regista, e due Premi speciali (Capax Dei Foundation Award e Associazione Friends of the Festival Award).
Nel corso di una conferenza stampa, tenutasi stamattina sulla terrazza dell’Istituto Maria Bambina in Vaticano – con una splendida vista su piazza San Pietro – la presidente del Festival, Liana Marabini, ha presentato la V edizione, assieme a monsignor Franco Perazzolo, rappresentante del Pontificio Consiglio per la Cultura, che offre l’Alto Patronato all’evento.
Il Festival, che si svolgerà dal 20 al 26 giugno, presenta quest’anno delle importanti novità: la neonata Associazione internazionale “Friends of the Festival”, che si prefigge lo scopo di diffondere i valori della kermesse nelle scuole e nelle università, accorderà un premio al film più educativo tra i titoli finalisti.
È stato inoltre annunciato che dal 2015 verrà istituito un Premio della stampa cattolica, attribuito ogni anno dai giornalisti ad un film arrivato in competizione finale.
La Giuria è presieduta quest’anno dal produttore austriaco Norbert Blecha. Sarà inoltre assegnato il Premio speciale della Capax Dei Foundation al film, anche fuori concorso, che ha inciso maggiormente come strumento per la diffusione dell’arte sacra.
L’International Catholic Film Festival intende presentarsi come una sorta di luogo di “libera circolazione” tra “l’interno del tempio e la piazza”, ha detto monsignor Perazzolo, richiamandosi ad una espressione di papa Francesco.
Chi frequenta la piazza avrà così l’occasione di “gettare un occhio dentro il tempio, magari solo per vedere o curiosare – ha aggiunto Perazzolo -. Ma è proprio dalla curiosità che poi nascono le svolte nella vita e anche nella storia”.
Merito del Festival, ha sottolineato Marabini, è anche quello di aver trovato distributori e reti televisive a film che altrimenti rimarrebbero senza diffusione. “Questo ci riempie di gioia – ha commentato la presidente – perché lo scopo principale del Festival è quello di evangelizzare attraverso il cinema, ma per raggiungerlo i film devono arrivare al largo pubblico”.
Tra le pellicole di maggior della V edizione, Marabini ha segnalato: il cortometraggio Saint Dee Dee, diretto da Helen Baldwin Kingkade, che narra la storia di una donna che lavora in un ospizio, i cui anziani hanno vicende incredibili ed eroiche alle spalle; The Passion of Veronica, di James Day, storia di una donna che deve difendere la sua fede dalle oppressioni burocratiche; L’Apôtre, candidato come miglior film, che narra di una sorprendente conversione dall’Islam al Cristianesimo.
A colloquio con ZENIT, Liana Marabini si è poi soffermata su altri particolari aspetti dell’International Catholic Film Festival.
Il vostro Festival si presenta con l’esplicito aggettivo di “cattolico”. Cosa significa ciò, tuttavia? Vuol dire che i contenuti dei suoi film sono esplicitamente religiosi oppure è cattolica la visione del mondo che offrono?
Abbiamo scelto questo nome perché non dobbiamo avere paura della parola “cattolico”, intesa a 360 gradi: ciò significa trasmettere i migliori valori che l’umanità abbia mai diffuso, i valori di Cristo. Non si tratta di presentare i “film della parrocchia”, anzi molti dei film sono anche hollywoodiani ma ispirati a questi valori.
Come può il mondo del cinema, notoriamente molto secolarizzato, diventare strumento di evangelizzazione?
Strumento di evangelizzazione, il cinema lo sta già diventando. È un mezzo accessibile a tutti, molto più dei libri, ad esempio. Un film lo vedono tutti, anche quelli che non leggono: per questa ragione insistiamo molto sui film come strumento di evangelizzazione.
C’è fede negli ambienti cinematografici?
Certamente, anche i cineasti e gli attori sono esseri umani come tutti gli altri e sono convertibili. Su ogni nostro set che dei film che io realizzo e dirigo, ci sono delle conversioni. Sui nostri set ci sono sempre dei sacerdoti veri (molti dei film sono ispirati a vite di sacerdoti o papi) e già dal secondo o terzo giorno molti sul set vogliono confessarsi. Si tratta, tuttavia, di un aspetto privato della vita di queste persone e in genere non se ne parla.
C’è un film delle edizioni passate che più di altri l’ha colpita o a cui è particolarmente affezionata?
Ce ne sono stati molti ma uno che mi ha colpito particolarmente è stato Cristiada con Andy Garcia. Anche quello è un film sul cui set sono avvenute delle conversioni e a questa pellicola attribuisco anche il valore di aver cambiato la vita ai suoi attori.
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Terne finaliste in concorso nelle diverse categorie:
Miglior cortometraggio: Cercavo qualcos’altro (di Alessio Rupalti, Italia); Sain Dee Dee (di Helen Baldwin Kingkade, Usa); The passion of Veronica (di James Day, Usa).
Miglior documentario: Voyage au coeur du Vatican (di Stéphane Ghez, Francia); Nolite timere (di Giuseppe Tandoi, Italia); Untameable Cardinal (di Mirela Cigic e Ivan Cigic, Croazia).
Miglior attrice/attore protagonista: Doris Guillén (Ana de Los Angeles in Love and Faith di Miguel Barreda Delgado, Perù); Juliet Stevenson (Madre Teresa in The letters, Usa); Iñigo Etayo (Ramón Illa in Un Dios prohibido, Spagna).
Miglior regista: William Riead (The letters, Usa); Stéphane Ghez (Voyage au coeur du Vatican, Francia); Cheyenne-Marie Carron (L’Apôtre, Francia).
Miglior film: The letters (di William Riead, Usa); Un Dios prohibido (di Pablo Moreno, Spagna); L’Apôtre (di Cheyenne-Marie Carron, Francia).
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Per info: www.mirabiledictu-icff.com