Tra gli sponsor del convegno Pellegrini nel Cyberspazio di Grottammare ha figurato Go Asia, un’agenzia turistica con sede ad Ancona, che, attraverso il progetto In Viaggio con Dio, organizza viaggi in Terra Santa.
Come tiene a sottolineare Ludovico Scortichini, titolare di Go Asia, non si tratta di veri e propri pellegrinaggi ma di semplici viaggi, che poi il turista potrà scegliere se vivere o meno nella loro dimensione spirituale. I primi sei mesi di svolgimento del progetto hanno comunque dimostrato che in questi luoghi la ricerca di Dio, specie se non indotta, è quasi inevitabile.
A colloquio con ZENIT, Scortichini ha illustrato in particolare il progetto per la Terra Santa, che presenta numerose peculiarità.
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Da cosa è nato Io viaggio con Dio?
Scortichini: Fondamentalmente è nato da uno stimolo offertomi dal patriarcato di Gerusalemme, che mi ha incaricato di un nuovo progetto: avvicinare un’ampia gamma di persone che non desideravano fare un vero pellegrinaggio, quanto qualcosa di più “moderno” che catturasse anche i giovani. Abbiamo quindi ragionato su una serie di ipotesi che mi portarono a lavorare su un certo tipo di solidarietà, di modo che i soldi che una persona spende per andare in Terra Santa, vadano a famiglie cristiane che vivono in Palestina. Pertanto operiamo una scelta certosina di tutti i fornitori (trasporti, ristoranti, guide, alberghi). Quest’ultimo è stato il nostro primo asset.
Il secondo punto del progetto è quello di ragionare con la testa del consumatore, in particolare di chi vive “inconsapevolmente” i valori cristiani (amicizia, famiglia, pace nel mondo) che ci accomunano e fare in modo che il viaggio sia un’esperienza che, poi, possa diventare anche un pellegrinaggio. Abbiamo quindi tolto l’etichetta di “pellegrinaggio”, utilizzando però gli stessi strumenti e luoghi, a partire dalle guide fornite dal patriarcato di Gerusalemme. Abbiamo eliminato alcuni elementi che, probabilmente, tenevano lontane le persone, rendendolo così un “viaggio di esperienza”, non un vero pellegrinaggio.
Per essere sicuri di non sbagliare, abbiamo fatto un tentativo con la mia rete vendite: lo scorso novembre abbiamo portato in Terra Santa varie persone che da anni lavorano con me, pressoché tutte laiche, facendo un esperimento che ha dell’incredibile: ho visto persone, che da anni non entravano in una chiesa, assistere alla messa e piangere. Abbiamo così capito che il progetto forse funzionava: quei luoghi, con quei fortissimi connotati di emozione, se approcciati in questo modo, facevano comunque molto riflettere le persone e le facevano pregare, pur se non secondo i nostri “canoni” di preghiera.
Come è stato scelto il nome In viaggio con Dio?
Scortichini: Abbiamo scelto questo nome, perché in fondo ognuno di noi, quando fa un viaggio, parte con la famiglia o con gli amici ma, fondamentalmente, quando c’è un momento di difficoltà, ognuno di noi, guarda in alto e chiede aiuto al Signore che ci accompagna. Si viaggia, dunque, con Dio, nostro primo compagno di viaggio, e, contemporaneamente, con i nostri cari.
Siamo partiti a gennaio e, dopo soli cinque mesi di attività, abbiamo portato in Terra Santa quasi 650 persone, compreso il periodo del viaggio del Santo Padre. 650 persone che mai avrebbero approcciato questo tipo di viaggio con la classica formula del pellegrinaggio. Domandammo a posteriori ai nostri clienti se questo viaggio avesse suscitato riflessioni o emozioni in loro. Dalle risposte ricevute abbiamo capito che siamo sulla giusta strada: avvicinare alla Chiesa gli scettici che, però, inconsapevolmente, ne vivono gli stessi valori e fare in modo che questo viaggio sia un momento di riflessione e ripensamento su come viviamo la nostra quotidianità. Se questa riflessione viene lasciata germogliare in modo spontaneo, senza forzature, l’effetto è probabilmente più dirompente…
In cosa consiste il Viaggio solidarietà?
Scortichini: Il Viaggio solidarietà consiste nel mettere in contatto i turisti con sacerdoti e cristiani che vivono in Palestina: a questi incontri dedichiamo circa mezza giornata. Sono una sorta di “viaggi etnici”, in cui non sono i giornali o i media a raccontarti come sia la Palestina, ma te lo racconta la gente del luogo: è una prospettiva che apre un mondo. Quello che speriamo è che nasca una solidarietà da parte del turista non tanto dal punto di vista economico, ma un messaggio di “solidarietà comunicativa”.
Qual è, invece la particolarità del Viaggio giovani?
Scortichini: Per una notte, sotto un cielo stellato, in un luogo carico di significato e di intensità, facciamo dormire i giovani turisti non più in albergo, né in guest house ma in tenda lungo il Mar Morto. È un’esperienza rivolta a tutti ma ovviamente sono più i giovani che possono apprezzarne la scomodità e, al tempo stesso, la bellezza dell’esperienza.
Quali altre attività turistiche offre il suo gruppo?
Scortichini: Il mio gruppo è un operatore che si è specializzato in una determinata area (paesi del Medio Oriente e dell’Estremo Oriente) per la quale offre tutti i tipi di target. Offriamo viaggi a basso prezzo per chi vuole partire zaino in spalla o fare immersioni e kite surf, viaggi di nozze, per famiglie, per VIP o “prodotti avventura”.
Abbiamo uno staff di 42 persone che quotidianamente quotano viaggi per queste destinazioni e siamo tra i secondi o terzi in Italia nella struttura distributiva per queste destinazioni. È una formula che, nonostante la crisi (che comunque ha colpito anche noi), oggettivamente tiene: il cliente si riconosce nelle molte tipologie di prodotto offerte. Quando riesci a soddisfare sia il cliente VIP che quello comune, vuol dire che ormai sei specializzato in quella destinazione.
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Per info: http://www.goasia.it/