"Con l'inseminazione eterologa si genera deliberatamente per abbandonare"

Carlo Casini, presidente del Movimento per la Vita (MpV), commenta la recente sentenza della Corte Costituzionale

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Ora è ufficiale. La sentenza della Corte Costituzionale dei primi giorni di aprile, che ha fatto cadere il divieto di fecondazione eterologa in Italia, è stata pubblicata nella giornata di ieri e le motivazioni depositate. Un colpo alla tanto discussa legge 40 e una beffa per chi si batte ogni giorno contro l’abbandono minorile, per garantire il diritto di ogni bambino ad avere una famiglia. Oggi vince il diritto al figlio a tutti i costi, oggi vince una generatività concepita per l’abbandono.

Decisamente critiche le considerazioni del presidente del Movimento per la Vita (MpV), Carlo Casini: “Nella motivazione della sentenza in questione non vi è alcun riferimento alla convenzione dei diritti del bambino, ma si fa solo riferimento al fatto che l’adozione ha già introdotto nel nostro ordinamento un criterio di genitorialità diverso da quello genetico”. E prosegue lamentando il fatto che “non si è voluto considerare l’evidenza e cioè che l’adozione è un rimedio a un male: l’abbandono di un minore da parte dei genitori genetici. In questo caso il ‘meglio’ per il bambino è l’adozione, che non è uno strumento per soddisfare un diritto degli adulti al figlio ma un modo di soddisfare il diritto del minore alla famiglia”. “Nel caso dell’eterologa, al contrario, – osserva Casini – l’abbandono del figlio viene istituzionalizzato e incoraggiato: si genera deliberatamente per abbandonare”.

Una sentenza che il presidente del Movimento per la Vita definisce “amara”, tanto più “quando si ricordi che la stessa Corte dei diritti dell’uomo di Strasburgo aveva recentemente dichiarato il divieto di eterologa esistente nel diritto austriaco non in contrasto con i diritti umani”. “La vendetta promessa da chi si oppose in modo furibondo alla legge 40– accusa Casini – si sta consumando a colpi di decisioni giudiziarie”, ma “resta in piedi il baluardo dell’articolo 1, che riconosce il concepito come soggetto titolare di diritti sullo stesso piano delle altre persone coinvolte”.

Considerazioni, quelle di Casini, che denunciano una crisi sottovalutata – non meno pericolosa di quella economica – e poco considerata: quella valoriale. In un panorama sociale che vede l’assolutizzazione del desiderio – in questo caso del figlio – come una meta da guadagnare costi quel che costi, è preoccupante constatare come di questa mentalità si rendano promotori i decisori di politica e magistratura. Diventa urgente a questo punto non arretrare sui grandi valori che fondano la dignità della persona. Su di essi, più che sugli indici economici, si giocheranno le sorti della nostra civiltà.

(Fonte: AiBi)

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ZENIT Staff

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