Comunemente, si parla di turismo come di un insieme di organizzazioni di viaggio che attraggono gruppi di persone alla ricerca di splendidi paradisi dove potersi dedicare al relax, allo svago, al riposo.
Ma se il significato di turismo superasse il suo concetto classico? Se assumesse uno scopo che andasse oltre la semplice vacanza e si rivolgesse al sociale e al porre aiuto alle popolazioni? E, soprattutto, se il suo obiettivo fosse quello di lanciare un messaggio di pace?
Non si parla di missioni ma di un’insieme d’idee innovative, sorte da semplici domande non convenzionali che si sono poste due giovani donne: l’israeliana Elisa Moed, promotrice del Travelujah, importante Travel caratterizzato da uno spirito sociale e cristiano che mira ad organizzare viaggi verso la Terra Santa, e la palestinese Christina Samara, cresciuta a Gerusalemme, fondatrice del tour operator oggi leader dello sviluppo e dell’industria del turismo nei Territori palestinesi.
Incontratesi nel 2010 presso l’Holy Land Marketing Cooperation Panel, evento creato e diretto dall’Office of the Quartet Representative di Tony Blair, si resero conto di condividere medesime visioni e pensieri sia sotto un profilo degli affari, sia sotto il profilo sociale e culturale. Questa imminente forza mossa da entrambe e il loro desiderio di cambiare la visione del turismo, diede vita, nel febbraio 2014, al Breaking Bread Journeys: nuovo progetto la cui anima è quella di trasformare lo sviluppo economico e turistico, in un mezzo volto a favorire la pace e la prosperità nella terra d’Israele e Palestina, grazie anche all’aiuto offerto dallo United States Agency for International Development (Usaid), la principale agenzia d’aiuti all’estero del governo statunitense.
Le due donne vogliono così sollecitare una “vacanza” viva e attiva, che miri alla scoperta della verità e della bellezza di questa affascinante terra, simbolo della cristianità e, nel contempo, culla che accoglie ebrei e musulmani.
Si tratta di una nuova concezione di turismo, inteso come un’insieme di persone che non vogliono limitarsi ad una semplice osservazione della cultura tipica della Terra Santa, ma chiedono di viverla appieno, immergendosi nella vita quotidiana dei popoli e lanciando un messaggio di pace. Messaggio con il quale s’intende far comprendere che ciò che può apparire diverso, non deve necessariamente dividere, andrebbe anzi inteso come un nuovo e complementare elemento, che generi una salda unione.
Del resto, il nome Breaking Bread Journeys significa “rompere il pane e distribuirlo a tutti senza distinzione’’: far conoscere ed offrire nuovi valori, non solo ai visitatori della Terra Santa ma, anche, alle popolazioni locali.
Secondo la filosofia di Elisa Moed e Christina Samara, nelle persone risiede la capacità di divenire fonte di unione e di pace. Un impulso che nasce dalla fede, dall’amore verso il prossimo e dalla volontà di realizzarlo. In loro, vi è la voglia di dar vita ad un turismo che sia spinto dall’amore di aiutare coloro che si trovano in difficoltà; vi è la voglia di dimostrare che l’unione rafforza e che, in realtà, non esiste ciò che è comunemente definito come “diverso”.
L’ambizione di queste donne provenienti dalla stessa terra – divisa però da un muro di cemento – supera i limiti sociali, politici e religiosi, anche grazie all’aiuto di piccoli gruppi di persone che intraprendono un viaggio-pellegrinaggio volto alla scoperta della vita quotidiana in Israele e in Palestina. Si immergono nella cultura delle popolazioni, assaporando il cibo delle tradizioni locali ed esplorando i luoghi su cui è passato il Messia.
La bellezza del turismo risiede anche nella sua bontà divenendo opera di giustizia, di speranza di pace, nonché lezione di “amore autentico nei confronti del nostro prossimo che è nel bisogno”. (Papa Giovanni Paolo II, Calcutta, 1986)