Ucciso cristiano ad Orissa. Arrestati i killer ma i radicali minacciano una strage di cristiani

Forte tensione in città dopo l’arresto degli assassini di Nimmaka Laxmaya, brutalmente martoriato in pieno giorno. Induisti ne chiedono liberazione, pena il massacro

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Seguito, aggredito mentre si trovava da solo, brutalmente martoriato e infine ucciso. Tutto in pieno giorno. E’ il tragico destino toccato a Nimmaka Laxmaya, 50 anni, cristiano di Orissa, mentre tornava a casa dopo il battesimo del suo ultimo figlio, celebrato nel vicino villaggio di Dherubada, il 25 maggio scorso.

Il cadavere sfigurato è stato rinvenuto proprio dal figlio neo battezzato che ha dato l’allarme, nonostante gli aggressori minacciassero anche lui. Secondo le dichiarazioni dei fedeli locali, riprese dall’agenzia Fides, l’omicidio era mirato e programmato per terrorizzare i credenti e quanti volessero convertirsi alla fede cristiana, ricevendo il battesimo.

Il caso ha creato forte tensione nella città, specialmente dopo l’arresto degli assassini, avvenuto dopo la denuncia e l’assistenza di un Pastore protestante locale. Fanatici induisti e gruppi radicali indù hanno inscenato infatti manifestazioni in strada, minacciando una strage dei cristiani se i prigionieri non saranno liberati. Ricordando i pogrom anti-cristiani avvenuti in Orissa nel 2008, i leader cristiani e tutti i fedeli della zona sono terrorizzati e temono tragiche conseguenze per la loro comunità.

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ZENIT Staff

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