La Russia del XXI secolo forse non sarà un paradiso in terra ma è indubbiamente un esempio di come il processo di secolarizzazione sia tutt’altro che irreversibile.
Il drammatico contesto della crisi ucraino-crimeana, con la conseguente propaganda anti-russa di molti media occidentali, getta una luce ancor più significativa su questa inversione di tendenza in un paese che, oltre ad aver diffuso il comunismo nel mondo, è stato anche il primo a legalizzare l’aborto, sperimentando nel corso dei decenni, una delle più spaventose crisi demografiche della storia.
Con l’amministrazione Putin, la Russia ha iniziato a risalire la china, sia sul piano economico, che delle politiche familiari. Pur rimanendo alto il numero dei divorzi (fallisce un matrimonio su due), è drasticamente diminuito quello degli aborti: dai 4 milioni di vent’anni fa agli 800mila di oggi.
La Russia è anche un simbolo di rinascita cristiana: non solo la gente torna a credere in Dio e ad andare in chiesa, ma il governo sta finanziando la ricostruzione di numerosi edifici sacri, demoliti durante la dittatura sovietica.
Questa realtà, non molto conosciuta nell’Europa occidentale, è stata illustrata durante le ultime settimane da Alexej Komov, noto esponente pro-life russo, che accompagnato dal direttore di Notizie Pro Vita, Antonio Brandi, ha svolto un tour di conferenze per l’Italia, conclusosi ieri con l’intervento a Pellegrini nel cyberspazio, il meeting dei giornali cattolici, in corso a Grottammare (AP).
Aleksej Komov, 42 anni e 5 figli, lavora per la Fondazione “San Basilio il Grande”, una delle più importanti in Russia. Inoltre rappresenta la Commissione per la Famiglia della Chiesa Ortodossa ed è ambasciatore del Congresso Mondiale per le Famiglie presso l’ONU; quest’ultima è la più ampia piattaforma per le associazioni mondiali per la famiglia, presente in 80 paesi del mondo.
“Il 10, 11 e 12 settembre prossimi terremo il Forum del Congresso Mondiale della Famiglia a Mosca, prima al Cremlino, poi nella Cattedrale di Cristo Salvatore: invito i lettori di ZENIT a parteciparvi!”, ha sottolineato Komov, aprendo la sua intervista rilasciata a ZENIT.
Ambasciatore Komov, sembra davvero che la Russia si stia avviando a diventare il paese leader nella battaglia per la difesa della vita e della famiglia…
È vero, la Russia è probabilmente l’unico grande paese che negli ultimi dieci anni ha difeso i valori della famiglia e i valori tradizionali nello scenario internazionale. Nel nostro paese sono recentemente passate numerose ottime leggi: ad esempio, dall’anno scorso è vietata la propaganda dell’aborto, così come è stata vietata la propaganda dei comportamenti omosessuali tra i bambini e tra i minori di 18 anni. Quest’ultima normativa ha suscitato ampie critiche, specie tra le potenti lobby LGBT internazionali. È una legge su cui pesano molto la disinformazione e le menzogne: si pensi che, in Russia ci sono molti locali gay, la propaganda tra i maggiorenni è lecita e nessuno perseguita gli omosessuali. Si tratta solo di tutelare i bambini e questo è un principio fondamentale. Per quanto riguarda le politiche familiari, in Russia per ogni secondo figlio, il governo elargisce 10mila euro alla famiglia, mentre alla nascita del terzo figlio, i genitori hanno diritto alla terra.
Lei è reduce da un tour di conferenze per l’Italia. Ritiene che nel nostro paese ci sia una buona sensibilità verso i temi della vita?
Grazie al contributo di Toni Brandi e di Pro Vita Onlus, è stato possibile organizzare un tour in dieci città italiane che si è appena concluso. In questi giorni ho incontrato numerosi rappresentanti del movimento pro-life italiano in Italia, che mi sembra una realtà molto solida: la gente vuole difendere i propri valori e il cristianesimo. Tuttavia, come in altri paesi del mondo, negli ultimi anni c’è un attacco a tali valori. Una minoranza del 2-3% di attivisti LGBT si avvale di mass media assai influenti, pretendendo di imporre uno stile di vita non salutare ad una popolazione che, al 90% è contraria.
In Russia, invece, c’è questa stretta sui valori tradizionali. Siamo un paese che per 70 anni ha patito la dittatura comunista: sappiamo, quindi, cosa significhi vivere in un paese senza Dio. Vogliamo quindi condividere la nostra esperienza di difesa di questi valori, con i nostri fratelli e sorelle in Italia e in altri paesi.
Come si sta manifestando la rinascita spirituale e cristiana in Russia?
La Russia è cristiana da oltre un millennio e il cristianesimo è penetrato molto profondamente nell’anima e nel cuore del paese: un patrimonio che non si è dissolto nei 70 anni di comunismo e di persecuzione anti-cristiana, durante i quali abbiamo avuto migliaia di martiri che ora pregano per noi e che ci stanno aiutando a risollevare la Russia. Negli ultimi vent’anni abbiamo ricostruito più di 30mila chiese e circa 800 monasteri: un fatto veramente sorprendente.
Papa Francesco sta cercando di rafforzare il più possibile il dialogo con le chiese ortodosse, avviato di suoi immediati predecessori. Qual è la sua visione di questo riavvicinamento ecumenico? Una riconciliazione è possibile?
I cattolici e gli ortodossi devono indubbiamente essere più vicini tra loro, collaborando nella difesa della vita dal concepimento alla morte naturale, nella difesa della comune civiltà cristiana che oggi è sotto attacco. L’Europa deve respirare “a due polmoni”, essendo il cattolicesimo e l’ortodossia i due polmoni dell’Europa. Mi auguro, dunque, ci sarà sempre più dialogo e cooperazione, tuttavia sarà Dio a stabilire quando le due chiese saranno di nuovo unite: speriamo succederà presto, certo non dipenderà da noi umani, essendosi sedimentatesi in mille anni, molte differenze. Sarà comunque la volontà di Dio a trovare un modo per sancire questa riconciliazione.