Guardo la mia vita dall’alto o la considero comunque fuori dal contesto terreno, cercando di uscire da me stesso per valutarla con maggiore obiettività.
Ogni giorno mi sento spinto a volare sempre più in alto tanto quanto urge esulare dalle bassezze che tendono ad irretire la mia vita. Anche l’aquila deve immergersi nel sole per sfuggire alle insidie dei predatori del bosco.
Sempre più frequentemente m’accorgo di essere attratto dalla terra; e ciò mi spaventa. Me ne devo difendere come da un ladro che tende a rubarmi il tesoro del cielo. Che vale guadagnare tutto, se perdo l’anima?
Ad ogni tentazione del mondo, corrisponde in me un colpo d’ala verso il cielo. Quanto più pressante si fa il pericolo dell’attrazione umana, tanto più alta diventa la frequenza dei miei battiti d’ala. Il colibrì è l’immagine che mi si presenta più adatta. Mi alzo da terra, m’avvinghio a Papà.
Sempre più in alto allora, sempre più in Dio per sfuggire ai tentacoli della terra.
Man mano che mi inoltro nel cielo il mio occhio si purifica, acquisto lo sguardo del cielo…tanto che posso rivolgerlo verso la terra per vedere dove sia finita.
Non è lontana; anzi è più vicina che mai; è addirittura con me, in me. Con me è entrata in cielo; con Gesù in me il cielo si è unito alla terra. Dall’occhio del Creatore la guardo, la riguardo e la contemplo: “E’ tutta buona”.
Ciao da p. Andrea
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