Lo scorso 10 giugno è stata presentata la ricostruzione antropologica forense del volto di Antonio di Padova: ora, grazie alle sempre più sofisticate tecniche di ricerca, è possibile vedere la “vera” faccia del Santo tanto popolare.
Accanto a questo si colloca la pubblicazione per la prima volta della traduzione italiana di tutte le fonti agiografiche inerenti sant’Antonio (Fonti agiografiche dell’ordine francescano, Editrici Francescane, Padova 2014), compresa la Passione dei santi frati martiri in Marocco il cui esempio fu all’origine della sua vocazione francescana, come narra il Dialogo sulle gesta dei santi frati Minori ora usufruibile anche per non specialisti di manoscritti medievali.
Capitò che un uomo di stirpe regale, che veniva chiamato anche Pietro Infante, avesse portato dal Marocco le reliquie di alcuni frati del nostro Ordine e che proclamasse, con fama diffusa in tutto il territorio della Spagna, di essere stato miracolosamente liberato per i loro meriti.
Appena questo giunse alle orecchie di Antonio, cingendo subito i suoi reni dell’emulazione del martirio aspirava con tutte le forze all’Ordine dei frati Minori e con frequenti preghiere e digiuni affidava a Cristo il proposito concepito nel suo cuore. E quando un giorno dei frati Minori erano giunti dal vicino cenobio fermandosi a chiedere l’elemosina come al solito, assicuratogli che lo avrebbero mandato nella terra dei saraceni, nel monastero stesso impongono l’abito di san Francesco all’uomo di Dio, non appena ottenuto il permesso dl superiore.
Mentre dunque, fervente di amore per il martirio, si affrettava verso il Marocco inviato dai frati, il sommo arbitro, disponendo cose più grandi su di lui, inviatagli una febbre, flagellava l’uomo molto violentemente e lo spinse, anche contro il suo volere, a ritornare alla sua terra d’origine per recuperare la salute. Quando stava per ritornare in Spagna, con la nave già affidata al mare, contro il desiderio, per ordine divino fu spinto dal soffio dei venti ad approdare in Sicilia. […]
In quel tempo in cui abbiamo detto che il santo uomo era sbarcato nelle terre di Sicilia, avvenne che si celebrava ad Assisi il capitolo generale dell’ordine. Giunto lì Antonio, secondo l’uso, con gli altri frati, viene destinato alla provincia di Romagna, mandato dal ministro generale. […] Appunto nel tempo del capitolo generale, in cui furono traslate ad Assisi le reliquie del beato padre Francesco, ricevendo dal ministro generale dell’ordine una universale libertà di predicazione giunse, alla città di Padova, sotto la guida di Cristo.