I cattolici che salvarono gli ebrei in Polonia

Due suore e tre sacerdoti insigniti oggi, a Varsavia, della medaglia dei “Giusti tra le Nazioni”

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Si tratta di fatti poco noti, ma suore e sacerdoti polacchi hanno svolto un ruolo determinante nel salvare e assistere persone di religione ebraica durante uno dei periodi più buii e tristi della storia moderna. Come riconoscimento per il lavoro di carità svolto, due suore e tre sacerdoti verranno insigniti oggi 11 giugno dell’onorificenza più alta per i gentili che hanno salvato gli ebrei, ovvero i “Giusti fra le nazioni”.

Le due suore, Serafia Rosolinska e Kornelia Jankowska, durante la Seconda Guerra mondiale gestivano l’orfanotrofio delle Suore del Sacro nome di Gesù a Suchedniow. Accolsero una bambina ebrea di tre anni, Joan Kirsten, e le diedero un nome fittizio (Joanna Przygoda) per destare meno sospetti, salvandola così dalla persecuzione nazista.

Karen Kirsten, la figlia della sopravvissuta, è venuta da New York con la sua famiglia per assistere alla cerimonia a Varsavia. Prima della partenza, Karen ha scritto sul proprio blog “se non fosse stato per quelle coraggiose anime che hanno avuto il coraggio di resistere, io non sarei qui a scrivere in questo sito”.

Jan Raczkowski, uno dei tre sacerdoti riconosciuti come “Giusto tra le nazioni”, è noto a Varsavia come vicario per la parrocchia di San Vincenzo De’ Paoli ad Otwock. Ha salvato i membri di varie famiglie ed era riuscito a formare un gruppo di sostegno che comprendeva suore, sacerdoti e famiglie di Otwock, nonostante gli altissimi rischi.

Mikolaj Ferenc e Antoni Kania, gli altri due sacerdoti riconosciuti come Giusti, hanno invece nascosto e salvato Ewa Turzynska-Trauenstein e suo figlio Leon nelle chiese di Markowa e Nowa Huta. La famiglia Turzynski, per riconoscenza e per affetto verso chi li ha aiutati, si riferisce ai due sacerdoti come i “nostri preti”.

Berta Turzynka, la moglie di Leon, aveva da tempo fatto richiesta allo Yad Vashem, il museo ebraico della Memoria, affinché Ferenc e Kania ricevessero tale onorificenza. La donna ha raccontato: “Io, mio marito e mia cognata siamo sopravvissute grazie all’aiuto di brave persone. Dopo la morte di mio marito nel 2011, decisi di cercare le famiglie di coloro che ci avevano aiutato per ringraziarli. E’ per questo che ho richiesto che i ‘nostri preti’ venissero riconosciuti fra i Giusti tra le Nazioni”.

“Voglio sottolineare – ha aggiunto Berta – che mio marito è sempre stato in sintonia con la Chiesa cattolica. Infatti, dopo essere stato salvato dai sacerdoti, ha guidato la costruzione della Domus Galilaeae in Israele, dove sta per nascere un seminario per futuri preti”.

I grandi atti di generosità di sacerdoti e suore non rimangono quindi ricordi perduti nel passato, ma diventano esempi di grande coraggio di chi, nel passato, ha rischiato la propria vita per quella altrui.Secondo le ultime ricerche, sono più di mille i sacerdoti e le suore che hanno assistito e salvato gli ebrei in Polonia durante l’orrore nazista. Testimonianze, queste, che spingono le generazioni future a comportarsi con altrettanta generosità. 

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Paweł Rytel-Andrianik

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