Questa mattina, sabato 7 giugno in Duomo, l’Arcivescovo di Milano, il cardinale Angelo Scola ha ordinato 25 nuovi sacerdoti della Diocesi ambrosiana. La Cattedrale non ha contenuto tutti famigliari, gli amici, i fedeli delle parrocchie di origine e di quelle in cui i nuovi sacerdoti hanno fino ad ora collaborato. All’interno e all’esterno del Duomo erano 10mila le persone presenti. Al termine della Celebrazione grande festa per loro intorno al Duomo con il tradizionale “lancio in aria” dei nuovi preti da parte degli amici.
Nella sua omelia il cardinale Scola ha anzitutto lodato “questi 25 uomini per il tenace coraggio della loro scelta che brilla luminosa agli occhi di tutti gli ambrosiani”.
Rivolgendosi poi a tutti i presenti in Duomo Scola ha spiegato che “abbiamo bisogno di Qualcuno che si prenda cura di noi. Chi mi assicura è la domanda profonda che nessuno potrà mai sradicare dal cuore dell’uomo. La cura che il nostro cuore desidera è quella che non lascia fuori nulla di noi: l’esperienza dell’essere amati e dell’amare, il desiderio di lavorare ed edificare la città di tutti, il bisogno di riposare e far festa, quello di educare e la necessità di portare il peso del male fisico e di quello morale. Questo nostro anelito può trovare compimento? Basta passeggiare per le vie delle nostre città, sfogliare il giornale o guardare le immagini che ci arrivano da ogni dove, perché si affacci insidioso il dubbio che una tale “cura” sia concretamente praticabile. E’ Dio nella sua imponente presenza al quotidiano della storia ha cura di noi”.
Parlando poi della missione che questi nuovi preti saranno chiamati a compiere, Scola ha detto loro che “è in forza del dono sacramentale che oggi ricevete che siete configurati a Cristo non per sostituirlo – sarebbe folle oltre che impossibile! – ma per agire in Suo nome: perché Egli stesso continui ad agire, attraverso la nostra povera persona, donandosi come Pane della Vita nell’Eucaristia e misericordia del Padre nella penitenza. Tramite il loro ministero lo stesso Gesù Cristo nello Spirito si fa presente sacramentalmente nell’oggi della storia. Siamo solo dei mandati. Siamo co-agonisti, non protagonisti. Non dimentichiamolo mai!”.
Infine da Scola un compito per i novelli sacerdoti: “L’amore fraterno, la carità, è un linguaggio accessibile ad ogni uomo: ecco perché non esistono lontani! Anche colui che sembra il più separato dalla Chiesa comprende il linguaggio della carità. La carità si fa trama di rapporti e sostanza della vita quotidiana della comunità cristiana a cui servirete come presbiteri. Sono questi i segni del Dio vicino. Gli uomini e le donne che abitano il campo del mondo li aspettano come il seme buono che darà frutto”.
I futuri preti ambrosiani hanno un’età media di 30 anni. Il più giovane ha 24 anni, mentre due hanno superato i 50. C’è chi è entrato in Seminario subito dopo la maturità, chi ci è giunto dopo aver lavorato come architetto, medico, disegnatore, avvocato, bancario, operaio. E chi, prima di avviarsi al sacerdozio è stato assessore comunale o si è laureato in ingegneria, in lettere classiche, in comunicazione.
Ora si metteranno al servizio delle parrocchie che sono state loro assegnate dove rimarranno per 5 anni.