L’uomo ha tanti difetti, ma soprattutto uno non può essere sottovalutato, pena l’impossibilità di entrare nel mistero della vita che lo circonda: Mettere la testa sotto la sabbia, come un agile struzzo di campagna, per sfuggire la realtà biblica che gli appartiene. Tale comportamento può forse permettere, in certe occasioni quotidiane, di evitare dei malintesi, ma quasi sempre impedisce la crescita personale. È, infatti, cosa imprudente assumere un atteggiamento di superficialità, dinnanzi al valore immortale della sacra scrittura. Si rischia, senza capire, di non cogliere in essa il senso chiaro della verità eterna che viene da Dio. Cosa serve all’uomo far finta di reclamare una conoscenza della Parola che non sia reale? Probabilmente solo ad impreziosire le tavole rotonde o a rispondere, in modo passivo, alla propria coscienza, facendo comunque male a se stessi e al prossimo. La Scrittura Santa cela tra le sue molte parole delle perle pregiate in ordine alla conoscenza della nostra verità. L’uomo di oggi non può non farle sue, anche perché la complessità del nostro tempo, può trovare proprio nell’armonia della sapienza biblica risposte che, tante volte, si fa fatica ad individuare, nonostante i progressi dell’umanità. Questo vale per la politica, la scuola, la famiglia, le professioni, la vita sociale, lo studio, il lavoro, la serenità personale e della comunità. Ignorare il vero significato del messaggio “ispirato”, non conoscerlo, non ricordarlo, passare oltre, come se fosse cosa scontata, priva della luce che deve illuminare ogni relazione con Dio e con i fratelli. La moltissima povertà, che oggi regna nel mondo della fede, è motivata anche dal fatto che queste verità vengono trascurate e, se ascoltate o lette, appaiono spesso sottovalutate. Si vive come se esse mai fossero state proferite da Dio.
Penso che un atteggiamento passivo dell’essere umano dinnanzi alla Parola del Signore, oltre a rallentare la conoscenza del proprio mistero di vita, provochi un ritardo consistente nel cammino della storia degli uomini. Si rinvia perciò la capacità personale di ognuno di essere nel quotidiano fatto ad immagine e somiglianza di Dio e non si risponde alla propria vocazione naturale. Non viene forse ignorata la verità che debba essere l’uomo a rappresentare Cristo nel tempo in cui vive, dopo la sua morte e resurrezione, per salvarsi e aiutare l’altro ad essere, a sua volta, luce per il prossimo? Noi certo non possiamo vincere la malvagità che abita nel mondo, ma, nella sapienza del linguaggio divino, siamo in grado di trovare la tutela per non essere risucchiati tra i suoi velenosi tentacoli. Leggo, tra l’altro, in uno scritto dell’assistente centrale del Movimento Apostolico: “La fede è in questo Dio che oggi parla. Non parla però dall’uragano, dal monte, di mezzo al fuoco. Parla con voce e con suono umano. Parla per mezzo dell’uomo costituito da Lui ministro della sua Parola, testimone della sua risurrezione, annunciatore del suo Vangelo, servo della sua carità e del suo amore. È l’uomo che deve annunciare la verità del suo Dio ed è nell’uomo che l’uomo dovrà necessariamente credere. La fede in Dio nasce dalla parola nell’uomo”. L’ individuo è distratto; è preso da altri vincoli terreni, ma più di tutto ignora che la mancanza di fede, in chi gli è vicino, sia il frutto dell’assenza di un segnale d’amore cristiano dentro di sé. Un gesto capace di trasformare la sofferenza umana in speranza e gioia di esistere. Si confonde spesso il benessere materiale con la pace interiore!
Quando manca Dio, il respiro, anche se sofisticato e ben incappucciato, rimane all’interno indebolito e privo di quella spinta propulsiva, capace di vincere il male. Non è certo fantasia sostenere che la perfidia abiti oggi nel mondo e che ormai si ammanti a festa per far rallegrare i cuori, illudendoli e massacrando la intima serenità. Quello che ne consegue, purtroppo è sotto i nostri occhi. Papa Francesco, ogni giorno, con il suo apostolato sta aiutando l’umanità a riprendersi il vangelo, accendendo la speranza nel singolo, capace, a sua volta, di sorreggere l’altro nel piegare il demonio travestito da straordinario illusionista. Ma attenzione a non pensare di potersi sostituire a Dio! Rispetto l’ateo, ma mi preoccupo di chi, con effetti speciali, si sostituisce al cielo, distruggendo la libertà e profanando la sacralità della fede individuale e della propria comunità. Chiudo, a proposito, con un pensiero di mons. Di Bruno: Se manca l’accreditamento di Dio, si compie un vero atto di superstizione e di idolatria. L’uomo si sostituisce a Dio e questa è vera idolatria, vera superstizione. Si attribuiscono all’uomo poteri che sono solo di Dio. Cadere nell’idolatria dell’uomo è facilissimo. Basta distrarsi un attimo e già si è nella grande superstizione della sostituzione di Dio con un uomo. Ma anche arrestare il corso della fede sulla terra è facilissimo. È sufficiente che il messaggero della Parola si distacchi dal suo Dio e Signore. Il Signore in questo caso mai lo potrà accreditare ed è la fine del cammino della vera fede”. Che l’uomo, per il bene di tutti, sia meno struzzo ed apra sicuro il suo cuore alla sacra Parola di Dio!
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