Ogni confessione è una "Pentecoste"

Il Sacramento della penitenza costituisce una esperienza sempre nuova dello Spirito Santo in azione, sia per il sacerdote che per il penitente

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Riportiamo di seguito la lettera del cardinale Mauro Piacenza, Penitenziere Maggiore, a tutti i confratelli confessori e a tutti i penitenti, in occasione della Pentecoste 2014.

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Carissimi,

raccolti spiritualmente nel Cenacolo insieme con la Beata Vergine Maria, in intensa comunione ecclesiale, riviviamo il mistero della “Pasqua rossa”, la discesa dell’Eterno Spirito di Amore, che vivifica la Chiesa e incessantemente la rinnova mediante il dono di grazia con il quale il Signore ci ha consacrati al suo servizio: il sigillo battesimale e sacerdotale.

Poiché il Sacramento della misericordia costituisce come la “porta” mediante la quale, più potentemente, lo Spirito soffia nella storia e ne orienta il corso, desidero inviare a tutti i confratelli che esercitano il ministero di confessori e a tutti i penitenti un particolare pensiero per la solennità di Pentecoste ed assicurarli che ogni giorno sono nella mia preghiera.

Ben sappiamo che la nostra vita nuova affonda le radici nella missione dello Spirito Santo e così pure la stessa identità della Chiesa e la vitalità della sua missione. Nel grande “abbraccio” della Pentecoste, la persona stessa di Gesù, Risorto e Asceso al cielo, si fa presente, fino alla fine dei tempi, in tutti i suoi discepoli e, attraverso di loro, per opera del medesimo Spirito, si dilata in un eterno respiro di misericordia. Per questa opera divina la realtà della Persona e dell’Amore salvifico di Cristo non rimane “lontana”, come qualcosa da imitare, ma fondamentalmente inaccessibile, o come un “modello ideale” a cui rifarsi senza però poterlo mai raggiungere; al contrario diventa la radice stessa del nostro essere, la nuova realtà nella quale viviamo, quella potenza d’Amore dalla quale siamo ora “abitati” e che domanda, durante il pellegrinaggio terreno, di poter agire nel mondo anche attraverso di noi.

Sappiamo bene che tutto ciò, valido ed attuale per ogni fedele, in forza del Battesimo, riguarda in particolare i Sacerdoti, poiché essi, sono stati introdotti, non per loro merito ma per grazia, ad un tale “livello d’essere”, ad una tale intimità con il Signore, da divenire partecipi dell’Amore del suo Cuore, della sua stessa opera di salvezza, tanto che, attraverso di essi, accade ora realmente, per i fratelli, l’incontro con Cristo. I sacerdoti sono stati costituiti ministri della divina misericordia, quindi servi del Dio d’Amore e compassione di Gesù.

Per questa ragione il Sacerdote, oggetto di misericordia, non potrà che essere sempre, “uomo della misericordia”. Il suo nuovo essere lo testimonia e l’esercizio fedele quanto appassionato, del ministero ne diventa memoria continua.

Per essere esperti di misericordia, sarà sufficiente essere “in ascolto” dell’opera dello Spirito in noi e nei fedeli; “in ascolto” del dono della Pentecoste, che ci ha tutti consacrati nel Battesimo, e i Confessori nell’ordinazione sacerdotale, e che ci “rinnova” per mezzo di ogni celebrazione dei Sacramenti; in modo del tutto particolare, nel Sacramento della Riconciliazione.

Questo Sacramento, infatti, costituisce una esperienza sempre nuova dello Spirito Santo in azione, sia per il sacerdote che per il penitente. Per il penitente, perché il perdono sacramentale rappresenta una vera e propria “Pentecoste per l’anima”, che viene illuminata dalla sua luce divina, purificata dal sangue dell’Agnello immolato e adornata di ogni dono di grazia, a cominciare dalla rinnovata, piena comunione con Gesù.

Per il sacerdote, in quanto profondamente unito a Cristo, termine vivo di ogni accusa dell’uomo peccatore, apprende ogni volta di più, il pensiero stesso di Cristo, nel correggere, valutare, guarire e, mentre pronuncia le parole dell’assoluzione, sente ravvivarsi nel cuore, per opera dello Spirito, il sigillo sacramentale e la personale immedesimazione con il Buon Pastore! Quale Amore ci viene mostrato!

Chiediamo alla Beata Vergine Maria, Sposa dello Spirito Santo e Madre del Redentore, di insegnarci a custodire e a fare memoria di queste realtà, perché sempre più, possa ravvivarsi e splendere il fuoco della Pentecoste, che è fuoco d’Amore, fuoco di misericordia.

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Mauro Piacenza

http://www.cardinalrating.com/cardinal_268.htm

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