“Tanti dicono di essere nella Chiesa”, ma “sono con un piede dentro e l’altro ancora non è entrato”. Stamattina papa Francesco, nel corso della sua omelia a Casa Santa Marta, ha invitato a diffidare di chi non compie un’adesione autentica e disinteressata alla Chiesa.
Prendendo spunto dal Vangelo del giorno (Gv 17,20-26), nel quale Gesù prega il Padre affinché “tutti siano una sola cosa”, il Santo Padre ha fornito un’attenta e originale riflessione sull’unità della Chiesa. Ci sono “alcuni gruppi che affittano la Chiesa, ma non la considerano la loro casa”, essi si sentono contemporaneamente “dentro e fuori”.
Tre sono i gruppi che il Papa ha identificato: gli “uniformisti”, gli “altenativisti” e i “vantaggisti”. I primi sono “quelli che vogliono che tutti siano uguali nella Chiesa”, sono i fautori dell’uniformità e della rigidità. “Non hanno quella libertà che dà lo Spirito Santo” e “fanno confusione” tra la predicazione di Gesù nel Vangelo e “la loro dottrina di uguaglianza”. Però sbagliano, perché “Gesù mai ha voluto che la sua Chiesa fosse così rigida”. Uno sbaglio che li pone fuori dalla Chiesa, in quanto “il loro atteggiamento rigido li allontana dalla Chiesa”, anche se loro si dicono cristiani e cattolici.
Diversi ma simili ai primi, sono gli “alternativisti”. Anche loro “hanno un piede fuori dalla Chiesa”, perché sono gelosi di un’idea propria e “non vogliono che sia come quella della Chiesa, hanno un’alternativa”. Il Papa ha paragonato costoro agli gnostici della Chiesa primitiva, “che l’apostolo Giovanni bastona forte”. Così come quegli eretici dei primi secoli, gli “alternativisti” “non condividono quel sentire proprio della Chiesa”.
La mancanza di adesione completa alla Chiesa può essere originata, oltre che da motivi ideologici, anche da mero opportunismo. È il caso della terza categoria chiamata in causa dal Papa oggi. Quelli che lui chiama “vantaggisti” sono coloro che oltrepassano la soglia della Chiesa, ma solo “per vantaggio personale”, sovente “facendo affari nella Chiesa”.
Il Pontefice ha nuovamente utilizzato paragoni storici, quando ha citato Simone il Mago, Anania e Saffira, tutti personaggi che “approfittavano della Chiesa per il proprio profitto”. Epigoni di quelle tre comparse del Nuovo Testamento, ha aggiunto il Papa, “li abbiamo visti nelle comunità parrocchiali o diocesane, nelle congregazioni religiose”. Si tratta di “alcuni benefattori della Chiesa”, coloro che “si pavoneggiavano di essere proprio benefattori e alla fine, dietro il tavolo, facevano i loro affari”. Il loro atteggiamento li porta a non percepire “la Chiesa come madre, come propria”.
L’insegnamento di Gesù, ha proseguito il Papa, è alquanto chiaro: “La Chiesa non è rigida”, ma è “una, sola: la Chiesa è libera!”. Al suo interno “ci sono tanti carismi, c’è una grande diversità di persone e di doni dello Spirito!”. L’unico comun denominatore tra tutti è l’amore, per dare “tutto il cuore e non per fare affari a tuo profitto”. La Chiesa, ha sottolineato, “non è una casa da affittare”, la Chiesa “è una casa per vivere”, “come madre propria”.
È vero, “le tentazioni sono tante”. Pertanto l’obiettivo dell’unità è impervio. Per questo dobbiamo sempre confidare nello Spirito Santo, il quale “fa l’armonia nella Chiesa. L’unità nella Chiesa è armonia”. Tutti, ha osservato, “siamo diversi, non siamo uguali, grazie a Dio”, altrimenti “sarebbe un inferno!”. Allo stesso tempo, “tutti siamo chiamati alla docilità allo Spirito Santo”. Docilità che costituisce “la virtù che ci salverà dall’essere rigidi, dall’essere ‘alternativisti’ e dall’essere ‘vantaggisti’ o affaristi nella Chiesa”. Ed è proprio “questa docilità che trasforma la Chiesa da una casa in affitto ad una casa propria”.
Infine, il Santo Padre ha invocato il Signore perché “ci invii lo Spirito Santo e che faccia questa armonia nelle nostre comunità – comunità parrocchiali, diocesane, comunità dei movimenti – che sia lo Spirito a fare questa armonia, perché come diceva un Padre della Chiesa: Lo Spirito, Lui stesso è l’armonia”.