Anche il presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano si unisce al coro che invoca la liberazione di Meriam Ibrahim, la giovane madre cristiana condannata alla pena capitale in Sudan. Il Capo di Stato “segue con viva partecipazione, in raccordo con il governo” la vicenda della donna, riferisce una nota del Quirinale.
E aggiunge: il presidente “auspica che possano essere tempestivamente confermate le recenti dichiarazioni dell’ambasciatore del Sudan in Italia riportate dalla stampa e relative a una revisione della sentenza”. L’intervento di Napolitano – afferma ancora la nota – avviene “nel rispetto della sovranità del Sudan e del principio di separazione dei poteri”.
In carcere da mesi insieme ai suoi figli – la secondogenita partorita in prigione alcuni giorni fa, con le catene ai piedi – Meriam è stata accusata da un tribunale di Karthum di adulterio e apostasia per aver sposato un uomo cristiano, rinnegando così la fede del padre musulmano (in realtà il padre ha abbandonato la famiglia quando Meriam era una bambina, ed è stata cresciuta ed educata dalla madre cristiana).
Da parte sua – riferisce la Radio Vaticana – il ministro degli Esteri sudanese, Ali Ahmed Karti, intervenendo ad una conferenza a Berlino, ha lasciato intendere che una soluzione per la giovane madre è possibile.