Ricordava San Giovanni Paolo II nell’Enciclica Centesimus Annus (1991) che, ai tempi di papa Leone XIII (ultimi decenni dell’800), era presente una tendenza “rivolta verso una salvezza puramente ultraterrena, che però non illuminava né orientava la presenza sulla terra”.
Fu proprio Leone XIII, con l’Enciclica Rerum novarum, a porre le basiper la dottrina sociale della Chiesa, che avrebbe indicato la via per rispondere alle grandi sfide del nostro tempo.
Uno dei motivi dello straordinario successo di Papa Francesco, al di là di confini geografici e confessionali, consiste nella capacità e nel coraggio di proclamare le esigenze fondamentali di giustizia nell’attuale congiuntura socio-economica.
Risuonano ancora le parole del Papa sulla corruzione in politica e l’appello rivolto ai mafiosi in occasione della veglia di “Libera” nella chiesa di San Gregorio VII a Roma: “Convertitevi! C’è ancora tempo per non finire nell’inferno che vi aspetta se continuerete sulla strada del male”.
Le parole del Santo Padre sono state l’occasione per un incontro di riflessione sul tema: la tavola rotonda dal titolo I dati inesplorati della criminalità organizzata, svoltasi il 26 maggio scorso presso la sede romana della rivista gesuita La Civiltà Cattolica, con l’organizzazione dell’associazione “Res Magnae”, la collaborazione dell’Istituto Guglielmo Tagliacarne e di Civiltà Cattolica, e l’adesione del Presidente della Repubblica.
Autorevole il parterre dei relatori: Angela Soccio, Vice presidente di “Res Magnae”; Giorgio Santacroce, Primo Presidente della Corte Suprema di Cassazione; Giuseppe Maresca, DG Direzione V del Ministero dell’Economia e delle Finanze; Francesco Vitali dell’Ufficio Garante per la Protezione dei Dati Personali; Andrea Mazzitelli, Responsabile Centro Studi “Res Magnae”; Paolo Cortese, Responsabile osservatori economici Istituto Guglielmo Tagliacarne; padre Luciano Larivera S.I., giornalista ed esperto economico de La Civiltà Cattolica; Massimo Bachetti dell’Avvocatura Generale dello Stato; Giuseppe Busia, Segretario Generale del Garante per la Protezione dei Dati Personali.
Dopo il saluto di padre Antonio Spadaro, direttore de La Civiltà Cattolica, e la lettura del messaggio del Presidente della Repubblica, si è entrati subito nel vivo del dibattito, che si è svolto essenzialmente lungo due fili conduttori: il rischio concreto di una connessione perversa fra società civile e “società mafiosa” e la possibilità di disporre di nuovi strumenti per identificare e contrastare l’economia illegale.
Nel corso degli interventi è emerso un monito molto chiaro: in Italia si tende a dimenticare la parola “mafia” per inseguire altri problemi urgenti; ma la lotta alla mafia non si può cancellare dall’agenda perché, senza di essa, non ci sarà ripresa economica. La crisi ha aggravato le infiltrazioni mafiose perché per la mafia è più facile aggredire le imprese al collasso. Per combattere il fenomeno, occorre in primo luogo una giustizia più veloce; una particolare attenzione deve essere posta sui patrimoni confiscati, affinché vengano restituiti alla comunità e non corrano il rischiodi ricadere in mani mafiose; occorre inoltre evitare il fallimento delle aziende sequestrate, perché questo alimenta l’idea che la mafia crea posti di lavoro mentre lo Stato li distrugge.
È in atto una infiltrazione crescente di mafia, camorra e ‘ndrangheta, che interagiscono con le economie locali. Nel centro storico di Roma, ad esempio, sono state sequestrate 160 aziende appartenenti a società apparentemente “pulite”, nelle quali, tuttavia, la criminalità agiva in termini di compartecipazione. Esistono poi dei settori particolarmente a rischio: il gioco d’azzardo e gli esercizi “compro oro”, che si sono diffusi in dipendenza della crisi economica.
Per porre un argine al riciclaggio di denaro sporco, il legislatore deve creare degli strumenti che siano in grado di confiscare ipatrimoniintestati a soggetti non immediatamente individuabili come colpevoli di reati e che tuttavia non possono giustificare la disponibilità di detti patrimoni. C’è poi il fenomeno della corruzione: i dati stimati dall’Unione Europea parlano di una cifra di 60 miliardi di euro quale espressione di questa grave piaga sociale. La componente del “sommerso” esercita, a sua volta, un peso determinante nello squilibrio dei conti pubblici: l’ultimo valore stimato (anno 2008) indica nel 17% del PIL la parte di economia non necessariamente legata alla malavita, ma comunque frutto d’evasione.
Di fronte a questi dati inquietanti, è intervenuto padre Luciano Larivera portando il punto di vista della Chiesa ed evidenziando altri fattori di crisi, come lo sfruttamento dei migranti e la sfiducia nelle istituzioni. Padre Larivera ha quindi ricordato il monito del Papa contro un mercato senza regole, dove il “dio” denaro è l’esclusivo punto riferimento, e ha richiamato il drammatico concetto di “globalizzazione dell’indifferenza” denunciato dal Pontefice.
La seconda parte della tavola rotonda è stata dedicata all’analisi più specificamente tecnica dei nuovi strumenti per contrastare l’economia illegale: analisi svolta da Andrea Mazzitelli e Paolo Cortese con il supporto di slide. Il dato confortante emerso dalle relazioni dei due esperti è che esistono nuove ed efficaci metodologie statistiche contro il fenomeno criminale. Tali metodologie sono incentrate sulla georeferenziazione e si basano sull’utilizzo congiunto di dati amministrativi e dati territoriali. È importante, cioè, che i fenomeni illegali e i fenomeni economici e sociali non siano considerati indipendenti tra loro ma siano concatenati a livello di uno specifico territorio.Tuttavia, per rendere effettivamente efficaci le tecniche di contrasto, ha osservato Massimo Bachetti, occorrerebbe una pubblica amministrazione fornita di un knowhow adeguato, e invece siamo pressati dalla spending review che ridimensiona gli uffici.
Di fronte alla complessità di tali scenari, non resta che confidare nel “fattore immateriale” evidenziato da padre Larivera: la sfida educativa. Il rilancio di un’educazione basata sull’integrità morale, sulla trasparenza e sulla responsabilità sociale; capace anche di premiare i comportamenti virtuosi.