Scrivo volentieri del pugile suonato…perché lo sport dei pugni e dei guantoni mi ha affascinato, coinvolto per vari anni della mia vita.
Direi che il tifo per questo o quel pugile riempiva sempre più la mia fantasia. Anche se solo tramite radio, mi appassionavo di Benvenuti, Griffith, del Madison Square Garden o di Cassius, Frazier …non avevo orari neppure la notte.
Ma come un pugile suonato, mi sono arreso appena i pugni hanno perso ogni attrattiva: mi sono reso conto che io vivo se sono a favore e non per “abbattere” l’altro.
E’ proprio vero che sul ring … quando non ci sono più energie per combattere contro un avversario, si getta la spugna. L’arbitro dichiara la fine quando s’accorge che un pugile “suonato” allo stremo delle sue forze, accorcia le distanze e per stare in piedi s’aggrappa fino ad abbracciare l’avversario.
Fa un effetto particolare…vedere un picchiatore picchiato, un campione suonato, uno sfidante che per stare in piedi abbraccia senza più mollare lo sfidato. Sembra dirgli: prenditi il mio guadagno, ma lasciami la vita.
Ho imparato anch’io a non insistere, ma a saper perdere. Tutte le volte che non mi arrendo all’Onnipotente, quattro cazzotti dell’Innamorato, mi stendono letteralmente sul ring.
Appena perdi il tuo io, ti vince Dio che ti dichiara vincitore.
Abbracciare chi ti dà le botte: amare il nemico, avvinghiarsi per amore alla croce… Allora ubriachi, suonati e vinti dalla irresistibile violenza dell’Amore, si comincia a vivere da vincitori.
Ciao da p. Andrea
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