Si era acceso un barlume di speranza, ieri, per la vicenda di Meriam Ibrahim, la giovane donna condannata a morte in Sudan per apostasia. Il sito della Bbc aveva diffuso la notizia – ripresa da tutte le agenzie – che la giovane madre sarebbe stata liberata a breve. A renderlo noto era stato il Sottosegretario del Ministero degli Esteri sudanese, Abdallah Alazrag, dicendosi anche certo che a Meriam sarebbe stata risparmiata la pena di morte. Alazrag aveva inoltre affermato che il Sudan avrebbe garantito la libertà religiosa della donna, preoccupandosi anche di proteggerla
Tutto il mondo, mobilitatosi nelle settimane scorse per la scarcerazione della 27enne cristiana – che una settimana fa ha partorito in cella, con le catene ai piedi, la sua secondogenita, Maya – aveva tirato un sospiro di sollievo. Il sospiro, tuttavia, è rimasto strozzato in gola a causa delle immediate dichiarazioni del ministro degli Esteri sudanese, il quale, in una nota diffusa oggi, ha smentito le parole del Sottosegretario. Inoltre il portavoce del ministero degli Esteri ha affermato alla Cnn di non essere a conoscenza di alcun progetto di liberare Meriam “prima di una sentenza delle Corte di appello”.
Già ieri l’avvocato della donna, Mohaned Mostafa, cautamente non aveva dato nessuna conferma alla notizia della Bbc, sottolineando anzi che né Meriam né il marito avevano ricevuto alcuna notifica, anche se ovviamente “continuiamo a sperare nella sua liberazione”.
Meriam quindi continua a rimanere in carcere. Insieme a lei il figlioletto Martin di 21 mesi e la piccola Maya, nata lo scorso 27 maggio.
La giovane madre è stata condannata alla pena capitale da un tribunale “shariaco” di Karthum perché apostata e adultera. La donna, nonostante il padre fosse musulmano (il padre, in realtà, ha lasciato la famiglia quando Meriam era piccola e lei è stata cresciuta dalla madre cristiana n.d.r.) si sarebbe convertita al cristianesimo sposando, nel 2011, Daniel, un uomo cristiano. Un matrimonio considerato “illegale” dal tribunale e per cui Meriam è stata condannata anche a 100 frustrate per adulterio.
Una sentenza “barbarica” contro la quale si è scagliato, nei giorni scorsi, anche il primo ministro della Gran Bretagna David Cameron, chiedendone l’immediata revoca in una bollente telefonata al governo sudanese.
Intanto prosegue la mobilitazione internazionale per la vicenda. In prima linea, in Italia, il quotidiano della Cei Avvenire che ha lanciato la campagna #meriamdevevivere, raccogliendo oltre 65mila adesioni via mail: meriamdevevivere@avvenire.it, e 8.000 sul sito.
(A cura di Salvatore Cernuzio)