I vescovi del Paraguay invocano giustizia per i contadini carcerati e sfollati

Nel Messaggio per la Quaresima, i presuli denunciano i problemi del Paese e le sofferenze subite dalla popolazione. Ieri, durante la Plenaria, l’incontro con il Presidente Horacio Cartes

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Una realtà nazionale sopraffatta dai problemi e dalle sofferenze del popolo: è lo scenario che emerge dal messaggio per la Quaresima diffuso ieri dalla Conferenza Episcopale del Paraguay, a conclusione della loro 199° Assemblea Plenaria, la prima dell’anno. In particolare, i presuli lanciano attraverso il testo un forte appello alle autorità nazionali affinché provvedano ad “un trattamento degno” e “una sentenza definitiva” per i contadini del Paese. Da circa 20 giorni, infatti, i lavoratori compiono uno sciopero della fame nel carcere di Curuguaty, dove sono reclusi dal 2012, dopo il massacro di 11 di loro durante gli scontri con le forze dell’ordine del 2012, che portarono alla crisi politica e alla destituzione del presidente Fernando Lugo.

Nel documento, i vescovi paraguaiani ammoniscono sulle minacce alla salute, all’integrità e alla cultura dei contadini sfollati dalla loro terra: “Abbiamo costatato che non si ferma l’esodo dei contadini e che la precarietà della salute, dell’educazione e della giustizia è una costante nel Paese”, scrivono. La preoccupazione maggiore è data dalla pressione esercitata da grandi imprese agroalimentari nazionali e multinazionali che usano prodotti tossici senza alcun rispetto per l’ambiente, per le quali non esiste nemmeno l’obbligo tributario che comporterebbe una distribuzione equa delle ricchezze.

L’episcopato lamenta, inoltre, l’abbandono delle comunità indigene, la rovina del sistema educativo nazionale, lo scandalo permanente della corruzione morale, la politicizzazione delle istituzioni dello Stato prive di autonomia e d’indipendenza e la disoccupazione dei giovani. Ricorda pure il ruolo chiave delle scuole paritarie cattoliche nell’educazione dei settori meno abbienti della società e chiede allo Stato che siano pertanto legittimamente beneficiate dai fondi che esso elargisce solo alle scuole pubbliche. Richiamando la “Evangelii Gaudium” di Papa Francesco, i vescovi concludono il Messaggio con una promessa: “Accompagnare il popolo paraguaiano nella speranza e nel dolore in questo cammino verso la Pasqua del Signore”.

Durante la seconda giornata della Plenaria, la Conferenza Episcopale ha incontrato il Presidente del Paraguay, Horacio Cartes, ricevuto in udienza da Francesco in Vaticano lo scorso 25 novembre. I presuli hanno discusso con il Capo di Stato i vari problemi della nazione e – come riferito da mons. Adalberto Martínez Flores, Ordinario Militare del Paraguay in una nota ripresa da Fides – in particolare, nell’incontro, ampio spazio è stato dato alle questioni specifiche come il problema della terra, le coltivazioni, il progresso, la povertà crescente. Insieme al Presidente Cartes, invitato a partecipare all’Assemblea dai vescovi, c’erano alcuni membri del suo gabinetto, tra cui i ministri dell’Interno, della Sanità e della Giustizia. In virtù dei rapporti Chiesa-Stato, ai sensi dell’articolo 24 della Costituzione del Paraguay e sulla base dell’indipendenza, della cooperazione e dell’autonomia, è normale per la Conferenza Episcopale del Paraguay ricevere autorità civili o richiedere incontri.

Mons. Martinez, nel ruolo di portavoce, ha giudicato “positivo” lo sforzo del governo per migliorare la situazione del Paese, soprattutto in relazione alla povertà, e ai media ha dichiarato: “Si riescono a fare cose buone, ma c’è ancora molto da fare nel Paese”.

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ZENIT Staff

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