Papa Francesco, ricevendo in udienza i rappresentanti delle emittenti cattoliche italiane dell’Associazione Corallo (Coordinamento Radiotelevisioni libere locali) il 22  marzo [1], ha sottolineato la gravità dei tre peccati legati alle attività dei media:  “I peccati più grossi dei media, sono tre: la disinformazione, la calunnia e la diffamazione. Queste due ultime sono gravi!, ma non tanto pericolose come la prima!”. Papa Francesco ha affermato che per evitare questi tre peccati mortali, i media devono cercare la verità, la bontà e la bellezza. Ma questa ricerca deve avvenire in modo autentico.

Infatti, il Pontefice  ha mostrato i rischi delle ricerche sterili. Una malintesa ricerca della verità può condurre alla dimensione di  “un intellettuale senza intelligenza”, così come una errata ricerca della bontà rischia di condurre ad essere un “eticista senza bontà” e la sbagliata ricerca della bellezza può deviarsi fino a "cercare i cosmetici per fare una bellezza artificiale che non esiste”. Ancora una volta Papa Francesco ha riportato il discorso alla triade esistenziale fondamentale, verità, bontà, bellezza, come già aveva fatto, un anno fa, nel Discorso del 16 marzo, ai rappresentanti dei media [2].

In quella occasione, proprio all’inizio del suo Pontificato, mostrando grande continuità con i suoi predecessori, papa Francesco aveva menzionato, per tre volte, la triade Verità, Bontà, Bellezza, giungendo a concludere: «la Chiesa esiste per comunicare proprio questo: la Verità, la Bontà e la Bellezza “in persona”. Dovrebbe apparire chiaramente che siamo chiamati tutti non a comunicare noi stessi, ma questa triade esistenziale che conformano verità, bontà e bellezza»[3].

Anche nel Discorso del 20 marzo 2013, ai rappresentanti delle Chiese, delle comunità ecclesiali e delle altre religioni, aveva fatto riferimento a «questa verità, bontà e bellezza di Dio, e che sono nostri preziosi alleati nell’impegno a difesa della dignità dell’uomo, nella costruzione di una convivenza pacifica fra i popoli e nel custodire con cura il creato» [4].

L’importanza della ricerca della bellezza è costante negli insegnamenti del Papa, e abbiamo in questo rubrica [5] più volte messo in evidenza la ricorrenza di questo tema anche nella Enciclica Lumen Fidei e in modo speciale nella Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium, dove si parla esplicitamente di via pulchritudinis, Appare particolarmente significativo che nel Discorso del 22  marzo abbia messo in guardia contro la falsa ricerca della bellezza, quella che conduce verso una cosmesi artificiale, lontana dalla vera bellezza che incontriamo nella natura, nelle opere dell’uomo e che ci parla della Bellezza di Dio. Papa Francesco ci invita a guardare autenticamente alla bellezza.

Sarebbe opportuno [6] affrontare la questione della bellezza con la stessa disarmante semplicità che Chesterton attribuisce all’atteggiamento tenuto di fronte alla verità dai seguaci del pensiero di san Tommaso d’Aquino: «la filosofia di san Tommaso si basa sulla convinzione condivisa da tutti che le uova sono uova. Gli hegeliani possono dire che un uovo è in realtà una gallina perché fa parte del continuo processo del “divenire”: i berkeliani possono sostenere che le uova in camicia esistono solo finché perdura il sogno, perché è altrettanto facile dire che il sogno è all’origine dell’uovo, come che l’uovo è all’origine del sogno; i pragmatisti possono credere che si possa trarre il meglio dalle uova strapazzate dimenticando che erano uova e ricordando solo lo strapazzo.

Ma i discepoli di san Tommaso non hanno bisogno di scervellarsi per strapazzare le uova, di cambiare l’inclinazione del capo per guardare le uova, di guardarle di traverso, o di strizzare un occhio per vedere un’ulteriore semplificazione delle uova. Il tomista vede le cose nella loro concretezza insieme al resto degli uomini e ha la consapevolezza comune che le uova non sono galline, sogni o pure e semplici supposizioni, ma cose verificate dall’autorità dei sensi, il che significa da Dio» [7] .

Uno sguardo autentico sulla bellezza dovrebbe cioè partire dalla evidenza della bellezza stessa, dal fatto che esistono cose belle, ed ogni approfondimento non dovrebbe mai perdere o distruggere la bellezza stessa. Occorre, dunque, uno sguardo semplice, che non smetta mai di mirare ed ammirare, ma anzi assuma classicamente la meraviglia come l’inizio ed il motore per ogni approfondimento.

Occorre anche uno sguardo nel possibile globale, che pur facendosi competente di conoscenze specifiche, non rinunci mai alla composizione della totalità; uno sguardo che non perda mai la visione dell’intero mosaico, concentrandosi solo su una tessera di esso, come scrive in modo suggestivo sant’Agostino, nel De ordine: «Supponiamo che un tale abbia la vista tanto limitata che in un pavimento a mosaico il suo sguardo possa percepire soltanto le dimensioni di un quadratino per volta. Egli rimprovererebbe all’artista l’imperizia nell’opera d’ordinamento e composizione nella convinzione che le diverse pietruzze sono state maldisposte. Invece è proprio lui che non può cogliere e rappresentarsi in una visione d’insieme i pezzettini armonizzati in una riproduzione d’unitaria bellezza. La medesima condizione si verifica per le persone incolte. Incapaci di comprendere e riflettere sull’universale e armonico ordinamento delle cose, se qualche aspetto, che per la loro immaginazione è grande, li urta, pensano che nell’universo esiste una grande irrazionalità» [8] .

La bellezza implica sempre un richiamo alla totalità, essendo le cose belle per partecipazione della stessa bellezza di Dio. In modo particolare, nell’orizzonte della Rivelazione, la bellezza richiama il rapporto tra il frammento e il tutto, come sottolinea Mazzotta: «E così, il linguaggio del bello nella cultura dell’Occidente trasmette l’idea cristiana del Tutto che si svela e si custodisce nel frammento e, allo stesso tempo, del frammento, che anela al tutto e in esso finalmente si placa. Questa tensione tra il frammento e il tutto è come un fiume carsico che riemerge […] e che disegna una fenomenologia della bellezza» [9].

Nel libro della Sapienza  troviamo l’invito più grande e più bello a vedere e contemplare, nella bellezza delle cose create, la Bellezza di Dio creatore, principio e autore di ogni bellezza: «Davvero vani per natura tutti gli uomini che vivevano nell'ignoranza di Dio, e dai beni visibili non furono capaci di riconoscere colui che è, né, esaminandone le opere, riconobbero l'artefice. Ma o il fuoco o il vento o l'aria veloce, la volta stellata o l'acqua impetuosa o le luci del cielo essi considerarono come dèi, reggitori del mondo. Se, affascinati dalla loro bellezza, li hanno presi per dèi, pensino quanto è superiore il loro sovrano, perché li ha creati colui che è principio e autore della bellezza. Se sono colpiti da stupore per la loro potenza ed energia, pensino da ciò quanto è più potente colui che li ha formati.

Difatti dalla grandezza e bellezza delle creature per analogia si contempla il loro autore. Tuttavia per costoro leggero è il rimprovero, perché essi facilmente s'ingannano cercando Dio e volendolo trovare. Vivendo in mezzo alle sue opere, ricercano con cura e si lasciano prendere dall'apparenza perché le cose viste sono belle. Neppure costoro però sono scusabili, perché, se sono riusciti a conoscere tanto da poter esplorare il mondo, come mai non ne hanno trovato più facilmente il sovrano?» (Sap 13, 1-9)

Una autentica ricerca della bellezza conduce a Dio, autore di ogni bellezza, nel cui desiderio dovrebbe consumarsi e compiersi ogni ricerca esistenziale: «Una cosa ho chiesto al Signore,/questa sola io cerco:/abitare nella casa del Signore/tutti i giorni della mia vita,/per contemplare la bellezza del Signore/e ammirare il suo santuario» (Salmo 26).

Rodolfo Papa, Esperto della XIII Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi, docente di Storia delle teorie estetiche, Pontificia Università Urbaniana, Artista, Storico dell’arte, Accademico Ordinario Pontificio.

Website www.rodolfopapa.it
Blog: http://rodolfopapa.blogspot.com 
e.mail:  rodolfo_papa@infinito.it

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NOTE

[1] Cfr. http://www.zenit.org/it/articles/tra-calunnia-e-diffamazione-la-disinformazione-e-peggio.

[2] Cfr. R. Papa, Papa Francesco: la bellezza come misura, in Zenit, 15 aprile 2013.

[3] Francesco, Discorso. Udienza ai rappresentanti dei media, 16 marzo 2013.

[4] Francesco, Discorso. Incontro con i rappresentanti delle Chiese e delle comunità ecclesiali e di altre religioni, 20 marzo 2013.

[5] Cfr. per esempio, R. PAPA, Papa Francesco e la bellezza nel suo primo anno di pontificato, 17 marzo 2014, http://www.zenit.org/it/articles/papa-francesco-e-la-bellezza-nel-suo-primo-anno-di-pontificato; R. Papa, La “Evangelii Gaudium” e il bene, il vero e il bello, 20 gennaio 2014, http://www.zenit.org/it/articles/evangelii-gaudium-e-il-bene-il-vero-ed-il-bello; R. Papa, Riflettendo ancora sul n. 167 della “Evangelii Gaudium”. “Recuperare la stima della bellezza”, 7 gennaio 2014, http://www.zenit.org/it/articles/riflettendo-ancora-sul-numero-167-della-evangelii-gaudium; R. Papa, La “Evangelii Gaudium” e l’ “Inter Mirifica”. “Custodi del bene e della bellezza”, 23 dicembre 2013, http://www.zenit.org./it/articles/la-evangelii-gaudium-e-la-inter-mirifica; R. Papa, La bellezza del Vangelo. Leggendo la “Evangelii Gaudium”, 10 dicembre 2013, http://www.zenit.org/it/articles/la-bellezza-del-vangelo; R. Papa, La “Lumen Fidei” e l’arte sacra, diviso in 8 parti, la prima uscita il 22 luglio 2013, http://www.zenit.org/it/articles/papa-francesco-la-lumen-fidei-e-l-arte-sacra-prima-parte e l’ottava il 28 ottobre 2013, http://www.zenit.org/it/articles/la-lumen-fidei-e-l-arte-ottava-parte.

[6] Cfr. R. Papa, Discorsi sull’arte sacra, Cantagalli, Roma 2012.

[7] G.K. Chesterton, San Tommaso d’Aquino [, trad.it., Lindau, Torino 2008, p. 150.

[8] S. Agostino d’Ippona, De ordine, I, 1.2 (trad.it. L’ordine dell’universo, Città Nuova, Roma 2010), p. 83. Oggi forse alla singola tessera del mosaico si è sostituito il pixel.

[9] G.Mazzotta, Sulle vie della Bellezza. La scala dell’amore, in Per solo amore. Vangelo cristiano e pienezza umana, Qualecultura, Vibovalentia 2008, pp. 73-74.