Come valuta il lavoro dei media che prima del conclave hanno preso di mira parecchi cardinali ritenuti papabili? 

Padre Lombardi: In Sala Stampa Vaticana mi capita di incontrare tanti giornalisti con atteggiamenti diversi. Ci sono persone  estremamente serie, obiettive che cercano la verità, Poi ci sono persone così così, piene di pregiudizi e magari con un atteggiamento critico e negativo nei confronti della Chiesa: Alcuni di questi usano le informazioni per screditare la Chiesa. Non mi spavento davanti a tali atteggiamenti, vado per la mia strada e cerco di essere oggettivo. Fornisco a tutti il mio contributo per capire e aiutare a fare bene il lavoro. Dopodichè ognuno ha la responsabilità di quello che scrive.

Che effetto le ha fatto sapere che era stato eletto papa l'unico gesuita in Conclave? Lo conosceva? 

Padre Lombardi: Non lo conoscevo. L’unica volta in cui ho avuto l’occasione d’incontrarlo era la congregazione generale dei gesuiti che elesse generale Hans-Peter Kolvenbach, in cui era rappresentante dell’Argentina ed io ero rappresentante dell’Italia. Ma non abbiamo neanche parlato in quell’occasione. Poi padre Bergoglio è diventato vescovo e non ha partecipato attivamente alla vita della Compagnia di Gesù.   

Quanto nel modo di comportarsi di Papa Francesco è caratteristico della formazione e tradizione della Compagnia di Gesù?

Padre Lombardi: Da gesuita trovo in papa Francesco tutta la dimensione di carattere spirituale e un modo di affrontare le cose, della Compagnia. Per esempio nelle omelie a Santa Marta dove il riferimento al Vangelo è legato all’applicazione diretta nella vita.  Trovo questo approccio molto simile agli esercizi spirituali di San Ignazio. Così come la spiritualità che contempla il Signore e cerca di tradurre nella vita quello che il Vangelo ti dice. Il discernimento caratteristico dei gesuiti vuol dire che ognuno è continuamente in cammino per cercare di trovare la volontà di Dio e di metterla in pratica. Un altro aspetto caratteristico è la semplicità di vita. Il Papa conduce una vita austera, lontana da esteriorità e da trionfalismi: io, da gesuita, trovo questo molto familiare.

L’elezione di Francesco ha cambiato radicalmente l’atteggiamento dei media verso il papato. Qual è il segreto della sua efficacia e capacità di comunicare con la gente che conquista anche i media?

Padre Lombardi: C’è stato un cambiamento del linguaggio che non riguarda solo le parole ma anche i gesti ed i comportamenti. Papa Francesco riesce a toccare il cuore delle persone e, in qualche modo, supera le distanze e le barriere. Il cuore di questo nuovo linguaggio è l’annuncio dell’amore di Dio per tutti, il tema della misericordia e del perdono per tutti. Mentre prima nei media era diffuso il pregiudizio secondo cui la Chiesa diceva sempre “no”,  e non era vicina alla gente. Papa Francesco è riuscito a far capire questa diversa lettura del messaggio di Dio e del rapporto della Chiesa con le genti.   

Che tipo di “problemi” crea al direttore della Sala Stampa Vaticana un Papa che parla molto a braccio, che concede le interviste a chi vuole, che privatamente comunica per telefono con tante persone?   

Padre Lombardi: Crea problemi analoghi a quelli della gendarmeria quando il Papa vuole stare in contatto con la gente e rifiuta una macchina blindata. Noi siamo al servizio del Papa, impariamo il suo stile, il suo modo di essere e di comunicare. Io devo capire in che modo posso collaborare alla sua comunicazione. Quando il Papa parla, concede le interviste, comunica direttamente, io non ho niente da dire o da aggiungere; intervengo solo quando nasce qualche problema che va chiarito.   

Siamo ad un anno di pontificato e Francesco è già l’Uomo dell’Anno per la rivista “Time”. Come si può commentare questa scelta?  

Padre Lombardi: Il Papa non è uno che cerca successo o popolarità. Una volta alla gente che lo acclamava ha detto: “Non dite ‘Viva il Papa!’, dite ‘Viva Gesù!”. Nello stesso tempo Il Papa può accettare di essere l’Uomo dell’Anno di “Time”. Se la scelta delle rivista vuol dire far conoscere lo scopo della missione della Chiesa e il suo messaggio che Francesco trasmette, ben venga, altrimenti al Papa sicuramente di questa cosa non importa niente.

Ci sono dei consigli che le piacerebbe dare ai giornalisti per migliorare il lavoro di comunicazione soprattutto per quanto riguarda il Papa, la Curia e la Chiesa in generale?

Padre Lombardi: Quello che spesso manca ai giornalisti è cogliere l’intenzione della missione della Chiesa e del Papa. Molte volte la lettura degli avvenimenti è fatta con chiavi di interpretazione estranee alla realtà della Chiesa, per esempio in chiave politica o economica. Perciò della Chiesa si vede solo la lotta per il potere o gli interessi economici di parte. Questa era la situazione drammatica dei tempi di Vatileaks. Per avere una giusta lettura, anche per i non credenti, bisogna cercare di comprendere i motivi e le intenzioni che ci sono dietro alle azioni e alle misure della Chiesa. Per esempio, nella lotta che la Chiesa conduce contro gli abusi sessuali, molti vedono solo un modo per difendersi dagli attacchi.  Invece si tratta di un processo di ricerca di coerenza evangelica, di rinnovamento interiore, di purificazione.

In questo contesto molti giornalisti guardano alla riforma della Curia solo come ad un rinnovamento di tipo politico. Cosa si può dire in proposito?

Padre Lombardi: Il Papa è riuscito a far capire che la Chiesa esiste per dire alla gente che è amata. Perciò la riforma della Curia è secondaria: serve alla Chiesa per annunciare meglio il messaggio evangelico, non soltanto nel Vaticano, ma nelle diocesi e nelle periferie. Le strutture centrali non esistono per dominare, ma per servire ed aiutare: la riforma mira a questo.      

(La prima parte è stata pubblicata ieri, domenica 2 marzo)