Sei giovane. I ragazzi della tua età hanno sogni nel cassetto, attese da maturare, aspettative da realizzare. E tu? Come immagini il tuo futuro?
Fra Felice: “Posso dire come vivo il mio presente. Il futuro? Nelle mani di Dio, appartiene solo a Lui. Non voglio mettere limiti alla sua divina provvidenza quindi non oso immaginare. Non voglio immaginare un futuro perché voglio che ogni giorno sia dono. Di certo mi auguro che questo germe di carisma possa sempre più divulgarsi e crescere nella Chiesa cattolica.
Di che cosa hai paura?
Fra Felice: La paura! Perché avere paura? Di cosa avere paura? Oggi la gente è piena di paure, il mondo è pieno di paure… la paura è frutto del male, del demonio e non viene da Dio. Quindi posso dire a livello umano di non avere nessuna paura se non quella di non riuscire sempre a corrispondere al progetto di Dio nella mia vita. Chi mette la propria vita nelle mani di Dio e a Lui si affida non può avere paura.
La tua è un’esperienza più pastorale o più mistica?
Fra Felice: E’ un’esperienza che vive entrambi i due aspetti. L’aspetto mistico precede l’aspetto pastorale. La contemplazione e l’itineranza sono i due polmoni che danno la possibilità al carisma di respirare per poter vivere e non morire. Ci sono momenti dove si vive più in eremo nella preghiera e nella contemplazione e ci sono momenti dove si vive l’itineranza, cioè secondo il consiglio di Gesù andare in tutto il mondo e predicare il Vangelo. L’itineranza si fa rigorosamente a piedi e in autostop senza portare nulla dietro come Gesù raccomanda ai suoi discepoli. Non procuratevi oro né argento né denaro nelle vostre cinture, né sacca da viaggio, né due tuniche, né sandali, né bastone, perché chi lavora ha diritto al suo nutrimento.” (Mt 10, 7-10) L’autostop diventa un modo per come raggiungere i più lontani, che attraverso il passaggio, accettano di farmi entrare nelle loro macchine e annunciare il Vangelo. Di grande importanza diventa anche l’evangelizzazione di strada. Andare nei luoghi dove i giovani stanno, nei pub, nelle piazze e annunciare loro la gioia di vivere la fede. La strada diventa il bersaglio di evangelizzazione. Per vivere tutto ciò è indispensabile alimentare la preghiera e il rapporto personale con il Signore.
Ti dispiace l’idea di non vivere accanto ad una donna, di non poter avere un giorno una famiglia, dei figli?
Fra Felice: Il matrimonio come la vita consacrata è una vocazione. Sono due vocazioni diverse ma nello stesso tempo hanno qualcosa che li accomuna: l’amore! La mia scelta è stata una risposta al progetto di Dio. È Dio che mi ha chiamato a seguirlo e con amore mi sono messo alla sua sequela. Credo nel Vangelo quando dice: “Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna”. (Mt 19,29)
Nel mio cammino ho incontrato tante famiglie e Dio mi ha fatto incontrare tante persone da sostenere e accompagnare. Dice ancora Gesù: “non c’è amore più grande di questo, dare la vita” (Gv 15,13). A questo amore ho risposto con la massima totalità … dando la vita.
Hai due pagine Facebook. Ed un canale YouTube. Perché un eremita – che si vuole distaccare dal mondo – entra in internet?
Fra Felice: Stare su internet, in particolare sulla pagina Facebook, significa mantenere i contatti con quanti la Divina Provvidenza mi fa incontrare nei viaggi e mantenere così relazioni spirituali. È un modo per poter utilizzare lo stesso linguaggio che oggi parlano i giovani e attraverso di esso annunciare il Vangelo. Essere frate, oggi, per me non vuol dire stare distanti dalla gente. Ma anzi, vivere con essa.
L’eremita è più un rivoluzionario o un santo?
Fra Felice: “Rispondere a questa domanda, da una parte mi mette in imbarazzo e dall’altra parte mi fa sorridere. La gente comune, pensa che l’eremita sia davvero un santo, per carità esistono davvero degli eremiti santi ma vi assicuro che non è il mio caso. Io sono una persona semplice che ha dato alla propria vita una impostazione del tutto fuori dall’ordinario: stare con Gesù! Io non ho raggiunto la perfezione, non sono un santo, sono semplicemente un cristiano che con tutto il cuore desidera diventarlo, dato che san Paolo dice: “Questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione!” (1 Tess 4,3). Dunque più che santo credo che oggi la figura dell’eremita sia quella di un rivoluzionario, che con l’esempio della propria vita e con il silenzio rivoluziona il pensiero, i modi di fare o di essere che la società propone. E’ innovativo, spacca i modi tradizionali e di chiusura e diventa un mare aperto.
Cosa ti manca della tua vita cosi com’era prima di consacrarti totalmente a Dio?
Fra Felice: Della vita precedente, prima dell’incontro con Gesù, non mi manca nulla. Anzi, oggi a distanza di tempo, dico che alcune cose non le rifarei. Altre cose, come ad esempio, entrare in un pub, o in un bar, o in pizzeria, o semplicemente stare con dei ragazzi seduto su un muretto, continuo a farlo con una grande differenza. Prima lo facevo solo per stare in compagnia e divertirmi, oggi lo faccio per annunciare la parola di Dio.
Che cosa vuoi dire a quanti adesso stanno leggendo questa intervista?
Fra Felice: Ai giovani dico: Non abbiate paura di vivere, non abbiate paura di Cristo perché è la Vera Vita. Non tutti sono chiamati a scegliere Cristo in questo modo ma tutti sono chiamati a mettersi in discussione, a cercare di capire il senso della propria vita. Sei chiamato da Dio a vivere il tuo matrimonio? Bene! Vivilo in pieno. Se sei chiamato da Dio a lasciare tutto e a metterti dietro a Lui non avere paura. Dio non fa paura e male a nessuno. Dunque, caro fratello che leggi queste righe, se senti la chiamata di Dio non avere paura a rispondere. Dio aspetta la tua risposta. Rispondi a lui con gioia e con coraggio”.
Conclusioni
Intervistare un eremita significa entrare in un mondo fatto di preghiera e meditazione. E’ un mondo in cui le ore più che dagli orologi sono scandite dalla liturgia della Chiesa. E’ un mondo che schiude il mistero dell’Infinito. La vita religiosa è sempre vita di profezia. E sono tante le domande che si accavallano e si rincorrono l’una con le altre. Alcune –non chieste- rimangono senza risposte: c’è un sentimento di pudore e di rispetto che invita a fermarsi di fronte a chi sceglie una vita così radicale.
Fra Felice l’ho incontrato – per caso o per Provvidenza, fate voi – su Facebook. E’ poco più grande di me. Il dialogo che avete letto è frutto di alcune conversazioni in chat, in tarda sera: è la storia di un’altra gioventù, diversa da quella che spesso ci presentano in televisione. Che cosa hanno mai da dirsi un giovane giornalista ed un giovane eremita? O meglio: che cosa il giovane eremita ha da dire al giovane giornalista? Tanta roba … certo è che entrambi –il giornalista e l’eremita- sono in ricerca, mai sazia, della Verità.
(La prima parte è stata pubblicata ieri, domenica 2 marzo)