Circa 13mila persone hanno partecipato alla messa d’apertura in occasione della veglia per l’ultima Marcia per la Vita, iniziata giovedì scorso con la celebrazione eucaristica e proseguita nella notte successiva con la veglia di preghiera al Santuario Nazionale dell’Immacolata Concezione a Washington DC.
La veglia si tiene ogni anno, la notte precedente l’annuale Marcia per la Vita, che coincide con l’anniversario della sentenza “Roe vs. Wade” della Corte Suprema che ha legalizzato l’aborto negli USA (22 gennaio 1973). Quest’anno ricorreva il 40° anniversario della sentenza. I dati ufficiali del Santuario Nazionale stimano che almeno 30mila pellegrini hanno visitato il Santuario nei giorni immediatamente precedenti la Marcia.
Il presidente del Segretariato delle attività pro-life della Conferenza Episcopale USA, il cardinale di Boston Seán O’Malley, ha presieduto la messa di apertura di giovedì scorso, concelebrata assieme ad altri quattro cardinali, 42 vescovi, 395 sacerdoti, 80 diaconi e 520 seminaristi venuti da tutto il paese.
Durante la sua omelia il cardinale O’Malley ha osservato che è stata “un’immensa consolazione vedere così tanti giovani cattolici” presenziare alla veglia, che, effettivamente, è stata animata soprattutto da giovani.
La sentenza della Corte Suprema del 1973, ha aggiunto il porporato, lasciò nei pro-life americani un senso di “frustrazione per essere stati privati dei diritti civili da una Corte Suprema militante che negò loro il diritto di voto sull’aborto”.
“Ciononostante – ha proseguito – gli attivisti pro-life non hanno cessato di portare avanti una campagna di persuasione morale nelle università, nei luoghi di lavoro e tra i vicini. È impressionante pensare che vi siano decine di migliaia di volontari in circa 3000 centri di aiuto alla vita che hanno aiutato milioni di donne alle prese con gravidanze difficili, fornendo loro un supporto inestimabile: medico, materiale e spirituale”.
Il cardinale O’Malley ha menzionato la legalizzazione dell’aborto come un tema non solamente religioso ma come un argomento legato ai diritti civili. Quarant’anni fa, ha ricordato, la sentenza “Rose vs. Wade” della Corte Suprema, lasciò “i concepiti senza alcuna protezione da parte della Costituzione degli Stati Uniti, come gli afro-americani ai tempi della schiavitù”.
Il cardinale O’Malley ha sottolineato che “il fatto più incoraggiante è, di sicuro, che i giovani americani sono più che mai pro-life”.
La veglia, che è durata tutta la notte e ha offerto ai pellegrini l’opportunità di ricevere il Sacramento della Confessione e di partecipare all’Adorazione Eucaristica, si è conclusa con la messa, celebrata venerdì mattina da monsignor Kevin Farrell, vescovo di Dallas, assieme ad altri due vescovi e a 36 sacerdoti. Alla messa di chiusura hanno preso parte circa 5.500 persone.
Con riferimento alla festa liturgica del giorno in cui si è tenuta la Marcia per la Vita (il 25 gennaio è la festa della Conversione di San Paolo), monsignor Farrell ha detto nella sua omelia: “In questo 40° anniversario della Roe vs. Wade, l’esempio della conversione di Paolo ci riempie di grande Speranza. Se Gesù e la sua Parola hanno potuto cambiare il cuore di Paolo, la Sua Parola può cambiare il cuore e la mente di chi non rispetta la vita umana”.
“Se desideriamo cambiare la ‘cultura della morte’ nella nostra società – ha proseguito – dobbiamo riportare Dio al centro delle nostre vite. Il potere del Vangelo è quello di trasformare l’umanità da dentro e di rinnovarla”.
“Una ‘Cultura della Vita’ non permetterebbe mai la violenza che permea le nostre vite; non permetterebbe mai la mancanza di rispetto e di considerazione per la dignità di ogni persona umana. È tempo per noi di prestare più attenzione al bisogno di cambiare ‘le menti e i cuori’ delle persone come fece Gesù, persona per persona. Possiamo cambiare il mondo come ha fatto Gesù, dando più enfasi all’insegnamento della Parola di Dio, proprio come siamo chiamati a fare con la Nuova Evangelizzazione”.
Monsignor Farrell ha così concluso: “Rinnoviamo la nostra fede e il nostro impegno a rendere testimonianza del Vangelo di Cristo. Non lasciamoci prendere dallo scoraggiamento e non perdiamo mai la speranza. Dobbiamo superare tutte le difficoltà e le sfide che si profilano. Gesù ci ha promesso che la Sua Parola prevarrà”.