Pubblichiamo oggi la seconda ed ultima parte dell’intervista con Maurizio Barcaro, che a tre anni di distanza dallo spaventoso terremoto del 12 gennaio 2010 parla della situazione del Paese caraibico.
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La povertà colpisce i più deboli, in particolare i bambini. Come è la situazione dei bambini ad Haiti?
Maurizio Barcaro: Non sono troppo forte con i dati, scusami. Sembra comunque che da un paio di anni c’è la consapevolezza da parte del governo che l’educazione e la base per una società e infatti da un paio di anni sono stati istituiti dei programmi scolari e erogati fondi a diverse scuole. Quindi, diciamo che per la prima volta lo stato sta facendo qualcosa di tangibile per educare e proteggere i bambini. Nella realtà di tutti i giorni, visto che la povertà e miseria sono compagne di ogni giorno della maggior parte della popolazione, anche i bambini hanno molte privazioni. Nessuno muore di fame ma l’alimentazione e molto povera.
In che modo il terremoto ha aggravato il dramma dei bambini haitiani?
Maurizio Barcaro: Il terremoto ha reso orfani tantissimi bambini e fatto aumentare il numero di orfanotrofi fondati da questa o quella organizzazione locale e non. Purtroppo quando ci sono questi disastri naturali c’è anche tanto sciacallaggio e devo dire che (sempre una mia opinione, niente per provarlo) tanti di questi cosi detti ‘orfanotrofi’ sono stati fondati giusto per approfittare della situazione. Per ricevere fondi e dare le briciole ai bambini e il grosso agli approfittatori.
Per il resto, il ‘dramma’ dei bambini Haitiani e questa povertà endemica ma è un ‘dramma’ comune a tanti Paesi poveri. Bisogna ammettere che nella cultura haitiana ci si prende cura l’uno dell’altro. Quindi, quando per esempio dei bambini sono lasciati orfani per una ragione o un’altra, di solito sono presi in affido da altri parenti. Certo e che se questi altri parenti hanno la fortuna di trovare un orfanotrofio che li accolga, li lasciano andare sapendo che almeno avranno quasi sicuramente cibo, vestiti, cure mediche, un tetto sulla testa e anche un’educazione.
Secondo alcuni, dopo il terremoto sarebbe accresciuto il fenomeno del traffico di bambini? Qual è la sua esperienza?
Maurizio Barcaro: Che io sappia il traffico dei bambini non e mai stato un ‘fenomeno’ in Haiti. Ricordo che nelle settimane dopo il terremoto diversi media diedero ‘eco’ a questa storia di traffico in seguito a qualche caso dove dei bambini furono presi dalla strada e condotti a un orfanotrofio in Repubblica Domenicana… ed e successo anche che nel marasma di quei giorni, diversi bambini apparentemente abbandonati e sulle strade furono presi da qualche straniero e adottato velocemente … Ma furono casi e situazioni unici e dettati dal bisogno di quel particolare momento. Non c’è mai stato un qualcosa che si possa chiamare “fenomeno del traffico dei bambini”.
Al massimo si potrebbe parlare del fenomeno dei “RESTAVEK”, cioè bambini che sono dati a altre famiglie da povere mamme che hanno tanti figli, per fare lavori domestici in cambio di cibo. Praticamente questi bambini sono dati da mamme con tanti bambini a delle famiglie non certo benestanti, che prendono questi bambini per fare lavori domestici e in cambio danno loro un angolo per dormire e del cibo. Ecco, questo si che e un triste fenomeno che da sempre e nella realtà Haitiana.
Alcuni giorni prima di colpire New York l’uragano Sandy è passato anche su Haiti. Tutti questi disastri naturali hanno lasciato un segno nel suo cuore? Qualcosa è cambiato nella sua vita?
Maurizio Barcaro: Diciamo che quando si vive in un Paese dove si sa che certi disastri naturali sono frequenti e periodici…..c’è poco da fare, ci si abitua e si spera sempre che non aumentino di intensità con il tempo. No, nulla di drammatico e cambiato nella mia vita, forse solamente il fatto che cerco sempre di organizzarmi per ‘fuggire’ con tutte le cose più importanti da un momento all’altro in caso di forze maggiori… e per cose importanti parlo di : passaporto, documenti importanti, atti di proprietà e ovviamente con mia moglie e figlia… ma speriamo che non succeda mai. Sono in Haiti da 19 anni e ne ho visti di disastri sia naturali che causate dall’uomo (colpi di stato… regimi militari… mesi di anarchia…) sono ancora qui e in questi anni dopo ogni disastro o avvenimento c’è stata sempre una crescita. Quindi, siccome sono sempre Cattolico e amo Gesù, io vedo questo ‘miglioramento’ come segno tangibile di benedizione per la missione
Ci sono segni di speranza?
Maurizio Barcaro: Il cammino di questo paese e veramente interessante. Ha ottenuto l’indipendenza nel 1804, ben avanti l’America o anche l’Italia… e da allora e un susseguirsi di colpi di stato, regimi dittatoriali, morti misteriose di vari presidenti… e ancora colpi di stato ecc… Siamo nel 2013 e ancora siamo ben lontani dal benessere comune di Paesi Occidentali. Perciò certo, c’è sempre speranza ma forse non bisogna porre un tempo prestabilito per Haiti. Vivo in Haiti da 19 anni e devo dire che c’è qualcosa che mi ha sempre stupito. Malgrado la povertà estrema e la miseria in cui la maggior parte della gente e costretta a vivere, e raro vedere gente ‘depressa’ o triste. I bambini sono sempre allegri e giocondi e hanno dei sorrisi bellissimi e veri, gli adulti sono sempre gioiosi e scherzosi e anche accoglienti. Non esistono praticamente i suicidi e gli psichiatri sarebbero sicuramente senza lavoro. Dopo il terremoto, c’erano anche squadre di psicologi e psichiatri che venivano ‘in aiuto alla popolazione’… e qui erano visti come gente strana troppo curiosi, che facevano troppe domande. Quindi, per terminare direi che tutto e relativo… speriamo che il Paese si sviluppi in termini di benessere materiale comune ma a livello di attitudine verso la vita, penso che gli haitiani abbiano qualcosa da insegnare anche a noi.
(La prima parte è stata pubblicata ieri, domenica 27 gennaio)