"E Gesù stesso «l'oggi» della salvezza nella storia"

Le parole del Benedetto XVI durante l’Angelus

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Riportiamo di seguito le parole rivolte oggi a mezzogiorno durante la recita della preghiera dell’Angelus da Benedetto XVI ai fedeli e pellegrini convenuti in piazza San Pietro.

Al termine dell’Angelus, un bambino ed una bambina di due diverse parrocchie romane hanno letto un messaggio a nome dell’Acr di Roma e hanno liberato dalla finestra dell’appartamento ponteficio due colombe, simbolo di pace.

***

[Prima dell’Angelus:]

Cari fratelli e sorelle!

La liturgia odierna ci presenta, uniti insieme, due brani distinti del Vangelo di Luca. Il primo (1,1-4) è il prologo, indirizzato ad un certo «Teofilo»; poiché questo nome in greco significa «amico di Dio», possiamo vedere in lui ogni credente che si apre a Dio e vuole conoscere il Vangelo. Il secondo brano (4,14-21), invece, ci presenta Gesù che «con la potenza dello Spirito» si reca di sabato nella sinagoga di Nazaret. Da buon osservante, il Signore non si sottrae al ritmo liturgico settimanale e si unisce all’assemblea dei suoi compaesani nella preghiera e nell’ascolto delle Scritture. Il rito prevede la lettura di un testo della Torah o dei Profeti, seguita da un commento. Quel giorno Gesù si alzò a leggere e trovò un passo del profeta Isaia che inizia così: «Lo Spirito del Signore Dio è su di me, / perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione; / mi ha mandato a portare il lieto annuncio ai miseri» (61,1-2). Commenta Origene: «Non è un caso che egli abbia aperto il rotolo e trovato il capitolo della lettura che profetizza su di lui, ma anche questo fu opera della provvidenza di Dio» (Omelie sul Vangelo di Luca, 32, 3). Gesù infatti, terminata la lettura, in un silenzio carico di attenzione, disse: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete [ora] ascoltato»(Lc 4,21). San Cirillo d’Alessandria afferma che l’«oggi», posto tra la prima e l’ultima venuta di Cristo, è legato alla capacità del credente di ascoltare e ravvedersi (cfr PG 69, 1241). Ma, in un senso ancora più radicale, è Gesù stesso «l’oggi» della salvezza nella storia, perché porta a compimento la pienezza della redenzione. Il termine «oggi», molto caro a san Luca (cfr 19,9; 23,43), ci riporta al titolo cristologico preferito dallo stesso Evangelista, cioè «salvatore» (sōtēr). Già nei racconti dell’infanzia, esso è presentato nelle parole dell’angelo ai pastori: «Oggi, nella città di Davide, è nato per voi un Salvatore, Cristo Signore»(Lc 2,11).

Cari amici, questo brano interpella «oggi» anche noi. Anzitutto ci fa pensare al nostro modo di vivere la domenica: giorno del riposo e della famiglia, ma prima ancora giorno da dedicare al Signore, partecipando all’Eucaristia, nella quale ci nutriamo del Corpo e Sangue di Cristo e della sua Parola di vita. In secondo luogo, nel nostro tempo dispersivo e distratto, questo Vangelo ci invita ad interrogarci sulla nostra capacità di ascolto. Prima di poter parlare di Dio e con Dio, occorre ascoltarlo, e la liturgia della Chiesa è la “scuola” di questo ascolto del Signore che ci parla. Infine, ci dice che ogni momento può divenire un «oggi» propizio per la nostra conversione. Ogni giorno (kathēmeran) può diventare l’oggi salvifico, perché la salvezza è storia che continua per la Chiesa e per ciascun discepolo di Cristo. Questo è il senso cristiano del «carpe diem»: cogli l’oggi in cui Dio ti chiama per donarti la salvezza!

La Vergine Maria sia sempre il nostro modello e la nostra guida nel saper riconoscere e accogliere, ogni giorno della nostra vita, la presenza di Dio, Salvatore nostro e di tutta l’umanità.

[Dopo la recita dell’Angelus:]

Cari fratelli e sorelle,

ricorre oggi la “Giornata della Memoria” in ricordo dell’Olocausto delle vittime del nazismo. La memoria di questa immane tragedia, che colpì così duramente soprattutto il popolo ebraico, deve rappresentare per tutti un monito costante affinché non si ripetano gli orrori del passato, si superi ogni forma di odio e di razzismo e si promuovano il rispetto e la dignità della persona umana.

Si celebra oggi anche la sessantesima Giornata mondiale dei malati di lebbra. Esprimo la mia vicinanza alle persone che soffrono per questo male e incoraggio i ricercatori, gli operatori sanitari e i volontari, in particolare quanti fanno parte di organizzazioni cattoliche e dell’Associazione Amici di Raoul Follereau. Invoco per tutti il sostegno spirituale di san Damiano de Veuster e di santa Marianna Cope, che hanno dato la vita per i malati di lebbra.

In questa domenica ricorre anche una speciale Giornata di intercessione per la pace in Terra Santa. Ringrazio quanti la promuovono in molte parti del mondo e saluto in particolare quelli qui presenti.

[Al termine dell’Angelus, il Papa ha salutato i pellegrini provenienti dai vari Paesi nelle diverse lingue. Rivolgendosi ai fedeli di lingua italiana ha detto:]

Saluto con affetto i pellegrini venuti dall’Isola di Malta, e tutti quelli di lingua italiana,tra cui i fedeli della Diocesi di Castellaneta. In modo speciale saluto i bambini e i ragazzi dell’Azione Cattolica Ragazzi di Roma. Benvenuti! Due di voi, con i responsabili diocesani, sono qui accanto a me, vedete! Cari ragazzi, la vostra “Carovana della Pace” è una bella testimonianza! Sia segno anche del vostro impegno quotidiano per costruire la pace là dove vivete. Ascoltiamo ora il vostro breve messaggio.

[Lettura del messaggio]

Grazie! Ed ora liberiamo le colombe, simbolo dello Spirito di Dio, che dona pace a quanti accolgono il suo amore. Cerchiamo di liberare queste colombe!

Allora, è stato un successo! Buona domenica a voi tutti, buona settimana. Grazie!

[© Copyright 2013 – Libreria Editrice Vaticana]

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ZENIT Staff

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