Ricorre oggi la 60° Giornata mondiale dei malati di lebbra, che invita tutti i credenti a “intensificare il servizio della carità”, come ha scritto Mons. Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute, nel suo messaggio annuale. In occasione della ricorrenza di oggi, ZENIT ha incontrato madre Paola Iacovone, Superiora Generale delle Religiose Ospedaliere della Misericordia, che svolgono la loro opera di assistenza a 29 famiglie malate di lebbra, in India, nella città di Dondapudi, nella zona centro-orientale dello stato di Andhra Pradesh, Diocesi di Eluru. Di seguito la breve intervista alla religiosa.
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Perchè avete deciso di iniziare quest’opera nel 1992?
Suor Paola Iacovone: Noi inizialmente lavoravamo in un’altra opera vicina e abbiamo poi scoperto quest’agglomerato di lebbrosi che vivevanono in una condizione indescrivibile e disumana proprio a fianco a noi. E ci siamo dette: prendiamo noi questa missione per dare una vita dignitosa a queste gruppo di lebbrosi.
Se non foste intervenute voi, quale sarebbe stato il futuro di questi fratelli?
Suor Paola Iacovone: Sarebbero tornati sulla strada a mendicare, come si vede in tutte le strade dell’India. Solitamente stanno per terra, coperti di mosche o altri animali, e la gente passa, ma non se ne cura o addirittura li scansa.
Com’è vista questa malattia oggi?
Suor Paola Iacovone: La condizione dei lebbrosi indiani, come in molte parti del mondo, è una condizione di rifiuto. Ci sono molti preconcetti che la descrivono come un grosso tabù a causa del suo forte contagio. Ma la lebbra non è assolutamente contagiosa; essa si acquista vivendo in condizioni d’igiene precarie come quelle in cui vive questa povera gente.
Da dove provengono i fondi per il sostegno della vostra opera con i lebbrosi dell’India?
Suor Paola Iacovone: Il sostegno viene soprattutto da benefattori dell’Italia. Da un po’ di anni, però, si è molto raffreddato, e per questo abbiamo deciso di rilanciare l’opera. La congregazione non farà mai mancare il sostentamento ai malati, quindi la generosità dei collaboratori é importante per poterci e poterli aiutare.
Vuole fare un appello per sensibilizzare a questo aiuto?
Suor Paola Iacovone: Sì, voglio dire di informarsi e di conoscere meglio la realtà, perchè molta gente non sa neanche che questa malattia esiste ancora. Si dice: è possibile che nel 2013 ci sia ancora la lebbra? Il programma dell’ONU esortava a “combattere” la lebbra già dal 2000, ma ciò non è avvenuto. Si è fatto molto, ma molto è ancora da fare. Noi nel nostro piccolo stiamo versando solo una goccia nel grande oceano della necessità. Vorremmo fare di più e speriamo, quindi, nell’aiuto sensibile di tutti.
Per maggiori informazioni e per sostenere l’opera delle Religiose Ospedaliere in India, cliccare su:www.lacometaonlus.eu/