Il Vangelo di Luca racconta che il Salvatore nacque in una povera e umile stalla: non c’era posto per loro nell’albergo. Una famiglia -ed era la “Famiglia di Nazareth”!- non fu accolta in un ambiente idoneo, nonostante fosse imminente la nascita di quel Bimbo: immagine senza dubbio profetica, quasi preludio dei ricorrenti e innumerevoli rifiuti che, lungo la storia, avrebbero patito –e tuttora patiscono- i discepoli del Signore, nella loro opera di evangelizzazione.
Non c’era posto, per quei giovani sposi, nell’albergo: come c’è sempre meno posto per la “famiglia tradizionale” nel quadro culturale e nel costume della nostra epoca. Si promuovono piuttosto –ormai anche in termini legislativi- altre “forme” di convivenza: surrogati, più o meno maldestri, dell’istituto famigliare, di cui vorrebbero conservare, almeno apparentemente, “la struttura”, rinnegandone però, nei fatti, la natura, il carattere e la missione.
Un’aspra lotta si è accesa, da tempo, per minare le fondamenta stesse della nostra civiltà. Il conflitto in corso -sostenuto, paradossalmente, proprio da chi pretende di difendere sacrosanti “diritti” civili- cancella in realtà la Verità sull’Uomo e favorisce, inesorabilmente, la “deriva” morale, di inaudita vastità e gravità, che sta investendo il mondo.
Si è invocata, nel passato -e tuttora si invoca- la “dea Ragione” contro la presunta irrazionalità dei credenti, mentre la Fede costituisce ormai l’ultimo saldo e invalicabile baluardo ragionevole, che difenda l’uomo da se stesso e dalla sua furia omicida e suicida. Il peccato, qualunque peccato, nella grande e millenaria riflessione della Chiesa, è sempre stato colto proprio come un gesto irragionevole, contrario ai dettami della retta Ragione, e disumano, rivolto contro il nostro vero Bene. Nel nome di una Ragione, cinica e fredda, sono stati programmati e commessi i più efferati delitti: dalle crudeltà dei campi di concentramento o dei gulag, ai genocidi, alle epurazioni di massa; sono stati introdotti, nella vita e nella mentalità della gente, come fossero semplici e innocenti “prassi” mediche, la tragedia dell’aborto, la manipolazione genetica, la eutanasia.
La lotta contro la Vita e contro la Famiglia ha sempre una radice perversa e diabolica. Non a caso il libro della Genesi, parlandoci della “prima famiglia”, denuncia la subdola opera di Satana, impegnato, fin dalle origini, a ostacolare e a distruggere i progetti del Creatore. Il nostro Nemico scatena incomprensioni, odio e sospetto contro il piano originario di Dio, pur senza poterlo mai compromettere definitivamente.
Lottare per cancellare quel Bene -il Matrimonio e la vita dei figli- affidato anche oggi dal Cielo al cuore di un uomo e di una donna, conduce ancora una volta allo scenario tragico di Sodoma e di Gomorra: città distrutte non dalla furia devastante di una divinità vendicativa e crudele, ma sprofondate inesorabilmente nel baratro del vizio e vittime delle loro stesse contraddizioni.
La “controffensiva del Cielo”, di fronte alla imperante dissacrazione della Vita e della Famiglia, non si basa su complicati ragionamenti, non invoca tribunali o Inquisizioni: fa piuttosto appello, ancora una volta, al buon senso comune, alla evidenza iscritta nel cuore delle cose e scolpita nel sacrario della coscienza.
Le frequenti e insistenti sfide del mondo esigono una “battaglia culturale” chiara, documentata e appassionata, mai offensiva ma neppure remissiva: la posta in gioco è infatti troppo alta. La risposta più bella, però, passa attraverso la santità, vissuta, custodita e condivisa nel cuore delle nostre case. Passa attraverso l’esempio di una Famiglia, modello perfetto e paradigma di amore per ogni focolare domestico: la Famiglia di Nazareth, dove si impara ad amare e a servire; dove la gioia è di casa, pur nella tribolazione di ogni giorno; Famiglia esperta nel soffrire, nel dare senso pieno e compiuto a ogni lacrima e a ogni affanno, vissuti come doni di Grazia e generosamente offerti, per la salvezza del mondo.
Il Cuore della Vergine e del suo Sposo si ripropongono come ineguagliabili modelli di reciproca carità, nel rispetto assoluto del piano di Dio. In un quadro domestico tutt’altro che disincarnato -intrecciato anzi del lavoro e della fatica quotidiana- essi hanno saputo collaborare a perseguire l’unico vero fine della vita: abbracciare la Volontà di Dio, camminare nelle vie della santità, raggiungere insieme la meta del Cielo. Hanno creduto, pur nella prova più amara e si sono aiutati reciprocamente a credere.
Contempliamo in loro, finalmente, due Cuori liberi dagli impacci dell’egoismo e impegnati a comprendersi fino in fondo, a stimarsi e a favorire totalmente il Bene l’uno dell’altro, nella comune custodia di un tesoro che superò ogni possibile attesa: il Figlio stesso di Dio, affidato alla loro tutela e al loro Amore.
Il modello ideale degli Sposi di Nazareth si rifletta nel volto delle nostre case, dia respiro alle nostre inquietudini, ci sostenga nel doloroso percorso della vita.
Alle provocazioni crescenti di un mondo impazzito, che confonde le coscienze, che sostiene e difende legislazioni devastanti, vogliamo imparare, alla scuola di Nazareth, a essere uomini e donne veri e santi, caritatevoli, cellule vitali in un tessuto sociale disgregato, ma assetato più che mai di luce e di Verità.
* Padre Mario Piatti icms è direttore della Rivista “Maria di Fatima”