Lettura
Il moralismo farisaico conferiva ai gesti e agli atti esterni un grande valore. Ma Gesù, venuto a portare a compimento la legge antica, fa comprendere che tali atti sono solo il mezzo – pur se molto valido – per raggiungere l’obiettivo. Ci ricorda che solo l’amore dà senso al sacrificio, quell’amore che – come indica la Lettera agli Ebrei – lo condusse alla Croce, per noi.
Meditazione
Non è il digiuno per se stesso che ci santifica, ma esso è veicolo per la santificazione. Ciò che importa è la realizzazione in ogni istante, della volontà di Dio nella nostra vita: questa è la nostra vera santificazione. Gesù, con le sue parole, non toglie valore al digiuno, ma, al contrario, lo fa apparire nella sua vera luce. Il Catechismo della Chiesa Cattolica afferma a questo proposito: «La penitenza interiore del cristiano può avere espressioni molto varie. La Scrittura e i Padri insistono soprattutto su tre forme: il digiuno, la preghiera, l’elemosina, che esprimono la conversione in rapporto a se stessi, in rapporto a Dio e in rapporto agli altri. […] Essi indicano gli sforzi compiuti per riconciliarsi con il prossimo, le lacrime di penitenza, la preoccupazione per la salvezza del prossimo, l’intercessione dei santi e la pratica della carità che “copre una moltitudine di peccati” (1Pt 4,8)» (CCC 1434). E più avanti, aggiunge: «Il quarto precetto («In giorni stabiliti dalla Chiesa astieniti dal mangiare carne e osserva il digiuno») assicura i tempi di ascesi e di penitenza, che ci preparano alle feste liturgiche e a farci acquisire il dominio sui nostri istinti e la libertà di cuore» (CCC 2043). Gesù esprime questa verità rispondendo ai suoi interlocutori e facendo comprendere che lì, dinanzi a loro, era presente lo Sposo per eccellenza, alla cui presenza gli amici sono chiamati a rallegrarsi fintanto che lo hanno con loro; è un invito all’apertura della fede, dinanzi all’oscurità dello sguardo di quegli uomini, accecati dalla troppa attenzione ai mezzi esterni. È Gesù stesso che ci dà la grande lezione del digiuno che è sì, rinuncia agli alimenti, e quindi dominio di sé, – come Lui stesso ce lo testimonia nei giorni delle tentazioni nel deserto e incluso durante la sua vita pubblica –, ma che è anche astensione dal peccato, fino al punto da poter dire ai suoi interlocutori: «Chi di voi mi accuserà di peccato?». Ma ancor di più, con Cristo, il digiuno diviene in modo supremo rinunzia totale di se stesso fino al pieno abbandono alla volontà del Padre, e fino alle preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime, per amore nostro. Il vino nuovo esige otri nuovi, esige cuori aperti all’amore.
<strong>Preghiera
O Signore, insegnaci ad abbracciare il sacrificio, che Tu ci ispiri, con amore.
Agire
Oggi offrirò qualche rinuncia a Dio con amore, per Lui e per qualcuno dei miei fratelli.
Meditazione del giorno a cura di padre Paolo Cerquitella, LC, tratta dal mensile Messa Meditazione, per gentile concessione di Edizioni ART. Per abbonamenti: info@edizioniart.it