Un versetto del profeta Michea, “Quel che il Signore esige da noi”, è il tema scelto quest’anno per la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. L’ottavario si è aperto ieri e prosegue fino a venerdì 25 gennaio, quando alle ore 17.30, nella basilica di San Paolo fuori le Mura, Papa Benedetto XVI presiederà la celebrazione dei Secondi Vespri della solennità della Conversione di San Paolo. «Prenderanno parte alla celebrazione - si legge sul sito dell’Ufficio per le celebrazioni liturgiche del Sommo Pontefice - i Rappresentanti delle altre Chiese e Comunità ecclesiali presenti a Roma. Sono invitati, in modo particolare, il clero e i fedeli della diocesi di Roma». Poi, oltre alle decine di iniziative promosse in tutta la città da parrocchie, gruppi, associazioni e movimenti, martedì 22 gennaio alle 18.30, nella parrocchia di San Barnaba a Torpignattara (piazza dei Geografi, 15), si svolgerà la Veglia ecumenica diocesana presieduta dal cardinale vicario Agostino Vallini. Le offerte raccolte durante la preghiera verranno devolute alle suore Missionarie della Carità, la congregazione fondata dalla beata Madre Teresa di Calcutta. 

«La scelta di organizzare la veglia in questa parrocchia non è un caso». A chiarirlo è monsignor Marco Gnavi, direttore dell’Ufficio per l’ecumenismo e il dialogo del Vicariato di Roma, che spiega: «Il grande affresco del catino absidale della chiesa, realizzato nel 1966 da Gino Cupelloni, presenta un riquadro che evoca l’apertura del Concilio Vaticano II - di cui in questo Anno della fede si celebra il 50° - con Giovanni XXIII che legge il discorso inaugurale, affiancato da alcuni cardinali. Lo spazio adiacente raffigura Paolo VI e sullo sfondo ci sono anche gli indiani; accanto al Papa, il patriarca della Chiesa ortodossa di Costantinopoli Atenagora e l’arcivescovo anglicano di Canterbury, Michael Ramsey». 

Come sempre, in occasione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, è stato preparato un sussidio per la riflessione comune con testi utili per tutto il 2013. A redigerlo quest’anno, per celebrare il suo centenario, lo Student Christian Movement of India, che ha focalizzato l’attenzione sulla maggioranza cristiana del sub-continente, la comunità Dalit: si tratta dei “fuori casta” (i parìa o intoccabili), spesso vittime di emarginazione e abusi. «Il tema di riflessione proposto invita a guardare alla bontà e all’umiltà vissute dai cristiani nei contesti difficili: l’assunzione dell’umanità di Cristo indica la via maestra da seguire», commenta monsignor Marco Gnavi. «A Roma - precisa - vivono molte comunità cattoliche delle Chiese orientali che in Asia subiscono violenze: dall’India al Pakistan. E la nostra Chiesa diocesana è chiamata a essere fedele alla sua vocazione originaria di presiedere nella carità».