L’Ordine degli Scolopi e quello dei Gesuiti sono nati per opera dello Spirito Santo nello stesso periodo di tempo insieme ad altri ordini, che esprimono carismi diversi, come, ad esempio, gli Oblati, i Padri dell’Oratorio, i Fate bene fratelli, i Somaschi.
Nel periodo storico contemporaneo al Concilio di Trento (1545-1563) e immediatamente seguente si assiste alla fioritura di nuovi ordini religiosi e, in generale, a un rinnovamento spirituale della Chiesa, al quale hanno contribuito santi come Teresa d’Avila, Giovanni della Croce, Filippo Neri ed altri.
La cultura cattolica viene rivitalizzata tramite “poderosi strumenti […] ad uso dei parroci e dei fedeli, come il Catechismo Cattolico, la riforma liturgica di Pio V e la pubblicazione di vari libri e manuali [per] la preghiera pubblica”[1].
Il carisma di Calasanzio nasce e si sviluppa nel clima spirituale post-conciliare e le scuole degli Scolopi sono presenti ancora oggi in tutti i continenti.
La Chiesa di oggi, come quella dell’epoca in cui è vissuto Calasanzio, vive in un periodo storico post-conciliare e i frutti spirituali del Concilio Vaticano II presentano delle analogie con quelli originati dal Concilio di Trento.
E’ stato pubblicato nel 1992 il Catechismo della Chiesa Cattolica che ha rafforzato e rinvigorito la cultura cattolica, la liturgia è stata ampiamente rinnovata favorendo la partecipazione attiva dei fedeli, sono nati movimenti e nuove comunità, come, ad esempio, il Cammino Neocatecumenale e Comunione e Liberazione, che rinnovano la missione evangelizzatrice della Chiesa, tramite la predicazione di laici e presbiteri che testimoniano con la loro vita la verità dell’annuncio evangelico.
Uomini e donne di ogni età e classe sociale prendono alla lettera l’invito del Concilio e vivono con impegno un cammino di santità.
Nel contesto ecclesiale odierno, simile, sotto vari aspetti, a quello in cui ha operato Calasanzio, la vita di quest’ultimo offre ai credenti un modello da imitare, nonostante i secoli di storia che separano l’Umanesimo e il Rinascimento dall’epoca della scienza e della tecnica.
Ogni credente è chiamato a imitare la pazienza con cui Calasanzio ha sopportato le prove della vita e l’obbedienza alla volontà di Dio manifestata in tutte le circostanze (soprattutto quelle avverse) della sua esistenza.
In particolare, il “Patrono di tutte le scuole popolari cristiane del mondo” è un esempio per coloro che credono nel valore trascendente della persona e sono interessati al futuro della scuola cattolica e della scuola in genere.
La scuola è oggi, spesso, maestra di relativismo, di soggettivismo, di nichilismo, e propugna un ateismo pratico “debole” e non impegnativo: è l’ateismo opulento di una società che ha posto il proprio cuore[2] nel mercato e nel consumo dei beni.
La scuola assume il più delle volte “le forme , spesso esaltate dai mezzi di comunicazione sociale, di diffuso soggettivismo, di relativismo morale e di nichilismo”[3].
I ragazzi vivono personalmente la crisi di valori presente nella società post-moderna e anche nella scuola cattolica, afferma la Congregazione per l’Educazione Cattolica, “ci si trova di fronte ad alunni che rifuggono la fatica, sono incapaci di sacrificio e di costanza e non hanno, spesso a cominciare da quelli familiari, modelli validi a cui riferirsi”[4].
Molti genitori iscrivono i loro figli nelle scuole cattoliche senza aderire interiormente al progetto educativo cristiano, perché “alla fine quello che interessa e viene richiesto alla scuola cattolica è solo un diploma o al più una qualificata istruzione ed abilitazione professionale”[5].
La mancanza di motivazioni autenticamente cattoliche nella scelta della scuola da parte dei genitori si ripercuote, quasi sempre, nelle attese educative presenti negli alunni, i quali “in casi sempre più frequenti non sono solo indifferenti o non praticanti, ma risultano essere privi di qualsiasi formazione religiosa o morale”[6].
Di fatto, l’ “utenza” della scuola cattolica per lo più non vive autenticamente i valori cristiani e il clima spirituale e morale che si respira nella scuola produce nei docenti “una certa stanchezza pedagogica, che si somma alla crescente difficoltà, nel contesto attuale, a coniugare l’essere insegnanti con l’essere educatori”[7].
Questa stanchezza pedagogica è particolarmente deleteria perché impedisce la concreta realizzazione delle finalità che orientano il progetto educativo cristiano e impoverisce il ruolo del docente limitandolo unicamente agli aspetti cognitivi e tecnici. La scuola cattolica rischia quindi di perdere la sua connotazione educativa in senso forte e di non essere più un lievito per la società, condividendo, di fatto, il sempre più diffuso modello pedagogico che afferma la “riduzione dell’educazione agli aspetti puramente tecnici e funzionali”[8].
E’ oggi necessario rivitalizzare la scuola cattolica, riscoprendo la forza dell’impulso evangelico che ha spinto Calasanzio ad aprire scuole per i ragazzi più poveri, anche se oggi in Occidente la povertà vissuta dalle giovani generazioni è connotata soprattutto in senso spirituale, poiché nell’epoca odierna i nuovi poveri “possiamo incontrarli tra coloro i quali hanno smarrito il senso autentico della vita e sono privi di qualsiasi slancio vitale, a cui non vengono proposti valori e non conoscono più la bellezza della fede”[9].
La scuola cattolica, come afferma il Concilio Vaticano II, “conserva la sua somma importanza anche nelle circostanze presenti”[10] ed è necessaria soprattutto per i ragazzi che non conoscono la bellezza della fede e vivono nel contesto sociale odierno sempre più secolarizzato e scristianizzato.
Le giovani generazioni vivono spesso l’esperienza del “vuoto esistenziale”, descritta da Viktor Frankl, conseguente alla perdita del senso della vita. La scuola cattolica può aiutare i giovani a orientare la loro esistenza verso quella Persona che è il Senso vero e totale e la Risposta assoluta e concreta a tutte le domande di fondo che i giovani (e gli adulti), consapevolmente o inconsapevolmente si pongono: “chi sono? da dove vengo e dove vado? perché la presenza del male? cosa ci sarà dopo questa vita?”[11].
(La terza parte è stata pubblicata sabato 12 gennaio 2013)
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NOTE
[1] Ibidem, p.54.
[2] Il termine cuore è usato in senso biblico.
[3] Congregazione per l’Educazione Cattolica, La scuola cattolica alle soglie del terzo millennio, 1.
[4] Ibidem, 6.
[5] Ibidem.
[6] Ibidem.
[7] Ibidem.
[8] Ibidem.
[9] Ibidem, 15.
[10] Concilio Vaticano II, Gravissimum educationis, 8.
[11] Giovanni Paolo II, Fides et Ratio, 1.