Andrà in onda lunedì 14 gennaio alle ore 21,10, sul canale SKY Cinema, il film “Quasi amici”, che racconta la storia divertente e significativa di un ricco paraplegico ed il suo badante.
Campione d’incassi in Francia, il film scorre in allegria e lucidità, mostrando come nel contesto di una persona malata e colui che l’accudisce, le due persone si completano umanamente e ognuno riesce ad arricchire l’altro.
Philippe è un ricco parigino che è divenuto paraplegico a seguito di un incidente di parapendio. Decide di assumere come badante Driss, un senegalese della banlieu con recenti problemi con la giustizia. Ben presto però, nonostante la grande diversità di origine, di cultura e di carattere, si accorgeranno che ognuno dei due può fare un gran bene all’altro.
Il film propone una limpida soluzione al problema dell’infermità grave: trattare l’infermo per quello che è: una persona umana con desideri e volontà, con cui chiacchierare, ridere e scherzare.
I registi Olivier Nakache e Eric Toledano sviluppano il rapporto di amicizia e solidarietà fra i due uomini con rara intensità. Il tono è leggero, molto bravo Omar Sy e ben tratteggiati anche i personaggi secondari.
Philippe, miliardario tetraplegico, ha da poco assunto in prova il senegalese Driss come badante. Un suo parente, in un incontro confidenziale, lo mette in guardia: Driss viene dalla banlieu, ha la fedina penale sporca, è pericoloso tenersi in casa persone come lui e conclude: “questa gente non ha nessuna pietà”.
“E’ esattamente questo che voglio: nessuna pietà” risponde pronto Philippe. In questo dialogo penso ci sia il cuore del film e il segreto del suo enorme successo. Il rozzo ma simpatico ed estroverso Driss tratta Philippe esattamente per quello che è: una persona umana con desideri e volontà, con cui chiacchierare, ridere e scherzare. Se poi Philippe ha qualche problema in più, ci pensa Driss ad aiutarlo con la sua energia, la sua forza e il suo entusiasmo per la vita.
In fondo Philippe è pienamente in grado di intendere e di volere anche se è bloccato dal collo in giù e ciò di cui i due parlano, anzi litigano vivacemente, non riguarda il tema dell’infermità, ma ha a che fare con i loro gusti diversissimi: Philippe è un ricco e colto parigino, ama la musica classica, la pittura astratta; Driss, inutile dirlo, non sa niente di cultura, ama soprattutto e la musica ritmica e guidare veloce.
Nonostante queste enormi diversità, ognuno dei due ha bisogno dell’altro. La vitalità contagiosa di Driss fa bene a Philippe il quale, soprattutto nello stato in cui si trova,
tenderebbe a rinunciare e a riflettere troppo sulle decisioni da prendere (sarà Driss a combinare un incontro con una ragazza con cui Philippe da tempo mantiene un rapporto epistolare). Driss, dal canto suo, apprende molto dal suo amico-paziente: da troppo tempo abituato a vivere di espedienti, scopre, prendendosi cura di lui, cosa vuol dire impegnarsi a fondo e con dedizione a un compito spesso sgradevole.
Qualcuno ha osservato che le condizioni in cui il film affronta il problema dell’infermità sono del tutto particolari (ma si tratta comunque di un racconto è ispirato a una storia vera): Philippe è molto ricco è ciò lo facilita nel suo stato; Driss viene dalla banlieu parigina ma le difficili condizioni di vita di questi ambienti vengono appena accennate; il felice rapporto che si instaura fra un bianco e un uomo di colore sembrano una troppo conciliante soluzione per un problema che nella realtà in Francia fatica a trovare una soluzione.
Possiamo anche riconoscere che il film di Olivier Nakache e Eric Toledano non approfondisce i risvolti sociali del racconto (non erano tenuti a farlo), ma il modo con cui hanno sviluppato il rapporto di amicizia e solidarietà fra i due uomini è di rara intensità.
In nessun momento il film assume toni pietistici o cerca di sedurre lo spettatore agendo su facili corde emotive. In un momento in cui Driss fa la barba a Philippe con il rasoio a mano, quest’ultimo commenta: ”basterebbe un taglio netto”. “Ho piacere di vedere che questa mattina ti sei svegliato spiritoso” risponde Driss. E tutto finisce: la canzonatura come mezzo per scongiurare la malinconia.
Il film, pur trattando temi seri, non trascura le esigenze dello spettacolo e il racconto scivola via leggero fra molte battute spiritose e situazioni divertenti, merito anche della bravura del protagonista, la cui scanzonata ed irriverente comicità ricorda molto da vicino il nostro Checco Zalonenonché l’ottima caratterizzazione dei personaggi secondari.
Il film trasmette valori molto importanti, anche se qualche sequenza, frutto dell’eccesso di goliardia di Driss (uso di spinelli, un incontro con prostitute per lui e il suo amico) rischia di degradarne il livello. Abbiamo comunque, pur riconoscendo questi limiti, attributo al film la qualifica di FilmOro.
Vorrei chiudere con un’ultima osservazione. Il cinema francese ci ha regalato negli anni recenti film come ‘Giù al nord’, ‘Le nevi del Kilimangiaro’, ‘Miracolo a Le Havre’, ‘Welcome’, ‘Il mio migliore amico’ e ora ‘Quasi amici’. Film a basso budget che sanno trasmetterci messaggi importanti, spesso con allegria e ironia.
E il cinema italiano? Con i film-panettone, con le sue commedie giovaniliste (tutto iniziò con Notte prima degli esami) o pecorecce (tipo l’ultimo Come è bello far l’amore) per i quali riferirsi alla classica commedia all’italiana è puramente offensivo, penso che da anni si è toccato il fondo in termini di vuoto culturale e mancanza di idee. Ma come si sa, dal fondo è più facile riuscire a risalire.
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Titolo Originale: Intouchables
Paese: FRANCIA
Anno: 2011
Regia: Eric Toledano, Olivier Nakache
Sceneggiatura: Eric Toledano, Olivier Nakache tratto dal romanzo Il diavolo custode di Philippe Pozzo di Borgo (ed. Ponte alle Grazie)
Produzione: QUAD PRODUCTIONS, CHAOCORP, GAUMONT, TF1 FILMS PRODUCTION
Durata: 112
Interpreti: François Cluzet, Omar Sy, Anne Le Ny
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