La Manif pour tous mobilita i cittadini francesi di tutte le sensibilità o appartenenze filosofiche, religiose, politiche “per” i diritti dei bambini e “contro” il disegno di legge del governo francese sul matrimonio tra persone dello stesso sesso e l’adozione di minori, nonché l’accesso delle coppie omosessuali alla procreazione medicalmente assistita (PMA). L’inedito evento dimostra che qualcosa di nuovo sta emergendo nella società francese.
La protesta più importante si svolge oggi a Parigi, dove alle 13 partono da tre punti diversi – Place d’Italie, Porte Maillot e Denfert-Rochereau – altrettanti cortei verso il Champs de Mars. Mentre manifestazioni sono previste anche all’estero, fra cui Roma, Gerusalemme e Tokio, la marcia parigina accoglierà persone provenienti da tutta la Francia.
“Noi non organizziamo nulla ‘con’ alcuna religione. Ma laici o religiosi, venite così come siete, questa è la parola d’ordine”, hanno detto nei giorni scorsi gli organizzatori della manifestazione contro il disegno di legge presentato da Christiane Taubira, che martedì 15 gennaio arriverà davanti alla Commissione competente dell’Assemblea nazionale.
La posta in gioco supera le appartenenze religiose, filosofiche e politiche. Per questo motivo, gli organizzatori hanno deciso di non esibire gli striscioni delle varie associazioni che partecipano alla marcia, sottolineando in questo modo il carattere unitario de La Manif pour tous.
La manifestazione ha ricevuto il sostegno del Vaticano attraverso il presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, monsignor Vincenzo Paglia, e il segretario del medesimo Pontificio Consiglio, monsignor Jean Laffitte. In un’intervista telefonica rilasciata a Zenit monsignor Laffitte ha rivolto un “saluto fraterno e caloroso” a tutte le persone che oggi parteciperanno alla protesta e sottolineato che il “il matrimonio unione tra un uomo e una donna, è l’unica mediazione possibile per fondare una famiglia, nella quale il bambino può essere accolto nell’amore di un padre e di una madre”.
Anche gli evangelici e gli ortodossi di Francia appoggiano la protesta, come del resto i capi musulmani ed ebrei. A fianco del cardinale arcivescovo di Lione, Philippe Barbarin, alla manifestazione di oggi parteciperà il presidente del Consiglio regionale del culto musulmano Rodano-Alpi, Benaïssa Chana.
Il rabbino capo di Francia, Gilles Bernheim, ha pubblicato di recente un saggio dal titolo Mariage homosexuel, homoparentalité et adoption: ce qu’on oublie souvent de dire (Il matrimonio omosessuale, l’omoparentalità e l’adozione: tutto quello che spesso si dimentica di dire), offrendo importanti spunti di riflessione, al punto di essere citato da Benedetto XVI, il 21 dicembre scorso nel suo tradizionale discorso natalizio alla Curia romana. Da allora, L’Osservatore Romano ha dedicato due volte spazio al rabbino capo di Francia, riprendendo in traduzione un’intervista de La Croix e citando il suo intervento in occasione dell’apertura delle celebrazioni del 50° anniversario del Centro comunitario di Parigi, l’8 gennaio scorso.
Il nome della manifestazione – La Manif pour tous – dunque non è uno slogan vuoto. Il presidente diAlliance Vita e responsabile mobilitazione nazionale, Tugdual Derville, ha dichiarato a Zenit che non aveva mai pensato di dover lavorare con tante persone di orizzonti così diversi. Per Derville, questa mobilitazione trasversale ha qualcosa di “storico”.
In un’intervista pubblicata l’altro ieri sul sito di Alliance Vita, Derville ha spiegato una delle ragioni di questa mobilitazione. “I francesi hanno scoperto che questo progetto comporta, per l’ammissione degli stessi promotori, una rottura di civiltà”. “La filiazione padre-madre, parità originale, è una legge universale che va al di là della politica”, ha detto, poiché “siamo tutti nati da un uomo e una donna”.
Il sito internet della Manif pour tous ricorda del resto che il 63% dei francesi ritiene che sia una priorità che “i bambini adottati possano avere un padre e una madre”, mentre solo il 34% considera una priorità “che le coppie omosessuali possano adottare bambini”, secondo un sondaggio IFOP dell’ottobre scorso.
Il progetto di legge non riscontra l’unanimità tra gli omosessuali. Alla protesta partecipa oggi ad esempio l’associazione Plus gay sans mariage, il cui presidente, Xavier Bongibault, ha affermato il 9 gennaio scorso in un dibattito televisivo andato in onda su France 2: “Ho avuto la fortuna di avere un padre e una madre”.
Con queste parole, Bongibault ha toccato un elemento primordiale del dibattito, vale a dire il punto di vista dei bambini, una realtà messa in evidenza dal cardinale Barbarin. “Che la legge non dia vita a una generazione di bambini a cui mancherà un padre o una madre”, ha detto il porporato.
Eloquente è la testimonianza di Jean-Dominique Bunel, raccolta dal giornalista Jean-Marie Guénois (Le Figaro del 9 gennaio). Nella sua testimonianza, Bunel, 66 anni, noto per il suo impegno umanitario in zone di guerra, racconta di aver deciso di rompere il silenzio “per dire quanto la sua vita è stata perturbata dal fatto di aver avuto due madri”.
Sottolineando una conseguenza logica dell’adozione di bambini da parte di coppie omosessuali, vale a dire la procreazione medicalmente assistita, Beatrice Bourges, portavoce del Collectif pour l’enfant, ricorda che la più recente ricerca scientifica ha mostrato gli straordinari legami che si sviluppano a livello biologico, e non solo, tra la madre e il bambino che porta in grembo. Nel suo intervento, la Bourges ha denunciato del resto la “mercificazione del corpo femminile”.
Il presidente di Plus gay sans mariage, Xavier Bongibault, ha fatto osservare del resto che la realtà del matrimonio eterosessuale “non corrisponde” alla realtà delle unioni tra persone dello stesso sesso.
Anche il sito Homovox si dichiara contrario al “matrimonio gay”, come viene presentato, sottolineando che una coppia di persone dello stesso sesso ed una coppia di persone di sesso opposto sono due realtà “distinte”. Mentre propone di usare un’altra terminologia più appropriata, lamenta la futura soppressione nel Codice Civile dei riferimenti “al padre e alla madre”, che sono “fondatori” per la vita.
All’accusa che la manifestazione sarebbe “omofobica”, poiché nata da un rifiuto di persone a causa della loro omosessualità, ha risposto con ironia la nota comica Frigide Barjot (pseudonimo di Virginie Merle-Tellenne): “Il non-dibattito, la non-libertà, è più forte di tutto. ‘Voi siete per natura omofobi’, questo, dicono, e con questo il dibattito è chiuso”.