Calasanzio: il pioniere della scuola pubblica (Terza parte)

Gli Scolopi e i Gesuiti: affinità storiche

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Mentre le Scuole Pie si diffondono in Europa, Asia e Africa, Calasanzio viene perseguitato, all’interno dell’Ordine, da un confratello: Padre Mario Sozzi. Questi, mosso dall’invidia per i successi pastorali ottenuti da Calasanzio, lo calunnia sistematicamente, fino a presentare false denunce al Santo Uffizio.

Cremona spiega questo comportamento di Padre Sozzi con l’azione esercitata da Satana, che agisce tramite persone concrete per impedire la realizzazione dei disegni di Dio. Scrive in proposito: “Nella Chiesa stessa, dunque, nelle comunità animate dallo Spirito Santo, nei conventi …Satana non è estraneo; conosce chi li abita, e i luoghi, e le chiavi, meglio di un padre priore. […] Chi conosce ambienti ecclesiastici o ha fatto parte di un convento, conosce casi di individui che, o per ragione di turbe psicologiche, o per una vocazione sbagliata (caratteri disordinati per egoismo congenito, refrattari all’armonia della vita comune; ugualmente, forse, sarebbero risultati inadatti alla vita di famiglia); ma, talvolta, per un misterioso satanismo, recano un pezzetto d’inferno in un luogo di santità.

Non hanno pace in se stessi, la tolgono agli altri.

Se si pensa che anche la comunità apostolica fondata da Gesù, ebbe il suo Giuda”[1].

Padre Sozzi è, in effetti, un Giuda che tradisce il suo superiore e ordisce una trama diabolica , riuscendo ad essere nominato, nel 1641, provinciale delle Scuole Pie della provincia toscana e a far sottomettere questa provincia direttamente alla tutela della Sacra Congregazione del Santo Uffizio[2].

Il Santo Uffizio successivamente, nel 1642, processerà Calasanzio[3] e Innocenzo III nel 1643 lo sospenderà dal Generalato e ordinerà la visita apostolica[4].

Lo stesso Papa, nel 1643, sopprime di fatto l’Ordine degli Scolopi, infatti “retrocesso a Congregazione di voti semplici , i religiosi privati vita comune, sotto la disciplina dei singoli ordinari diocesani, non avrebbe corrisposto più al suo scopo”[5].

Calasanzio accetta in silenzio, senza ribellarsi, il decreto del Santo Padre che sancisce la soppressione dell’ordine[6] e, profeticamente, tre anni dopo nel 1646, prevede la rinascita dell’Ordine, scrivendo in una lettera a un confratello: ”La verità potrà più dell’invidia. Sta di buon animo, l’Istituto tornerà a farsi più glorioso di prima”[7].

Clemente XI, nel 1669, ristabilisce nella Chiesa l’Ordine degli Scolopi, con voti solenni.

L’Ordine degli Scolopi ha sperimentato vicissitudini analoghe a quelle sofferte dall’Ordine dei Gesuiti, fondato da Ignazio di Loyola.

Sant’Ignazio aveva aperto dei “collegi” (tra i quali il celebre “Collegio Romano”) con lo scopo di educare giovani laici e membri dell’Ordine alle “virtù e lettere”.

A differenza delle Scuole Pie i collegi dei Gesuiti sono rivolti ai figli delle classi sociali elevate e viene pagata una retta per la loro frequenza.

Calasanzio conosceva l’attività svolta dai Gesuiti e apprezzava il loro articolato sistema pedagogico, descritto nella Ratio studiorum[8].

I collegi, analogamente alle Scuole Pie, hanno diffuso la cultura cattolica in molti paesi e l’Ordine dei Gesuiti, come quello degli Scolopi, è stato soppresso[9] per alcuni anni e poi ripristinato.

Cremona sottolinea che Sant’Ignazio sembrava aver previsto la soppressione dell’Ordine, poiché così si esprime: “se sopprimessero la mia Compagnia, mi basterebbe un quarto d’ora di preghiera dinanzi al tabernacolo per ridarmi pace”[10].

(La seconda parte è stata pubblicata sabato 5 gennaio 2013. La quarta ed ultima parte verrà pubblicata sabato 19 gennaio)

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NOTE

[1] Ibidem, pp.181-182.

[2] Cfr. ibidem, pp.189-190.

[3] Cfr. ibidem, p.197.

[4] Cfr. ibidem, p.231.

[5] Ibidem, p.213.

[6] Cfr. ibidem, ppp.213-214.

[7] Ibidem, p.221.

[8] Cfr. ibidem, p.115.

[9] Clemente XIV, nel 1773, per evitare uno scisma con gli stati cattolici, sopprime la Compagnia di Gesù.

[10] C. Cremona, op. cit., p.199.

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Maurizio Moscone

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