Un Papa indimenticabile. Un poeta profondo. E al più presto anche un grande Santo.
Ebbene sì, il momento atteso dai milioni di fedeli cattolici di tutto il mondo che già dal 2005 inneggiavano alla santità di Karol Wojtyla è arrivato. Giovanni Paolo II sarà proclamato Santo nel 2014, se non addirittura entro questo stesso anno.
Ad affermarlo, il cardinale Giovanni Battista Re, uno dei più stretti collaboratori di Papa Wojtyla e sostituto per gli Affari generali presso la Segreteria di Stato durante il suo pontificato. L’ex prefetto della Congregazione dei Vescovi ha lanciato la notizia ieri a margine della conferenza stampa di presentazione dello spettacolo “Il Papa e il Poeta” scritto dal vaticanista di Avvenire Mimmo Muolo, in scena questa sera all’Auditorium Conciliazione di Roma nell’ambito della rassegna “Fede a teatro”.
“Se non sarà quest’anno, sarà l’anno prossimo” ha dichiarato il porporato, spiegando che “siccome ha fatto più di un miracolo, ce ne sarà sicuramente uno riconosciuto valido per la sua canonizzazione”. Al Beato, infatti, sono attribuiti “diversi miracoli, non uno soltanto” ha detto il cardinale. Manca ora solo il riconoscimento di uno di questi da parte dei medici e della Congregazione per le Cause dei Santi per vedere finalmente il Pontefice polacco elevato agli onori degli altari.
“I tempi per la canonizzazione potrebbero essere molto brevi” ha rassicurato il cardinale Re. Allo stesso tempo ha sottolineato che le sue informazioni risalgono a qualche mese fa, cioè quando “in merito alle guarigioni scientificamente inspiegabili” attribuibili alla intercessione del Papa, la Congregazione vaticana ne stava studiando tre o quattro “per valutare quale fosse il più ‘solido’ e poteva, quindi, conformarsi meglio ai criteri di giudizio”.
L’iter per la canonizzazione è molto attento e meticoloso, ha spiegato il porporato. “Nei miracoli la Congregazione è molto rigida – ha detto – Quello scelto, deve passare da una Consulta composta da sette medici e questi devono concordare che si tratta di un fatto inspiegabile dal punto di vista umano e scientifico”.
Anche i medici, ha aggiunto, “sono talmente scrupolosi che preferiscono non pronunciarsi se, ad esempio, una malattia è stata curata con terapie che in casi simili si sono dimostrate risolutive”.
È proprio l’equipe dei dottori a decidere se si tratta di un vero miracolo o meno, ha quindi affermato Re. Una volta ottenuto il loro placet si passa poi all’esame della Commissione di Cardinali e Vescovi, i quali, però, giudicano “solo se il miracolo è stato ottenuto per l’intercessione” del candidato alla santità, e infine l’approvazione definitiva del Papa. Dopodiché, ha concluso, “si può procedere subito, trovando la data e scegliendo il periodo più adatto”.
Nonostante le dichiarazioni dell’ex prefetto della Congregazione dei Vescovi abbiano presto fatto il giro del mondo, le voci sulla canonizzazione di Giovanni Paolo II non sono una novità. Già in Polonia si affermava che il Pontefice sarebbe stato proclamato Santo nell’ottobre 2013, in una data coincidente con l’inizio del suo pontificato e che l’annuncio di Benedetto XVI sarebbe avvenuto in marzo.
E pensare che Karol Wojtyla non aveva neanche mai pensato di diventare sacerdote. Il cardinale Re, sempre durante la conferenza di ieri, ha rivelato un episodio inedito della vita del Beato raccontando che “nella cava di pietra dove aveva trovato lavoro a 18 anni dopo aver dovuto lasciare l’università perché occupata dai tedeschi” Giovanni Paolo II “lavorava con un operaio che faceva brillare le mine”. Fu proprio quest’uomo a dirgli un giorno “tu sarai un grande prete, canterai anche bene”. Una volta divenuto Papa, ha aggiunto Re, “ci ha confessato che prima di allora l’idea di farsi sacerdote non gli era mai venuta in mente”.
Il Beato fu “grande” non solo “come uomo e come Papa”, ma anche “come poeta, filosofo, teologo e mistico” ha osservato il cardinale. “La poesia – ha rimarcato – è un elemento interessante che ha influito poi sul suo servizio come Papa: molti temi ritornano e questo esercitarsi con l’arte poetica lo ha facilitato nella capacità di raggiungere le persone e di parlare alle folle, di attirare l’attenzione”.
“Era sicuro – ha soggiunto -. Aveva un forte ascendente sui giovani di cui era amico esigente ma vero. A loro oggi direbbe che hanno davanti tutta la vita, ma è una sola vita che va vissuta responsabilmente: l’avvenire si costruisce da giovani, bisogna guardare a Cristo”.
Secondo il cardinale Re è stato proprio “l’elemento mistico” ad influenzare le poesie di Wojtyla in cui “dominava il tema dell’uomo e quello della difesa dei diritti umani”. I suoi scritti, infatti, “erano un’esaltazione dell’uomo e il sentimento prevalente era quello della fratellanza, dell’amore verso gli altri e della solidarietà”.
Un patrimonio spirituale immenso quindi, che – citando le parole del giornalista Muolo – “ha messo radici dove non pensavamo potessero fruttificare”. La fede di Giovanni Paolo II “ha spostato le montagne” ha concluso l’autore dello spettacolo; “è stato un maestro di quella fede che sa coniugarsi con tutte le espressioni della vita e dunque anche con il teatro”.