Il film Bright Star (Stella luminosa) andrà in onda martedì 8 gennaio alle ore 21:15 sul canale RAI 5.
La regista australiana Jane Campion, già autrice di Lezioni di piano, racconta la struggente storia d’amore fra il poeta John Keats e la bella Fanny.
Inghilterra 1818. Il giovane poeta John Keats, tormentato da malattia, povertà e pessime critiche, si innamora, ricambiato, della bella vicina di casa Fanny Browne, appassionata di moda e cucito.
La loro storia d’amore è però contrastata dalle difficoltà economiche, che impediscono loro di sposarsi, finchè John, sempre più malato, è costretto a partire per l’Italia da cui non tornerà più…
Un amore romantico e struggente. La fedeltà di lei oltre qualsiasi avversità.
La Campion si dimostra eccezionale nella messa in scena e nella fotografia. Lo scorrere delle stagioni è seguito con appassionata attenzione nei giochi di colore, alle inquadrature e agli effetti visivi.
Jane Campion, che già in Ritratto di signora e prima ancora in Lezioni di piano (le sue due precedenti pellicole cui questa più si avvicina per la ricercatezza formale e lo stile di fotografia), si era dimostrata struggente amante e illustratrice di passioni contrastate, sceglie un’altra storia dove l’espressione del sentimento viene paradossalmente esaltata all’estremo dalla repressione delle circostanze esterne, di caratteri complessi e dettami sociali.
Qui non ha neppure niente da inventare, l’amore tra lo sfortunato poeta romantico John Keats (un destino, il suo, di genio misconosciuto in vita ed esaltato postumo un po’ come Van Gogh) e la sua vicina di casa Fanny, anche lei artista a suo modo, in uno dei pochi campi, quello della moda, cui alle donne fosse allora concesso esprimere il proprio estro e il proprio desiderio di bellezza (ma ricordiamo che a quest’epoca, in cui ad una donna era raramente concessa “una stanza tutta per sé” Jane Austen e Mary Shelley avevano già scritto i loro capolavori).
L’amore per la bellezza (che per Keats, amante della classicità aveva innegabili reminescenze nella mitologia antica, anche in questa pellicola filologicamente puntigliosa questo aspetto sfugge un po’) è ciò che unisce due cuori affini e destinati nel più romantico dei legami d’amore.
Delle differenze caratteriali e di formazioni tra i due innamorati (Fanny pur non essendo molto benestante non manca di ammiratori e viene definita una specialista del flirt) non ci è dato in realtà di capire molto, mentre fin dall’inizio la famiglia di Fanny e i conoscenti dei due guardano con preoccupazione (ma non con insensibile ostilità) alla passione crescente tra i due giovani che, per ragioni strettamente economiche, non ha la speranza di alcun esito regolare e positivo.
L’unico antagonista della storia d’amore, ma assai spuntato, è l’amico e confidente di Keats, Mr. Brown, poeta pure lui, seppur assai mediocre, che dimostra verso Fanny un’ostilità e una gelosia quasi puerili, ma che poi si autocondanna mettendo incinta la cameriera di casa, dopo aver imbastito un rozzo corteggiamento che sembra la parodia del delicato avvicinamento dei protagonisti.
Al di là delle circostanze esterne, tuttavia, resta di il dubbio che l’amore divorante e incandescente tra i due, che si esprime in lettere, baci più o meno rubati dietro le spalle condiscendenti dei parenti, sfiorarsi accennati e mani che si intrecciano, palpiti tormentosi, sospiri attraverso i muri ed eccessi di disperazione quando l’amato è lontano, possa mai esprimersi e consumarsi se non nello spazio breve di pochi mesi.
Keats vagheggia con Fanny un’effimera eternità come quella estiva delle farfalle, che vivono tre giorni nel loro fulgore e poi muoiono; la fanciulla in suo omaggio riempie la sua camera dei fragili animaletti, destinati in breve a perire e ad essere poco pietosamente spazzati via insieme alla polvere.
Anche se non vedessimo segnato negli occhi malinconici e nell’evidente declino fisico di Keats il destino dei due, ci resterebbe comunque il dubbio che un sentimento così estremo e assoluto possa confrontarsi con la dimensione naturale del tempo che passa.
Non stupisce che gli struggimenti palpitanti del film della Campion siano piaciuti almeno ad una parte del pubblico degli adolescenti (ricordiamo l’inizio di Ritratto di signora, che suggestivamente cominciava sulle “chiacchiere” adolescenziali sull’attesa tormentosa del primo bacio) nonostante la lunghezza notevole e la mancanza di una vera struttura e direzione della storia, aspetti questi che potrebbero stancare chi si aspettasse una biografia tradizionale. Nel momento in cui incontriamo i protagonisti sappiamo già tutto quello che potrà accadere (amore e morte) e i vari incidenti nel mezzo non hanno l’aria di poter cambiare granchè le cose.
Come al solito la Campion si dimostra eccezionale nella messa in scena e nella fotografia, soprattutto nei piccoli dettagli, riuscendo a cogliere nello stesso momento poesia e squallore, il calore e la bellezza di alcuni momenti, l’eleganza di un’epoca fatta di balli, canti domestici e discussioni di poesia, ma anche di case fredde, spifferi assassini, malattie fatali e scarsa igiene personale.
Lo scorrere delle stagioni, così strettamente legato alla vita e alla morte dell’amore, è seguito con appassionata attenzione ai giochi di colore, alle inquadrature e agli effetti visivi (il finale invernale ricorda cromaticamente Ritratto di signora).
Per una volta lo stretto legame tra vita e arte, così spesso banalmente risolto nelle biografie letterarie alla Shakespeare in Love, diventa totalmente consustanziale alla trama e alla forma del film, che per buona parte del tempo può addirittura fare a meno della musica, praticamente sostituita dal ritmo delle parole stesse.
“A thing of beauty is a joy forever” dicevano i primi versi di un poema di Keats e la stessa cosa sembra pensare la regista anche quando, totalmente innamorata delle sua immagini e dei suoi protagonisti, rischia di compiacersi un po’ troppo del suo lavoro ben fatto e ci sfida, come il poeta, ad accettarlo coi sensi piuttosto che a capirlo con la mente.
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Titolo Originale: Bright Star
Paese: AUSTRALIA/GRAN BRETAGNA/FRANCIA/USA
Anno: 2009
Regia: Jane Campion
Sceneggiatura: Jane Campion
Produzione: Jane Campion, Jan Chapman, Carolie Hewitt per Hopscotch Entertainment/BBC Films/Pathé Renn Productions/UK Film Council
Durata: 119′
Interpreti: Abbie Cornish, Ben Wishaw
Per ogni approfondimento: http://www.familycinematv.it