Calasanzio: il pioniere della scuola pubblica (Seconda parte)

Le scuole popolari e gratuite fondate dal Santo

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Calasanzio, scrive Cremona, “è restio a prendere iniziative per scegliere i suoi sentieri; lascia che per lui scelga la Provvidenza nella quale ciecamente crede e confida”[1].

Giunge nel 1592 a Roma e nella città eterna la Provvidenza fa percorrere dei sentieri imprevedibili a un teologo[2] come Calasanzio, che abita nel Palazzo Colonna e al quale verrà prospettata la nomina alla sede arcivescovile di Brindisi[3].

Calasanzio, camminando per le strade di Roma, viene colpito dal degrado culturale e economico in cui vivono i ragazzi romani, in particolare quelli che abitano nel quartiere di Trastevere, nel quale è situata la Parrocchia di Santa Dorotea.

In questa parrocchia funziona una piccola scuola “dove accedevano i figli del basso popolo”[4] e il parroco esercita il suo ministero anche “insegnando il sillabario ai bambini […]. I genitori che potevano davano un compenso”[5].

Calasanzio collabora all’iniziativa del parroco e, vivendo a contatto con i bambini, diviene consapevole della situazione di povertà economica e sociale in cui essi si trovano. In breve tempo matura l’idea di aprire scuole gratuite per i poveri.

Questa idea diventerà l’obiettivo fondamentale di tutto il suo apostolato[6] e, nel 1597, dopo pochi mesi dall’inizio della sua collaborazione con la Chiesa di Santa Dorotea, organizza nei locali della chiesa, con il consenso del parroco, una scuola elementare, popolare e gratuita.

Questa iniziativa, commenta Cremona, “rappresenta una svolta epocale non solo nella storia della Chiesa, ma nella storia dell’umanità”[7].

Fino ad allora l’istruzione era stata appannaggio dei ceti sociali più abbienti, mentre il popolo era escluso dall’istruzione ed era per lo più analfabeta.

L’idea di istituire scuole popolari gratuite è ispirata dallo Spirito Santo a Calasanzio, il quale agisce in nome di Dio, quindi come profeta[8].

Il sacerdote è docile all’azione dello Spirito; scrive in proposito Cremona: “Dio se lo stagliò, lentamente scolpendolo, come si scolpisce una pietra o un legno pregiato e duro, nel carattere di quest’uomo dolce e deciso, obbediente all’autorità e indomabile nel portare avanti la sua apostolica intuizione”[9].

Nel 1600 la scuola viene trasferita presso l’Osteria del Paradiso, nelle vicinanze di Campo dei Fiori[10], perché i locali della Parrocchia di Santa Dorotea sono diventati insufficienti a contenere l’aumento costante della popolazione scolastica. Altri trasferimenti avvengono successivamente e, in pochi anni, vengono istituite scuole in altre città italiane e all’estero: Spagna, Austria, Ungheria, Polonia, Africa e Asia[11].

Le scuole saranno sempre gratuite e aperte a tutti, quindi pubbliche. Saranno quindi frequentate non soltanto dai figli delle famiglie povere ma anche da quelli provenienti da famiglie abbienti[12].

L’idea di aprire scuole popolari gratuite e pubbliche non è connotata da valenze assistenziali, ma risponde all’esigenza morale di tutelare il diritto all’istruzione di cui è titolare ogni persona. Scrive in proposito Cremona: “Il Calasanzio aveva un’idea fissa che era la sua geniale intuizione: la scuola, innanzitutto, ma che non fosse assistenza […]. La scuola come diritto, non come elemosina. Un’istituzione base, doverosa e obbligatoria in rispetto alla dignità della persona”[13].

L’istituzione scolastica comprende nove classi: “si iniziava da una prima classe, che potremmo chiamare oggi scuola materna, […] seguivano quattro classi di scuola primaria e altre quattro di scuola secondaria”[14].

Calasanzio non è un esperto di pedagogia e di didattica e nella sua Breve relazione, nella quale enuclea i principi basilari delle sue scuole, esprime una “pedagogia globale: conoscere Cristo per conoscere tutta la realtà […]. Solo Cristo conosce quello che c’è nell’uomo”[15].

La finalità della scuola è non soltanto religiosa, ma anche umanistica, per l’importanza attribuita allo “studio delle lettere”[16].

Gli insegnanti, oltre ad essere preparati professionalmente, devono essere “maestri di vita, la cui personalità e opera sono destinate a costituire, nell’animo del ragazzo, memoria perenne, punto di riferimento per la vita”[17].

Le scuole sono finanziate con il contributo dei papi, dell’amministrazione capitolina, di religiosi e laici che condividono le finalità educative delle istituzioni scolastiche aperte da Calasanzio.

Il sacerdote, per garantire alle scuole la continuità nel tempo, pensa di “potersi affiancare a un’istituzione già esistente, approvata dalla Chiesa: affidarsi a uno zelo apostolico consolidato, regalare a un Ordine religioso il meraviglioso progetto […]. Credette di avere individuato l’ambiente adatto per elaborare l’operazione con i Chierici della Madre di Dio”[18].

Paolo V, nel 1617, istituisce la Congregazione dei Chierici Regolari Poveri della Madre di Dio e delle Scuole Pie[19].

Gregorio XV, nel 1621, trasforma la Congregazione in Ordine delle Scuole Pie (Scolopi)[20], consacrato all’insegnamento. E’ scritto nelle Costituzioni: “Spetta al nostro istituto insegnare ai fanciulli, fin dai primi elementi, a ben leggere, a far di conto, la lingua latina, e soprattutto la pietà e la dottrina cristiana; e tutto ciò con la massima facilità”.

(La prima parte è stata pubblicata sabato 29 dicembre 2012. La terza parte verrà pubblicata sabato 12 gennaio)

*

NOTE

[1] Ibidem, p.70.

[2] “Fatti gli studi primari e secondari nella cittadina natale, frequenta l’Università di Lérida, Valencia y Alcalá de Henares; consegue il baccalaureato in arti e diritto. Ordinato sacerdote (1583), si laurea in teologia, disimpegnando diverse mansioni ecclesiastiche, tra le altre, <> a Barbastro”(J.M. Prellezzo, R. Lanfranchi, Educazione e pedagogia nei solchi della storia, vol.II, Società Editrice Internazionale, Torino 1995, p.97.

Cfr. C. Cremona, op. cit., p.75.

[4] Ibidem, p.103.

[5] Ibidem, p.93.

[6] Cfr. ibidem, p.136.

[7] Ibidem, pp.38-39.

[8] Cfr. ibidem, pp.38-39.

[9] Ibidem, p.39.

[10] Cfr. ibidem, p.228.

[11] Cfr. J.M. Prellezzo, R. Lanfranchi, op. cit., p.99.

[12] Cfr. C. Cremona, op. cit., p.161. L.Pastor scrive in proposito: “Anche famiglie agiate e nobili mandavano i loro figli all’ottima scuola del Calasanzio”(L.Pastor, Storia dei Papi, vol. XI, Desclée – Editori Pontifici, 1929, p.440).

[13] Ibidem, p.98.

[14] Ibidem, p.159.

[15] Ibidem, p.158.

[16] G. Calasanzio, Memoriale, 87.

[17] C. Cremona, op. cit., p.137.

[18] Ibidem, pp.116-117.

[19] Cfr. ibidem, p.119.

[20] Cfr. ibidem, pp.119-120.

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Maurizio Moscone

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